Arrivate le attese risposte del Consiglio di Stato alle interrogazioni (Noi e Pronzini) sulla gestione dei casi di molestie sessuali e la loro ampiezza
Il comitato di Unitas deve essere completamente rinnovato. È una delle misure imprescindibili intimate dal governo all’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana per permettere di rispondere "alle preoccupazioni delle vittime e alle aspettative dell’ente sussidiante – il Cantone, ndr – oltre a ripristinare un adeguato rapporto di fiducia". Due giorni dopo la seduta parlamentare in cui se ne sarebbe dovuto discutere oralmente – ciò che è stato evitato per decisione dell’Ufficio presidenziale (Up) del Gran Consiglio che ha trasformato le due interpellanze sul tema in interrogazioni – il Consiglio di Stato risponde per iscritto agli atti parlamentari di Marco Noi (Verdi) e Matteo Pronzini (Mps) che chiedevano chiarezza sull’audit Unitas e i casi di molestie sessuali e mobbing perpetrati per decenni all’interno dell’Associazione da un ex alto responsabile.
Il rinnovo del comitato in cui figura anche il presidente Mario Vicari – sollecitato innumerevoli volte da diverse vittime, soci, volontari e collaboratori – pare rientrare fra i non meglio precisati provvedimenti intimati dai servizi cantonali a Unitas a cui il governo faceva riferimento in un comunicato stampa diramato nel dicembre scorso relativo all’esito dell’audit da cui erano emerse "criticità di natura formale e organizzativa". Provvedimenti da realizzare "entro tempi stabiliti e con la supervisione dei servizi cantonali", scrive il Consiglio di Stato, esplicitando che anche alla luce di tali misure non ritiene necessario un commissariamento dell’intera Direzione e aggiungendo di comprende "che quanto emerso possa aver incrinato il rapporto di fiducia fra una parte delle persone che gravitano intorno a Unitas e alla sua dirigenza".
Una richiesta di rinnovo dei vertici che nei modi e nei tempi sembra però una novità per il Comitato di Unitas, almeno stando all’infastidita replica affidata a una nota stampa: "Siamo stupiti dell’improvviso cambiamento di rotta del governo (tra le misure intimate si legge: ‘ricambio completo dei membri di Comitato’ di Unitas), dopo che negli ultimi mesi, in seguito alla conclusione dell’audit dell’avvocata Martinelli, abbiamo collaborato in perfetto accordo per la messa in pratica delle indicazioni scaturite dall’audit e auspicate dal Dipartimento socialità e sanità e dalla Divisione dell’Azione sociale e delle famiglie". Il Comitato, si legge nella nota, "aveva garantito che avrebbe convocato un’assemblea straordinaria, alla quale tutti i membri avrebbero rimesso il proprio mandato, lasciandole il compito di definire la sua futura composizione". Assicurando di aver già iniziato a lavorare per correggere quelle che sono state definite "criticità e lacune organizzative e di governance", il Comitato informa che darà seguito alle indicazioni del Consiglio di Stato e nelle prossime settimane indirà l’assemblea straordinaria, "lasciando all’organo supremo dell’Unitas le decisioni sul futuro". Il testo è poi corredato da una serie di precisazioni in cui i vertici dell’Associazione criticano la pressione mediatica e politica da loro subita e le accuse di copertura ritenute senza fondamento, e sottolineano la piena collaborazione con le autorità e l’atteggiamento di ascolto e vicinanza tenuto verso le vittime.
Tornando ai due atti parlamentari, il governo risponde negativamente alla richiesta della pubblicazione anonimizzata dell’audit, ritenuta inopportuna "in virtù del principio di prevalenza di tutela della personalità delle vittime e della necessità di evitare loro una seconda sofferenza". Il rapporto allestito dall’esperta esterna "è già stato consegnato in forma anonima e pertanto né il Consiglio di Stato né i servizi preposti sono a conoscenza dell’identità delle persone che hanno testimoniato liberamente – scrive l’esecutivo –. I dettagli delle segnalazioni rilasciate da alcune persone che hanno testimoniato, che in taluni casi hanno manifestato vergogna e imbarazzo nel raccontare quanto vissuto, consentirebbero tuttavia di risalire alla loro identità perlomeno in una cerchia allargata di persone vicine all’Associazione".
