Presentata l’iniziativa popolare che chiede sia fiscalmente neutro l’incremento che arriverà nel 2025. La reazione del Ps: ‘Ennesimo sgravio per i ricchi’
«La revisione delle stime immobiliari non deve servire a far cassetta e a far saltare prestazioni sociali, sussidi e aiuti». È questo l’obiettivo che si pone l’iniziativa popolare costituzionale presentata stamattina alla stampa da un comitato promotore composto, con quattro membri a testa, da Udc, Lega, Plr e Centro/Ppd. Il discorso nella sua complessità è semplice: «Il 1° gennaio 2025 entreranno in vigore i valori di stima revisionati – premette il primo firmatario dell’iniziativa, il deputato Paolo Pamini (Udc) –. Oggi in Ticino sono generalmente il 45% del valore venale, ma c’è una sentenza del Tribunale federale che dice come non dovrebbero essere inferiori al 70% del valore venale: ci aspetta, a spanne, un raddoppio». Raddoppio che «sarebbe uno tsunami fiscale per il ceto medio» e quindi, riprende Pamini, «il comitato cantonale Udc ha deciso di lanciare questa iniziativa coinvolgendo altri partiti, e siamo riusciti a costruire questa bella alleanza dei partiti borghesi della destra liberalconservatrice».
Venendo al sodo, «con le proiezioni dei nostri avvocati questo raddoppio porterebbe a un maggior prelievo fiscale di mezzo miliardo di franchi l’anno, di circa 280 milioni di maggior imposta cantonale sulla sostanza e circa 200 milioni in più per i Comuni» calcola Pamini. Che va subito all’attacco: «La sinistra ha già gli occhi lucidi, perché sogna di finanziare il suo ‘Piano Marshall’ attraverso questa revisione delle stime senza misure correttive. Ma sarebbe uno tsunami non tanto per i pochi grossi proprietari fondiari, ma per la piccola famiglia che ha il suo appartamento e la sua casetta».
All’obiettivo di neutralizzare a livello fiscale l’aumento delle stime – che dovrà essere fatto e non ci piove –, si accompagna la neutralizzazione «sul piano della concessione di aiuti e sussidi. Non solo della concessione di rendite e prestazioni complementari Avs, ma per il calcolo delle rette delle case anziani, la concessione di borse o prestiti di studio, dei contributi di miglioria… questo aumento delle stime aumenterebbe la sostanza e quindi molte prestazioni sarebbero a rischio o depotenziate, a fronte di nessun aumento del valore di mercato». Senza dimenticare, rinnova Pamini, «che aiuterebbe molto anche gli inquilini: un aumento generalizzato delle stime potrebbe avere ripercussioni con una pressione sugli affitti».
L’obiettivo, adesso, è raccogliere 10mila firme entro il 3 febbraio 2023 per questa iniziativa che, rileva la granconsigliera Sabrina Gendotti (Centro), «vede un articolo costituzionale già pronto, sul quale il popolo potrà esprimersi. Se questa iniziativa sarà approvata, qualsiasi modifica futura dovrà anch’essa essere sottoposta al popolo. In più, vincola Cantoni e Comuni». Nel senso che ovviamente potranno modificare i propri regolamenti per la concessione di sussidi, ad esempio per installare pannelli solari, ma senza l’ombrello dell’aumento dei valori di stima.
Il Plr «ha sposato con entusiasmo questa iniziativa» afferma il deputato Fabio Schnellmann: «È sbagliatissimo credere che chi possiede una casetta sia un benestante. Vero, abbiamo un valore di stima al 45% ma bisogna considerare che la realtà ticinese è ben diversa da quella di Lucerna o Zurigo: abbiamo salari più bassi, premi di cassa malati più alti e 70-75mila frontalieri che ogni giorno vengono da noi a lavorare». Mancherebbero dei soldi allo Stato, però. Certo, dice Schnellmann, «ma come Plr siamo convinti che non si debba lavorare sulle entrate, bensì fare uno sforzo sulle uscite e una gestione oculata della spesa».
