Ticino

Aiti: senza garanzie, meglio lo stop al telelavoro da febbraio

L’associazione industriali ticinesi ritiene ‘ragionevole’ la sospensione senza un nuovo accordo che regoli la fiscalità dei frontalieri in telelavoro

(Keystone)
27 gennaio 2023
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Sospendere o non mettere in atto il telelavoro per i lavoratori frontalieri: è quanto l’Associazione industrie ticinesi (Aiti), rivolgendosi ai propri associati, definisce ‘ragionevole’ in seguito alla prossima fine, il 31 gennaio 2023, dell’accordo amichevole fra Svizzera e Italia risalente ai primi mesi della pandemia da coronavirus, ovvero giugno 2020, che prevede regole speciali e provvisorie in materia di imposizione del telelavoro e dello smartworking.

Ciò, precisa Aiti, anche in seguito alla decisione del 26 gennaio 2023 da parte dell’Agenzia italiana dell’entrate che sostanzialmente assoggetta la parte di reddito conseguita nei giorni di telelavoro in Italia alla tassazione esclusiva italiana: dal 1° febbraio 2023, infatti, se un frontaliere residente nei comuni di frontiera effettuerà anche un solo giorno intero di telelavoro, esso diventerà tassabile in Italia sull’intero ammontare del reddito, perdendo di fatto lo statuto fiscale di frontaliere. L’unica eccezione sarà prevista per i giorni in cui si lavora da casa solo parzialmente, ovvero quelli nei quali il frontaliere valicherà comunque il confine e si recherà in Svizzera per lavorare. Per quanto riguarda le aziende, aggiungono gli industriali ticinesi, rimane aperta pure la questione relativa all’assoggettamento al fisco italiano quale stabile organizzazione.

"L’auspicio era e rimane quello che Svizzera e Italia sottoscrivano un nuovo accordo amichevole per regolare il telelavoro fra i due Paesi, impedendo fra l’altro penalizzazioni dal punto di vista fiscale sia dei lavoratori frontalieri sia delle imprese svizzere (in particolare: dichiarazione di stabile organizzazione e assoggettamento al fisco italiano)" conclude Aiti.