Quanto alle richieste di delucidazione sull’ampiezza dei casi di molestie, il governo scrive che "delle 19 testimonianze di persone che si sono annunciate spontaneamente, 17 concernevano casi di molestie sessuali. Una parte di esse riporta molestie subite dalle segnalanti stesse, una parte riguarda molestie subite da terze persone e una parte, più in generale, il comportamento dell’autore di tali fatti". Risolta inoltre che le segnalazioni di molestie sessuali sono state rilevate su un arco temporale di oltre 25 anni, ossia dal 1994 al 2021, la maggior parte negli ultimi 10 anni. "Il rapporto non evidenzia la durata dei singoli fatti, ascrivibili a una sola persona o – precisa il governo –, che non ricopre più alcun ruolo nell’ambito delle attività dell’Associazione e nemmeno delle Fondazioni a essa correlate. Durante il periodo analizzato, l’autore dei fatti ha rivestito delle cariche all’interno del comitato dell’Associazione, fino al 2021".
Dall’audit, rende poi noto l’esecutivo cantonale, risulta che le molestie "sono state segnalate a organi o dirigenti dell’Associazione, comitato e/o direttore, in 5 occasioni, tra il marzo 2018 e il marzo 2020". Per quanto concerne il mobbing e altri comportamenti manifestamente lesivi della personalità, anche in questo caso risulta che la persona segnalata è una sola, la medesima delle molestie sessuali. Stando al Consiglio di Stato "dal rapporto non emergono tuttavia delle convergenze sufficienti per poter affermare che vi fosse un atteggiamento sistematico e diffuso, lesivo della personalità dei collaboratori di Unitas".
Rispetto alla richiesta di inoltrare l’audit al Ministero pubblico per un complemento d’inchiesta affinché quest’ultima possa valutare se sono riportati reati non ancora in prescrizione o perseguibili d’ufficio, di cui non si era a conoscenza quando il Ministero pubblico ha decretato il non luogo a procedere a causa dei termini di prescrizione, il governo premette che i servizi del Dss hanno deciso di segnalare i fatti alla preposta autorità non appena ne sono venuti a conoscenza. Mentre spiega che dopo aver preso atto dei contenuti del rapporto e a seguito di un ulteriore approfondimento con l’esperta esterna, "non sono emersi nuovi elementi di rilevanza penale", motivo per cui non intende trasmettere il rapporto al Ministero pubblico, specificando però che quest’ultimo "rimane sovrano nel compimento di qualsiasi atto istruttorio che ritenga opportuno, compresa l’eventuale acquisizione del rapporto".
Il Consiglio di Stato fa inoltre sapere, a precisa richiesta, che in occasione delle discussioni avvenute in governo, il consigliere di Stato Manuele Bertoli – dirigente di Unitas per oltre un decennio prima di essere eletto nell’esecutivo cantonale – non si è astenuto e che il Consiglio di Stato non ritiene di dover rifare una discussione in assenza del collega.
Una scelta opportuna, quest’ultima? Giriamo la domanda a Laura Riget, presidente con Fabrizio Sirica del partito di appartenenza di Bertoli, il Ps. «Di questo aspetto abbiamo parlato con Bertoli una decina di giorni fa, per sapere se si fosse ricusato e astenuto dal partecipare alle riunioni di governo sul tema Unitas – ricorda Riget –. Ci aveva risposto di no, ritenendo lui e gli altri membri del Consiglio di Stato che non fosse necessario. Io e Sirica gli abbiamo fatto presente che secondo noi sarebbe stato invece opportuno non prendere parte a quelle riunioni, già solo per evitare strumentalizzazioni di natura politica».
