È il controprogetto del governo a due iniziative per il riconoscimento di naturopati, terapisti complementari e arteterapeuti con certificato settoriale
Riconoscendo "le difficoltà pratiche nella messa in atto dell’attuale quadro legale e quindi la necessità di un suo adeguamento", il Consiglio di Stato propone tuttavia "una soluzione parzialmente differente da quella formulata nelle iniziative e presenta dunque un controprogetto". Lo scrive lo stesso governo nel messaggio allestito sulle due iniziative parlamentari elaborate – di gennaio e rispettivamente ottobre 2021 – che chiedono di modificare la Legge sanitaria così da consentire di lavorare "sotto la propria responsabilità professionale, oltre che agli operatori con diploma federale, anche agli arteterapeuti in possesso del certificato settoriale, ai naturopati con certificato settoriale o diploma cantonale e ai terapisti complementari con certificato settoriale o diploma cantonale".
La richiesta è dovuta al fatto che a mente degli iniziativisti (i socialisti Raoul Ghisletta e Gina La Mantia per il primo atto parlamentare, ai quali si aggiunge la Verde Claudia Crivelli Barella per il secondo) l’attuale condizione di dover essere in possesso del diploma federale per accedere al libero esercizio da parte degli operatori sanitari summenzionati "è sproporzionata e poco praticabile".
Dal canto suo la controproposta del governo prevede sì la possibilità per questa categoria di operatori sanitari di svolgere la loro attività "sotto la propria responsabilità professionale, senza la necessità di cercare un datore di lavoro". Ma è una possibilità che però non deve essere riconosciuta "sine die", dunque senza termine, in quanto se così fosse secondo il Consiglio di Stato si creerebbe "uno statuto giuridico a tempo indeterminato che svilirebbe l’importanza della formazione attestata dal diploma federale".
Concretamente l’esecutivo propone una modifica della Legge sanitaria in modo che, una volta ottenuto il certificato settoriale, il terapista complementare, il naturopata e l’arteterapeuta interessati a sostenere l’esame federale possano richiedere un’autorizzazione specifica all’Ufficio di sanità. Questa verrebbe rilasciata per cinque anni (rinnovabile fino a un massimo di sette) e permetterebbe all’operatore sanitario di lavorare già sotto la propria responsabilità professionale pur essendo nel contempo sotto la supervisione del proprio mentore. Un tempo limitato, dunque, ma definito dal Consiglio di Stato "comunque generosamente ampio rispetto alla durata minima di pratica (due anni, ndr) sotto mentorato richiesta per essere ammessi all’esame federale".
Per il governo il vero nodo problematico da sciogliere è proprio quello della pratica sotto mentorato. Come viene ripercorso nel messaggio, nell’ambito della revisione della Legge sanitaria 2017/18 "si è ritenuto che, essendo il diploma federale divenuto il titolo di studio necessario per esercitare l’attività sotto la propria responsabilità, i due anni di pratica sotto mentorato per accedere al relativo esame federale non potevano che essere svolti a titolo dipendente, sotto la responsabilità diretta di un operatore già autorizzato".
Si sono però subito riscontrate delle difficoltà in quanto nel complesso i possibili datori di lavoro con tali qualifiche erano pochi – tutt’oggi una quarantina –, per cui il governo ha dapprima disposto che lo svolgimento di questi due anni potesse avvenire alle dipendenze anche di un qualsiasi terapista complementare autorizzato dal Cantone. E poi ha concesso a tutti gli operatori sanitari in possesso del libero esercizio – e non più ai soli terapisti complementari autorizzati – di assumere un terapista complementare o naturopata in formazione. Il bacino di potenziali datori di lavoro per il periodo di pratica sotto mentorato è così stato notevolmente ampliato, ma "nel corso degli anni le problematiche riscontrate nella disponibilità di operatori sanitari pronti ad assumere terapisti o naturopati in formazione purtroppo non si sono risolte". Nonostante gli allentamenti "il numero di operatori che si sono ufficialmente annunciati quali datori di lavoro è in effetti rimasto assai esiguo: solo 9 sui potenziali 9’087".
Ecco dunque la necessità di riconsiderare la situazione e il quadro legale, e la conseguente controproposta del governo, il quale rassicura: "Il certificato settoriale viene rilasciato all’operatore sanitario dopo aver svolto una formazione comunque approfondita, seppur non ancora completata dall’ottenimento del diploma federale. Si può quindi ammettere che offra le necessarie conoscenze a garanzia della sicurezza dell’intervento sul paziente. Dal momento che l’operatore con certificato settoriale dispone delle competenze necessarie per poter lavorare in autonomia sui pazienti, la pratica professionale sotto mentorato può di conseguenza essere svolta sotto la propria responsabilità professionale. Del resto proprio per questo motivo i regolamenti d’esame concernenti l’esame professionale superiore di terapista complementare federale, naturopata federale e arteterapeuta federale prevedono che l’operatore in possesso del certificato settoriale disponga delle nozioni necessarie per esercitare la professione sotto la propria responsabilità professionale".