Ticino

Strutture per l’infanzia, firmato il contratto collettivo

Si vuole rendere più attrattiva la professione e migliorare gli standard di asili nido e centri extrascolastici. Non sono previsti aumenti delle rette

Raoul Ghisletta (Vpod) durante la firma del Ccl
17 dicembre 2021
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«Oggi firmiamo un contratto collettivo di qualità che con regole chiare garantisce buone condizioni di lavoro», si esprime così Giorgio Fonio, segretario regionale Ocst, sul Ccl per il personale delle strutture d’accoglienza per l’infanzia. «Qualcuno si chiedeva come fosse possibile che due sindacalisti sostenessero la riforma fiscale e sociale del 2017, ma è grazie a essa che è possibile avere oggi i soldi per finanziare questo contratto collettivo». Gli fa eco Raoul Ghisletta, segretario cantonale Vpod: «La riforma ha messo a disposizione, in cambio di sgravi fiscali per i super ricchi, un pacchetto di soldi che derivano dal prelievo percentuale sulla massa salariale di tutti i lavoratori pagato dalle aziende. Si tratta di 3 milioni di franchi che non rientrano nel preventivo del Cantone. Fortunatamente, dato che ci troviamo in un momento in cui la maggior parte del parlamento vuole pareggiare i conti entro il 2025».

‘Non è previsto un aumento delle rette’

Note politiche a parte, alle varie mansioni sono attribuite le classi secondo la scala retributiva cantonale e la commissione paritetica valuterà annualmente la sostenibilità degli scatti salariali. Inoltre il sovvenzionamento del Cantone sugli stipendi sarà del 55%. Le strutture che non vogliono firmare il Ccl possono comunque ottenere il sussidio chiedendo alla Paritetica di attestarne l’equivalenza. Dunque è necessario che vengano rispettati determinati parametri. L’idea è quella di rendere più attrattiva la professione per il personale formato e di garantire gli standard di attività: «Buone condizioni di lavoro sono fondamentali per servizi di qualità», sottolinea Ghisletta che non prevede aumenti delle rette per le famiglie.

Rendere attrattiva la professione

«Si tratta di condizioni quadro positive per le strutture che fanno fatica a reperire personale locale con la formazione adeguata», dice Renato Bernasconi membro del comitato dell’Associazione delle strutture d’accoglienza per l’infanzia della Svizzera italiana (Atan). Secondo lui gli asili nido hanno finora fatto fatica a essere attrattivi e gli studenti sono stati «più propensi ad abbracciare altre formazioni nell’ambito sociosanitario e socioeducativo». Ora con il Ccl e dunque «il miglioramento delle condizioni d’impiego si auspica un rinnovato interesse da parte dei nostri giovani a voler intraprendere questo percorso formativo per permettere di soddisfare il bisogno di personale educativo delle strutture».

‘Fondi anche per gli anni a venire’

«Oggi più che mai si vede quanto asili nido e centri extrascolastici siano importanti per la conciliabilità tra professione e famiglia. Sono infatti tra le poche strutture che durante il lockdown sono restate aperte e hanno permesso di lavorare ai genitori che erano impiegati in determinati servizi necessari», ricorda Stevens Crameri, presidente dell’Atan. In Ticino le strutture sono circa un centinaio, accolgono oltre seimila bambini l’anno e occupano circa un migliaio di collaboratori. Delle 62 strutture aderenti all’Atan «sono 22 quelle che si atterranno spontaneamente al Ccl dal 2022, mentre 15 si sono annunciate per il 2023». Infatti il prossimo sarà un anno di transizione, da lì in poi sarà necessario sottoscrivere il contratto collettivo o avere un attestato di equivalenza per poter beneficiare del sussidio cantonale. «La riforma fiscale e sociale ha consentito di fare richiesta di un contributo alla Confederazione, aiuto di cui giovano anche asili nido e centri extrascolastici», sottolinea Stefania Mirante, controllore di gestione dell’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani del Dipartimento sanità e socialità (Dss). «Si tratta di una cifra elargita una tantum per un arco di tre anni. Attualmente stiamo terminando il terzo anno. La cifra finale del prossimo finanziamento non c’è, ma possiamo stimarla a circa 7 milioni di franchi». Per quanto riguarda la parte del Cantone Ghisletta sostiene che «per tre anni dovrebbero esserci sufficienti fondi». Essi, come detto, provengono da un prelievo sulla massa salariale: «Dal 2021 è aumentato dallo 0,12 allo 0,15 per cento ed è previsto che continuerà a essere così nel corso degli anni, da questo fondo vengono finanziate anche altre misure come l’assegno parentale», specifica Mirante.