Michele Guerra, deputato della Lega e anche lui nel comitato d’iniziativa, annota che «oggi in Ticino la proprietà è discriminata, un aumento dei valori di stima senza compensazione sarebbe un’ulteriore discriminazione». E, siamo al secondo punto, «il ceto medio e basso ogni franco che si ritrova in più in tasca lo reimmette nel circuito economico, e quindi nel Pil. In questo momento macroeconomico delicato è un intervento importante».
Presente in sala anche il presidente nazionale dell’Udc Marco Chiesa, che in veste di presidente dell’Associazione dei proprietari fondiari Apf-Hev in Ticino ribadisce come «si tratti di un’iniziativa che sposiamo e dunque parteciperemo alla raccolta firme impegnandoci poi affinché sia approvata in votazione». E, da presidente democentrista, interpellato a margine della conferenza stampa da ‘laRegione’, sottolinea che «come partito confermiamo ancora una volta, e con i fatti, di essere dalla parte del ceto medio». Ancora una volta, perché retoricamente Chiesa chiede e si chiede «lo sgravio sul prezzo della benzina che a più riprese abbiamo proposto chi avrebbe favorito? La deduzione integrale dei premi di cassa malati chi favorirebbe? L’abolizione del valore locativo o la preferenza indigena? E in senso opposto, la Legge sul CO2 che abbiamo combattuto chi avrebbe sfavorito? Il ceto medio che non riceve sussidi – rileva Chiesa –, coloro che pagano tutto fino all’ultimo franco e finanziano le necessarie prestazioni delle Stato. Quelle sul tavolo sono iniziative concrete e mirate, la risposta a una certa sinistra che vuole alimentare pregiudizi nei nostri confronti. Senza un ceto medio forte, lo ricordo, non possono esistere socialità e benessere».
A non essere convinto per niente da questa iniziativa è il capogruppo del Ps in Gran Consiglio Ivo Durisch che, da noi raggiunto per una reazione, replica che «quello che vorrebbero gli iniziativisti, cioè neutralizzare l’aumento di stima per non far aumentare il gettito, è ancora una volta abbassare le imposte e fare sgravi, questa volta pari a circa 500 milioni. Infatti si dovrebbe abbassare l’aliquota sulla sostanza rischiando però di non mirare all’obiettivo del ceto medio ma favorendo i grandi patrimoni depositati in Borsa tramite azioni od obbligazioni».
Ma il fronte borghese ha parlato di aiuto al ceto medio in modo chiarissimo… «Voglio vedere la proposta concreta! Loro sono sempre stati maestri nell’aiutare le persone particolarmente benestanti, esattamente come stanno facendo adesso con le deduzioni sui premi cassa malati», affonda Durisch.
Sulle prestazioni, poi, «purtroppo questo articolo costituzionale non tiene conto delle leggi federali. Sono d’accordo con tutti i correttivi alle leggi che regolano i sussidi a livello cantonale, ma il problema saranno gli anziani proprietari di casa che oggi ricevono prestazioni complementari: la competenza sta alla legge federale, con un articolo costituzionale ticinese non si cambiano le cose».
L’unico modo concreto di agire, afferma ancora Durisch, «sarebbe istituire una prestazione complementare cantonale per gli anziani proprietari di casa che compensi l’aumento delle stime. Certo, costerebbe, ma potrebbe benissimo venir usato parte del gettito derivante dall’aumento delle stime. Pensiamo a quello che si potrebbe fare in politica sociale a favore del ceto medio con 500 milioni. Oltre alle prestazioni complementari compensatorie si potrebbero allargare i sussidi ai premi cassa malati, le politiche famigliari e altro. Continuando a fare sgravi invece saremo obbligati a tagliare servizi e prestazioni. È una visione del mondo alla rovescia purtroppo».