Lo ha stabilito il Gran Consiglio con una consistente maggioranza (53 a 26). I cardini: adesione volontaria, 3 modelli di codocenza a scelta, nota unica
Dalle discussioni in aula parlamentare – protrattesi per anni e spesso caratterizzate da climax nei toni – alla pratica in aula scolastica: dal prossimo settembre la sperimentazione per il superamento dei livelli alle Medie terrà banco in alcune sedi. Lo ha deciso il Gran Consiglio al termine dell’ennesimo dibattito fiume sul tema, chiusosi stavolta con una decisione nettamente favorevole a cambiare lo status quo: 53 sì, 26 no e 4 astenuti.
Ha dunque retto la maggioranza creatasi nelle scorse settimane in Commissione parlamentare ‘cultura e formazione’ attorno al rapporto sottoscritto da Ps, Centro/Ppd, Lega e Verdi che prevede, dal prossimo anno scolastico, di mettere in campo una sperimentazione su base volontaria per al massimo sei sedi di scuola media che liberamente potranno scegliere fra tre modelli di riferimento per l’insegnamento del tedesco e della matematica: la codocenza piena, la codocenza parziale (con alcune ore impartite in codocenza e alcune tradizionalmente), e la codocenza a gruppi separati. Il tutto sperimentando contemporaneamente un sistema di indirizzi opzionali che offrono agli allievi la possibilità di avere approcci diversi alle due materie in questione a scopo orientativo. Quanto alla valutazione, è previsto che alla fine della quarta media venga rilasciata una licenza con note senza più categorizzazione. Mentre per seguire lo sviluppo della sperimentazione verrà istituito un Gruppo di accompagnamento formato da tutte le componenti della scuola (genitori compresi), Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs) l’Alta scuola pedagogica del Canton Grigioni.
«I tentativi per introdurre dei cambiamenti sul tema dei livelli sono stati tanti – ripercorre Anna Biscossa (Ps), una delle tre relatrici di maggioranza –. Prima con ‘La scuola che verrà’, poi con la proposta dei laboratori, e adesso con quella della codocenza. Nonostante il grande lavoro svolto, finora nulla è mutato. A questo punto crediamo che l’unica soluzione sia mettere in mano alla scuola la sperimentazione, da fare e da valutare, coinvolgendo anche genitori e un ente esterno, oltre che il Decs, per poi trasformare in atti politici quello che di buono uscirà». Secondo l’altro correlatore Michele Guerra (Lega) «negli ultimi anni troppo spesso abbiamo affrontato il problema con soluzioni di parte o calate dall’alto o senza la presa di coscienza della politica. Oggi invece si propone qualcosa di costruito grazie a un lavoro condiviso, che contiene forse tutti gli ingredienti della ricetta del cambiamento. Non una proposta partitica, ma una che fa la tara di tanti passi indietro da parte di tutti quelli che hanno accettato di modellarla. Non una proposta irreversibile ma una prova su piccola scala. Un approccio che crea un nuovo ambiente unico ma dove gli allievi vengono divisi dinamicamente in base ai temi, alle competenze, alle attitudini». Dal canto suo l’altro correlatore di maggioranza, Alessio Ghisla (Centro/Ppd), reputa in particolare che gli indirizzi di orientamento contenuti nella sperimentazione siano «un valore aggiunto per dare ancora più strumenti agli allievi e rafforzare lo scopo del ciclo di orientamento in terza e quarta media» e che la codocenza declinata con flessibilità permetta di seguire più da vicino l’allievo. Soddisfazione generale, la sua, per «una proposta nata dal mondo della scuola che ha permesso di poter essere utilizzata come base neutra senza alcuna etichetta politica per trovare una convergenza di idee».
Di tutt’altro avviso la relatrice del rapporto di minoranza Maristella Polli (Plr) secondo cui «decidere ora è improvvido. Il nostro rapporto condivide pienamente la volontà di superare i livelli, ma chiede di avviare una sperimentazione seria su una proposta chiara e condivisa dal mondo della scuola». Ciò a giudizio di Polli non è il caso di quanto avanzato dalla maggioranza: «Da quello che abbiamo ascoltato in Commissione durante le audizioni la proposta non è emanazione dell’intero collegio dei direttori di scuola media, ma solo di una parte. Altri hanno espresso critiche sul modello e sui tempi di attuazione. È avventato e improvvisato avviare la sperimentazione già dal settembre del 2023». E quindi: «chiediamo al Consiglio di Stato di redigere un nuovo messaggio che risponda a tutti gli parlamentari ora congelati sul tema e che presenti un modello condiviso con tutto il mondo della scuola su cui poterci esprimere». Questo anche perché a suo avviso «la sperimentazione volontaria non è seria, ma è un’esperienza delle sedi che desiderano farla. Non ci sono due campioni di confronto e i risultati non saranno significativi e generalizzabili». Sulla stessa lunghezza d’onda il democentrista Edo Pellegrini: «C’è un’improvvisazione e quello che andremo a votare è insensato. La volontarietà non ha valore statistico, è ridicola, fuorviante e annulla la possibilità di trarre risultati validi. Inoltre vorremmo chiedere ai docenti di fare una cosa, la codocenza, che nemmeno loro sanno se sono in grado di attuare. Mettiamo loro in mano una patata bollente e poi pretendiamo che se la sbrighino da soli? Questo è un esperimento non una sperimentazione».
