Ticino

La seduta costitutiva raddoppia per il ‘nodo’ commissioni

La prima sessione di Gran Consiglio sarà su 2 giorni prevedendo lunghi dibattiti. E l'Ufficio presidenziale motiva giuridicamente il voto sulle varianti

(Ti-Press)
26 aprile 2023
|

Contrariamente alla consuetudine ‏– anche se in passato ci sono stati casi simili – la seduta costitutiva del Gran Consiglio si svolgerà nell’arco di due giorni (2 e 3 maggio) anziché in uno. Lo ha deciso l’Ufficio presidenziale (Up) del parlamento in quanto l’Ordine del giorno contiene dei temi sensibili che verosimilmente faranno parecchio discutere e di conseguenza sarebbe difficile terminare in tempo i lavori parlamentari per consentire ai deputati e agli ospiti di partecipare al tradizionale evento istituzionale per festeggiare la nuova presidente del Gran Consiglio, Nadia Ghisolfi, attesa per le 18.30 a Lugano.

Per temi sensibili si intendono quelli relativi alle commissioni parlamentari, a partire dalla trattanda numero 8 ‘Ripartizione dei seggi nelle commissioni’ con la quale si aprirà la seduta del 3 maggio nella forma di dibattito ridotto. Come noto, sul tavolo ci sarà da un lato la soluzione indicata il 4 aprile dai Servizi del Gran Consiglio (Sgc) che basandosi sulla variante ‘quoziente 6’ prevede cinque seggi al Plr, quattro al Centro, tre alla Lega, due al Ps, due all’Udc. Dal’altro la ripartizione che segue la variante ‘quoziente 5,29’ – elaborata dopo un reclamo del Ps – da cui risulta un seggio in più al Ps (dunque tre) e uno in meno al Plr (dunque quattro). Discrepanze dovute al fatto che la Legge sull’esercizio dei diritti politici è stata oggetto di revisione ed è entrata in vigore il 1° settembre 2019: fino a quella data il quoziente impiegato – dato dalla divisione del numero dei membri del Gran Consiglio (90) per il numero dei membri delle commissioni (17) – era arrotondato alla seconda cifra decimale, quindi 5,29; ora invece sarebbe da approssimare al numero intero superiore, ovvero 6. Per il Ps, applicando alla lettera la nuova legge, si stravolgerebbe la volontà del legislatore di avere un sistema il più proporzionale possibile.

Letterale e storico-teologica: legittime interpretazioni a confronto

In merito, i Servizi del Gran Consiglio hanno inviato ai deputati e ai media una nota esplicativa dell’Up a supporto della discussione e della relativa deliberazione nella seduta di insediamento. Per l’Up, non essendoci considerazioni specifiche sul tema ‘quoziente’ da parte del legislatore, appare opportuno chiedersi se tale silenzio sia il frutto di un atto voluto (se si tratti quindi di un silenzio qualificato), oppure sia piuttosto il frutto di una lacuna (di una dimenticanza).

Fatto che “ci impone di procedere cautelativamente a un’interpretazione delle disposizioni legislative” che vada oltre – si legge nella nota – a “quella letterale o grammaticale, ricorrendo anche ad altri metodi interpretativi riconosciuti dalla dottrina e dalla giurisprudenza”. Nella fattispecie l’interpretazione storica e a quella teleologica – scrive l’Up avvalendosi di varie argomentazioni – farebbero propendere per il fatto che il legislatore volesse mantenere lo status quo. Un’interpretazione alternativa a quella letterale appare dunque “ammissibile, posto altresì che il Tribunale federale non privilegia di principio un metodo interpretativo in particolare. Per queste ragioni si ritiene quindi giustificabile la scelta di sottoporre al voto del plenum sia la soluzione originariamente indicata dai Sgc” sia quella alternativa "derivante da un’interpretazione storico-teleologica”.

La deliberazione sulle due proposte avverrà secondo la modalità di “voto eventuale”: sarà dapprima posta in votazione la variante “quoziente 6” (chi è favorevole vota sì, i contrari e gli astenuti non votano), successivamente il plenum si esprimerà sulla variante “5,29” (stesso metodo). La proposta tra le due che otterrà il maggior numero di voti favorevoli sarà quella da considerarsi definitiva per il riparto dei seggi nelle commissioni.

L'Mps tenta la via del ‘diciottesimo’

Un’altra trattanda che farà discutere sarà la numero 10 ‘Designazione dei membri delle Commissioni tematiche (Sanità e sicurezza sociale - Economia e lavoro - Formazione e cultura - Ambiente, territorio ed energia)’: in una presa di posizione l’Mps – che non avendo almeno 5 deputati in parlamento non ha diritto a sedere tra i 17 deputati che normalmente compongono le commissioni – rende noto che "proporrà nella seduta costitutiva di eleggere un proprio deputato nelle quattro commissioni tematiche sulla base dell’art. 29.2. secondo il quale il Gran Consiglio può nominare in queste commissioni un deputato supplementare”.