Il Consiglio di Stato risponde all’interrogazione di Matteo Quadranti (Plr) su Amministrazione cantonale e lotta alle bustarelle
Negli ultimi dieci anni sono state tredici le condanne per reati di natura corruttiva. Lo indica il Consiglio di Stato – aggiungendo che "a conoscenza del Dipartimento istituzioni non risultano casi comprovati di corruzione connessi con organizzazioni criminali" – nella risposta all’interrogazione del deputato liberale radicale Matteo Quadranti intitolata ‘Lotta alla corruzione nell’Amministrazione cantonale: a che punto siamo?’. L’atto parlamentare traeva spunto dal rapporto di attività, di cui ha preso atto il Consiglio federale lo scorso settembre, del Gruppo di lavoro interdipartimentale (Glid) per la lotta alla corruzione relativo al periodo 2018-2020, durante il quale il Glid ha elaborato la strategia anti-mazzette del governo per il 2021–2024. Un altro "importante" traguardo raggiunto del Gruppo di lavoro è stata la creazione, nel novembre 2018, della Rete d’informazione della Confederazione e dei Cantoni sul tema della corruzione: rete che viene gestita "in collaborazione con la Conferenza dei governi cantonali" e che offre "una piattaforma per lo scambio regolare di esperienze e di buone pratiche con le amministrazioni cantonali", spiegava a suo tempo l’Esecutivo federale.
Torniamo al Ticino. In termini generali, scrive il Consiglio di Stato, la lotta alla corruzione in seno all’Amministrazione cantonale "rientra tra nostre le priorità". D’altronde, da noi come negli altri Cantoni e nell’Amministrazione federale, "la qualità delle istituzioni e una sana e corretta gestione governativa e amministrativa rappresentano i fattori chiave affinché il cittadino possa continuare a riporre nelle istituzioni pubbliche la massima fiducia". La prevenzione "passa in primo luogo da un controllo vigile e attento da parte del funzionario dirigente, dalla messa in pratica di un sistema di controllo interno su processi e procedure di un servizio e da un’attenta valutazione dei rischi di un determinato Ufficio o servizio, e in questo senso i funzionari dirigenti sono in prima linea su questi ambiti specifici di controllo e vigilanza – si assicura nella risposta all’interrogazione di Quadranti –. Seguono poi le istanze di controllo istituzionale da parte dei servizi centrali dell’Amministrazione, che intervengono però, e sempre, in seconda o terza battuta, e in particolare sono preposti ai controlli finanziari". Tuttavia, rileva il governo cantonale, "nonostante le misure messe in atto e la generale grande correttezza dei collaboratori dell’Amministrazione cantonale (prova ne sono i pochi casi riscontrati negli ultimi due decenni), nella pratica l’integrità del funzionario può essere messa alla prova in qualsiasi momento, e la corruzione, a differenza di altre frodi, quali ad esempio malversazioni, furti o appropriazione indebita, difficilmente viene alla luce con i metodi di controllo tradizionali sulla tenuta della contabilità e dei conti, in quanto genera flussi finanziari esterni all’Amministrazione, e quindi non rintracciabili dai servizi preposti ai vari controlli".
Il gruppo ‘analisi rischi’, costituito dal Consiglio di Stato nel 2017 con l’incarico di elaborare una mappatura dei principali macro rischi presenti nei servizi dell’Amministrazione cantonale, ha fatto una serie di proposte, che "in parte si sono incrociate con i temi trattati dalla Rete d’informazione della Confederazione e dei Cantoni" sul tema della corruzione. "Il Gruppo intercantonale – annota ancora il governo – ha identificato, quali misure più efficaci a contrastare il rischio di corruzione, il diritto di segnalazione e protezione del denunciante e il codice etico o di comportamento del funzionario". Misure che sono state introdotte, ed entrate in vigore agli inizi di quest’anno, "nella realtà dell’Amministrazione cantonale, dando così seguito anche alle proposte scaturite dal gruppo di lavoro analisi rischi", evidenzia il Consiglio di Stato. Si tratta da un lato delle modifiche normative, in primis della Legge sull’ordinamento degli impiegati dello Stato e dei docenti (Lord), che il Gran Consiglio ha approvato lo scorso dicembre, introducendo così il diritto del dipendente di segnalare presunte irregolarità all’interno della pubblica amministrazione, senza il timore, se ha agito in buona fede, di subire ritorsioni sul piano professionale. E dall’altro lato del ‘Codice di comportamento per i dipendenti dell’Amministrazione cantonale’ messo a punto dal Consiglio di Stato.
"L’adozione del diritto di segnalazione e del Codice di comportamento – puntualizza il governo rispondendo a Quadranti – non possono ridurre completamente il rischio di corruzione, ma hanno il pregio, per quanto riguarda il Codice di comportamento, di rendere attento il funzionario ricordando quali sono le regole e i comportamenti ai quali attenersi, mentre con la segnalazione vi è la possibilità di venire a conoscenza di eventuali situazioni non conformi che potrebbero venirsi a creare".