Tra i favorevoli alla sperimentazione i Verdi di Giulia Petralli: «La soluzione perfetta che non scontenta nessuno non c’è. Ma tergiversare non è una scelta responsabile. È il momento di investire nella realizzazione di un nuovo modello per una scuola dell’obbligo forte che accompagni al meglio gli allievi nel mondo professionale o scolastico che vorranno scegliere liberamente». Pure per Maura Mossi Nembrini (Più Donne) bisogna cambiare la situazione e «finirla con i blabla. Si passi a una sperimentazione concreta, legittimando i tecnici della formazione a condurla e non i politici». Secondo Massimiliano Ay (Pc) «il compromesso di oggi è proprio il minimo, ma non possiamo perdere altro tempo. Ci vorranno anni per l’effettiva implementazione ma almeno iniziamo a fare qualcosa. L’immobilismo sarebbe il peggior torto alla scuola». Contrari invece sia al rapporto di maggioranza che a quello di minoranza i deputato dell’Mps, che si sono astenuti. Il motivo lo spiega Angelica Lepori: «Siamo da sempre a favore dell’abolizione dei livelli, ma pensiamo che questa non debba essere sperimentata. Un’idea del genere applicata a qualsiasi altra discriminazione sarebbe assurda».
«Anche in questa discussione abbiamo visto e rivisto più o meno gli stessi discorsi di sempre – valuta il direttore del Decs Manuele Bertoli –. Da una parte c’è chi con mille dubbi e un po’ di disfattismo dice che non è il momento e bisogna fare le cose serie, come se quelle proposte non lo fossero. E dall’altra chi invece sostiene la necessità di andare avanti. Tra questi ultimi c’è anche il mio dipartimento, che sarà pure verticistico e cocciuto nella figura della mia persona come alcuni sostengono, ma che ha dimostrato nei fatti di sapere cambiare idea e avanzare proposte diverse». Il riferimento è a quelle elencate da Biscossa. Per Bertoli «l’idea di fondo che va accettata è che al posto dei livelli bisogna mettere qualcosa che permetta di seguire i ragazzi più da vicino. Questo è il messaggio politico di fondo, poi lasciamo fare alla scuola il suo mestiere».
Rifiutata dal plenum la richiesta di Sergio Morisoli (Udc) di tenere il dibattito sul tema ma di non votare, rinviando in commissione il dossier. E bocciato pure l’emendamento presentato dal collega di partito Paolo Pamini dopo l’approvazione del rapporto di maggioranza per invece votare un credito quadro per la sperimentazione (8 favorevoli e 61 contrari).
«La votazione è molto positiva per la scuola, per gli allievi e per i genitori – commenta soddisfatto il presidente della Conferenza cantonale dei genitori Pierfranco Longo –. Dopo vent’anni di stallo sul tema dei livelli, il parlamento ha espresso una solida fiducia, per la ricerca di una soluzione dal basso tra ipotesi diverse». Per Longo «è un segnale di convergenza e al tempo stesso di apertura, carico di opportunità. Spero che si facciano avanti molte più sedi, delle sei previste nel vincolo alla sperimentazione: sarebbe una indicazione di interesse eloquente da parte dei docenti». Aggiunge il presidente della Conferenza dei genitori: «Credo che gli allievi e i genitori delle sedi interessate dalla sperimentazione dovranno essere coinvolti al più presto, dando in seguito trasparenza ai loro riscontri nel rapporto sulla sperimentazione. Il mio auspicio è che dopo questo "passaggio" sui livelli si apra una nuova stagione per la scuola. Si deve poter discutere di altri temi che la riguardano in un clima costruttivo e di collaborazione anche tra chi ha idee opposte, senza aver il timore di trascinarla in un campo di battaglia. Di questo cambiamento beneficerebbero molti portatori di interesse».