In riferimento a tale "non astensione", in una nota alla redazione inviata da Manuele Bertoli si precisa che durante la seduta di fine 2022 il governo doveva prendere atto dei risultati dell’audit su Unitas e formulare eventuali osservazioni, occasione durante la quale il consigliere di Stato socialista ha preso effettivamente atto del rapporto unitamente ai suoi colleghi ma "senza esprimere nessun commento".
Passando al fronte degli interpellanti, Marco Noi rileva che «rispondendo all’atto parlamentare di cui sono primo firmatario c’è un elemento nuovo e piuttosto importante che non era contenuto nel comunicato stampa del Consiglio di Stato dello scorso 16 dicembre, e cioè la richiesta, cito, di un ricambio completo dei membri del Comitato di Unitas – rimarca il deputato dei Verdi –. Per approfondire questo e altri aspetti, inoltrerò una nuova interpellanza, confidando stavolta in una risposta orale, in aula, del governo e riservandomi, ovviamente, la facoltà di chiedere la discussione generale».
Per Matteo Pronzini, deputato del Movimento per il socialismo e primo firmatario dell’altra interpellanza sul caso Unitas trasformata in interrogazione, «le risposte scritte del Consiglio di Stato sono insufficienti, in quanto non chiariscono del tutto la vicenda. Ora, seguendo il suggerimento formulato lunedì in parlamento dalla presidente del Gran Consiglio, inoltreremo una nuova interpellanza per la seduta di metà febbraio. E, considerato quanto anticipato dalla stessa presidente, siamo sicuri che questa volta non verrà trasformata in interrogazione. Sentiremo quindi le risposte, orali, del governo e poi chiederemo la discussione generale». Una richiesta a prescindere? «Su questa vicenda, e a questo punto, si impone una discussione politica che deve coinvolgere l’intero parlamento», taglia corto Pronzini.
«Non si può non notare – commenta a sua volta il criminologo ticinese Michel Venturelli, che sta seguendo il caso – che nella sua risposta il Consiglio di Stato insista molto sul fatto che è basilare tutelare l’identità delle vittime. Vittime che così facendo sono costrette – e questa è un’ulteriore vittimizzazione – a continuare ad avere rapporti con la dirigenza dell’Associazione e delle due Fondazioni di sostegno, pur capendo il governo che "… quanto emerso possa aver incrinato il rapporto di fiducia fra una parte delle persone che gravitano intorno a Unitas e alla sua dirigenza". In sintesi, utenti, soci, volontari e collaboratori – valuta Venturelli – per ritrovare un clima di serenità al quale avrebbero diritto, dovranno aspettare il ricambio completo dei membri del comitato di cui scrive il Consiglio di Stato. In questo senso non si capisce come faccia il governo a limitarsi a dire che il commissariamento non sia necessario perché "la vigilanza speciale messa in atto dai servizi cantonali e le misure da essi intimate permetteranno di raggiungere l’obiettivo fissato, e cioè quello di ristabilire il clima di fiducia alla base dei finanziamenti cantonali". L’atteggiamento del Consiglio di Stato non si capisce perché durante il tempo necessario al ricambio della dirigenza le vittime subiranno un’ulteriore violenza che rischia di protrarsi per troppo tempo. È bene qui ricordare, anche al governo – aggiunge Venturelli –, che per una vittima un giorno di angherie è un giorno di troppo. E questo è grave. Ancor più grave se si considera che le vittime in questione non possono rivolgersi ad altre associazioni per il semplice e unico fatto che Unitas è la sola associazione d’aiuto per i non vedenti in Ticino. Ed è probabilmente per questa ragione – l’unicità – che in Unitas le violenze sono andate avanti per 25 anni senza che al di fuori qualcuno se ne accorgesse. Quello che lascia basiti non sono tanto le risposte in puro stile anguillesco del Consiglio di Stato, bensì l’atteggiamento caparbio dei vertici di Unitas che, ostinandosi a voler rimanere là dove sono, mettono in imbarazzo le autorità politiche rafforzando ulteriormente il senso d’ingiustizia percepito dalle vittime. E questo è inaccettabile».