Ticino

Il pg Pagani: ‘Noseda, un mentore attento ed entusiasta’

Il procuratore generale ricorda il suo predecessore, scomparso domenica. Gobbi: ‘Assieme a favore di una giustizia penale più celere e dunque più equa’

Scomparso all’età di 74 anni
(Ti-press)

«Mi ero sentito con John Noseda pochi giorni fa, il 3 di novembre. Quel giorno gli avevo telefonato e avevamo discusso della problematica dei ricoveri coatti…», ricorda alla ‘Regione’ il procuratore generale Andrea Pagani. Eletto nel febbraio 2018 pg, Pagani subentrò alla direzione del Ministero pubblico proprio a Noseda, del quale era stato suo vice da subito. «Con la scomparsa di John Noseda – sottolinea Pagani – il Canton Ticino perde una figura autorevole. Noseda ha lavorato con impegno indefesso sia all’interno che all’esterno della Magistratura a favore della stessa. Quando dico all’esterno, mi riferisco ai mandati che riceveva dal Consiglio di Stato o dal Gran Consiglio, e che poi si traducevano in rapporti, per migliorare l’amministrazione della giustizia in questo cantone». In veste di procuratore generale, aggiunge Pagani, «cercò sempre di trasmettere a magistrati e collaboratori entusiasmo, anche quando le cose non sempre andavano bene. Il suo è stato un contributo importante e significativo alla giustizia, che John Noseda ha servito per anni con grande generosità».

Altri ricordi del pg Pagani. «Quando c’è stata la rivoluzione in Svizzera delle regole del gioco, alludo a quelle del Codice di procedura penale, siamo quindi a cavallo tra il 2010 e il 2011, Noseda si era occupato, dietro incarico del Consiglio di Stato, di elaborare il progetto di modifica della legge ticinese sull’organizzazione giudiziaria. Ciò che gli permise – rileva Pagani – di studiare prima di noi i cambiamenti introdotti da Berna che ci sarebbero arrivati addosso a trecento chilometri orari. Una volta divenuto procuratore generale, ci fece digerire con sapienza le novità procedurali. Ci fece insomma da mentore. Per il Ministero pubblico fu una grande fortuna in quel momento». Di più: «John Noseda scrisse con altri un commentario in italiano riguardante il nuovo codice. E quel commentario ci servì parecchio».

Gobbi: ‘I molinari ci definirono la premiata ditta repressiva’

Il primo ricordo personale del direttore del Dipartimento istituzioni (Di) Norman Gobbi di John Noseda risale all’ormai lontano 1999: «Lui era in lista, oltre che per il Gran Consiglio, anche per il Consiglio di Stato – ripercorre le tappe Gobbi –. Non venne eletto nell’esecutivo, ma riconfermato in parlamento, proprio nell’anno in cui io divenni giovane deputato per la Lega dei Ticinesi. Poi, dopo poco tempo, John Noseda lasciò il legislativo. L’ho invece ritrovato nel 2011 quando divenni consigliere di Stato e lui dal 2010 ricopriva l’importante carica di procuratore generale».

In merito al loro rapporto, Gobbi parla di una collaborazione con Noseda «sempre improntata sulla stima reciproca, nel rispetto della separazione dei poteri». Quanto ai ricordi di quel periodo evoca invece "una particolarità" legata al Centro sociale autogestito di Lugano: «Nel 2014 i molinari ci definirono "la premiata ditta repressiva Gobbi-Noseda", noi che politicamente avevamo due percorsi non proprio simili…». Nell’ambito dei rapporti tra il direttore del Dipartimento istituzioni e il procuratore generale, Gobbi tiene a sottolineare «l’importante sviluppo a livello di effettivi e di competenze portato avanti assieme in quegli anni, per dare alla Procura ticinese più mezzi a favore anche di una giustizia penale più celere e dunque più equa».

Biscossa: ‘Capace di smussare gli angoli e ricucire di volta in volta le divergenze del Ps’

«Lavorare con John è sempre stato sia estremamente facile che a tratti difficile. Allo stesso tempo». Parte da questa considerazione il ricordo che Anna Biscossa fa di Noseda. Un uomo «generoso e di grande umanità. Capace di vedere oltre il presente costruendo visioni e, soprattutto, sapendole concretizzare. E’ così che ha contribuito, con grande intelligenza e in modo molto importante, a dare concretezza all’unificazione del Ps». E per quanto riguarda le difficoltà? «Era un uomo che ha sempre chiesto moltissimo a sé stesso. Non si è mai tirato indietro o risparmiato e lo stesso impegno chiedeva agli altri, senza però mai perdere comunque la sua umanità ». Prosegue Biscossa: «John non imponeva mai. Voleva sempre convincere le persone e ci metteva tutta la passione che aveva nel farlo. Mi ricordo di alcune volte in cui ha speso molta energia, competenza e convinzione su divergenze focalizzate più sugli accenti da dare che sui contenuti pur di convincermi. John voleva sempre trovare un punto d’incontro, una posizione condivisa. Anche per questo è stato davvero un esempio per molti».

Tra i tanti momenti vissuti insieme anche la riunificazione, nel 1992, del Partito socialista. Un’operazione per la quale Noseda «aveva lavorato alacremente, con passione e determinazione, riuscendo a smussare gli angoli e ricucire di volta in volta le divergenze. Aveva saputo essere soprattutto accogliente e generoso con le diverse anime del Ps di allora. Per questo motivo è stato logico e naturale che fosse lui la persona giusta per ricoprire il ruolo di presidente ». Presidenza del partito poi ereditata dalla stessa Biscossa.

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