Lo chiedeva una mozione di Noi (Verdi) ‘per misurare l’evoluzione della nostra transizione verso la sostenibilità’. Zali (Dt): ‘Superfluo e costoso’
Un organo responsabile per lo sviluppo sostenibile «non serve». È questo il parere della maggioranza del Gran Consiglio che ha bocciato (49 contrari, 25 favorevoli e 4 astenuti) il rapporto commissionale di Anna Biscossa (Ps) che sosteneva una mozione presentata da Marco Noi (Verdi). L’intento era di «istituire un organo con la responsabilità di misurare l’evoluzione della nostra transizione verso la sostenibilità – ha spiegato Noi, specificando che questa riguarda tre dimensioni: responsabilità ecologica, capacità economica e solidarietà sociale –. Spesso diciamo che vogliamo tendervi, ma c’è la difficoltà di sapere se le politiche che attuiamo vanno in quella direzione».
Attualmente è operativo il Gruppo di lavoro strategico ‘Prospettiva 2040’ a cui è stato affidato il compito di rappresentare il Cantone Ticino in seno alla ‘Rete cantonale per lo sviluppo sostenibile’, Gruppo «che oggi costa un 65% di attività dei funzionari, di cui un 5% del cancelliere e gli altri ripartiti sui cinque dipartimenti, a cui si aggiunge un 80% di mandato per un collaboratore scientifico – ha evidenziato Anna Biscossa –. Noi chiediamo di istituire un ente che possa contribuire a sollecitare in modo trasversale e parallelo tutti i dipartimenti e a misurare cosa viene fatto, e che rediga un rendiconto da presentare al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio. Al 65% di attività riconosciuta al gruppo a cui si somma 80% del collaboratore opponiamo un mandato specifico per un responsabile di questo ente che costerebbe grossomodo 100mila franchi. Quindi finanziariamente proponiamo un contenimento della spesa oltre a un accrescimento dell’efficacia».
Di tutt’altro avviso Giacomo Garzoli che a nome della maggioranza del Plr ha sostenuto che «l’approvazione di questo rapporto porterebbe alla creazione di quello che tutti a parole diciamo di voler evitare, ovvero la crescita incontrollabile dell’amministrazione, dei costi per i cittadini e della burocrazia. Ma ciò che è più assurdo e contraddittorio – ha evidenziato – è che la commissione ha avuto a disposizione tutta la documentazione che attesta come il concetto di sostenibilità sia estremamente pervasivo all’interno di tutti i dipartimenti». A fargli eco Omar Balli (Lega): «Come detto dal Consiglio di Stato si tratta di compiti che già attualmente sono in parte svolti dai singoli dipartimenti e in parte dal Gruppo strategico ‘Prospettiva 2040’. Questo approccio interdipartimentale ha il pregio di far passare meglio il messaggio attraverso i singoli dipartimenti rispetto a un unico organo centrale che non sarebbe altrettanto riconosciuto».
Contrario pure il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni: «Ascoltando la serie di compiti e di obiettivi che si vogliono dare a una persona con una paga tra i 5 e i 6mila franchi al mese, mi è venuto in mente un annuncio pubblicato sui giornali alcuni mesi fa che chiedeva una babysitter tuttofare – esperienza pluriennale nel settore, buone nozioni di cucina e del folklore brasiliano, buoni dote natatorie, e numerosi altri requisiti, ndr –. Non penso che un approccio del genere sia serio e non ci sentiamo di pubblicare un simile annuncio sul Foglio ufficiale». Anche secondo Paolo Pamini (Udc) «il tema è già trattato ampiamente nell’amministrazione. Non riteniamo il caso di fare una politica occupazionale per far magari assumere qualche amichetto votante».
Per Samantha Bourgoin (Verdi) invece «questa era l’occasione per dimostrare che ‘sostenibilità’ non è solo una parola alla moda per darci una patina di ecologia soprattutto in campagna elettorale».
Dal canto suo il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali ha ribadito la contrarietà del Consiglio di Stato «alla creazione di una ulteriore posizione volta a produrre delle misurazioni sul concetto di sostenibilità che comunque viene portato avanti. Riteniamo si tratti di un ente superfluo e costoso». E ha poi affermato: «Le prossime riflessioni che dovremo fare qui saranno un rientro di molte e molte decine di milioni di franchi. Qualora accolto, questo sarebbe uno dei primi passi che chiederemmo di ripercorrere a ritroso nell’interesse prioritario della parità finanziaria».