L’adesione è stata di circa il 60% delle strutture. ‘Un passo nella giusta direzione per migliorare l’attrattività salariale del settore e non solo’
Si tratta di numeri e valutazioni incoraggianti per l’attrattività del settore dei nidi dell’infanzia, micro-nidi e centri extrascolastici, quelli relativi al bilancio del primo anno dell’entrata in vigore del Contratto collettivo di lavoro (Ccl). Sono 57, ovvero circa il 60% del totale, le strutture che hanno finora aderito al Ccl in vigore dal 1° gennaio 2022 e divenuto obbligatorio dal 1° gennaio 2023 per continuare a ricevere i contributi pubblici. O in alternativa è obbligatoria la certificazione che attesti il rispetto delle medesime regole e condizioni: tre quelle concesse finora.
«Abbiamo lanciato l’idea del Ccl già nel 2013 con un’iniziativa popolare che chiedeva asili nido di qualità – ha ripercorso l’iter in conferenza stampa Raoul Ghisletta, segretario cantonale Vpod e membro della Commissione paritetica –. Finalmente con la riforma fisco-sociale e l’aliquota pagata dai datori di lavoro da impiegare nel campo delle strutture di accoglienza della prima infanzia si è trovato il finanziamento per sviluppare la qualità e rendere più attrattivo il settore dal punto di vista salariale e in generale lavorativo». A livello di retribuzione il Ccl garantisce un minimo iniziale di 4’110 franchi per 13 mensilità per il personale non formato, e di 4’444 per il personale educativo con formazione specifica. Cifra quest’ultima che dopo una carriera di 24 anni potrà arrivare fino a 6’900 franchi. È infatti stato introdotto il principio degli scatti annuali che seguiranno le evoluzioni previste della scala stipendi del Canton Ticino. Un grande passo avanti se si considera che in alcuni casi si trovavano stipendi da 2’500 franchi. Il Ccl «offrirà un’interessante crescita salariale in questo settore» ha osservato Ghisletta, mettendo però in guardia sul fatto che l’impegno finanziario dell’ente pubblico e dei datori di lavoro tramite l’aliquota «dovrà crescere se vogliamo rafforzare le condizioni di impiego e la conciliabilità famiglia e lavoro, che significa rendere le rette sempre più accessibili per le famiglie».
Il Ccl, voluto dall’Associazione delle strutture d’accoglienza per l’infanzia della Svizzera italiana (Atan) e supportato del Cantone, è stato accolto in modo molto favorevole da tutti gli attori coinvolti – strutture e personale – ha dichiarato il presidente della stessa Atan e membro della Commissione paritetica Stevens Crameri: «L’obiettivo è raggiungere le condizioni lavorative ottimali per i collaboratori non solo a livello salariale ma anche per quanto riguarda la formazione del personale e la gestione del tempo di lavoro. Il benessere è infatti generato anche da un aspetto di riconoscimento del ruolo di chi lavora all’interno delle strutture, ciò che sta avvenendo». Grazie a un clima di «collaborazione costruttiva e a un dialogo rispettoso verso gli associati, la Commissione paritetica è stata vissuta non come uno spauracchio ma come un sostegno volto al miglioramento continuo», ha affermato Crameri.
A confermarlo è stato anche Giorgio Fonio, segretario regionale Ocst, «la Commissione paritetica (di cui è segretario, ndr) non funge solo da organo di verifica ma anche da supporto alle strutture». Quanto al futuro, il lavoro non manca: «Ci sono ancora una quarantina di strutture che stanno decidendo cosa fare, se aderire o meno, ma valutiamo che molte potrebbero farlo. La comunità contrattuale continuerà dunque a crescere e diventerà sempre più importante». Compito della Commissione è anche favorire la formazione: «Atan faceva già molto – ha spiegato Fonio –, e ora con la Commissione intendiamo contribuire a valorizzarla ulteriormente anche erogando dei sussidi». Ma a tenere particolarmente occupata la Commissione – finora riunitasi cinque volte – è l’interpretazione contrattuale: «È necessario continuare l’affinamento interpretativo, l’idea è di fare una sorta di commentario». Con soddisfazione Fonio ha concluso che «è un settore dove emerge la voglia di fare bene».
Piena soddisfazione è stata espressa anche da parte di Renato Bernasconi, presidente della Commissione paritetica, che ha ricordato come il Ccl sia «frutto di un meticoloso lavoro di preparazione». Questo considerando un sistema di partenza molto complesso in cui il centinaio di strutture aveva modalità contrattuali differenti: «Abbiamo dovuto fare un lavoro di sintesi di queste eterogeneità e analizzare criticamente per sviluppare delle interpretazioni del Ccl per andare verso una comunità contrattuale forte». Ciò non toglie la consapevolezza dei margini di miglioramento «per ridurre ancora il gap tra questo settore e gli altri settori socio-educativi, migliorandone ulteriormente l’attrattività e favorendo la manodopera qualificata e residente». Importante ai fini della conciliabilità, ha detto anche Bernasconi, è che le strutture non ribaltino gli oneri crescenti su famiglie, «bisognerà prestare attenzione alla sostenibilità, per questo sarà necessaria una continua interazione con l’ente sussidiante e l’Atan».