Un ex togato alla guida del Consiglio della magistratura, ipotizza il capo del Di. Pronzini: il 31 dicembre s’avvicina, già pronta la modifica di legge?
Non più un magistrato in carica, ma un ex togato. Un ex magistrato alla presidenza del Cdm, il Consiglio della magistratura, perché possa avere quel necessario "distacco" quando deve esprimersi e deliberare su "situazioni" che coinvolgono giudici o procuratori pubblici. È un’ipotesi avanzata dal direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, che giovedì il ‘Quotidiano’ della Rsi ha intervistato dopo aver dato notizia dell’ampio ricambio che si profila in seno al Cdm alla scadenza, a fine dicembre, dei mandati. Il Movimento per il socialismo coglie la palla al balzo e con un’interpellanza – primo firmatario Matteo Pronzini – chiede al Consiglio di Stato "se e quando intende presentare una modifica della Legge sull’organizzazione giudiziaria che preveda quale presidente del Consiglio della magistratura un ex magistrato". Ma che preveda anche "norme che sottraggano il Cdm al controllo del sistema dei partiti".
Lasceranno il Consiglio della magistratura, avendo raggiunto il limite di durata della carica, i due giudici d’Appello Werner Walser e Nicola Respini, rispettivamente presidente e vice dell’organo che vigila sul sistema giudiziario ticinese. Non solleciteranno un ulteriore mandato altri due membri, questi non togati: Luca Beretta Piccoli e Battista Ghiggia. Stesso discorso per i cinque supplenti. E cioè i giudici del Tribunale penale cantonale Amos Pagnamenta e Marco Villa. Oltre a loro, lasceranno Alessandra Alberti, Davide Cerutti e Fabio Martello. Il ricambio è consistente: nove componenti su dodici, tra membri e supplenti.
Un Consiglio della magistratura, quello in carica, il cui agire è stato clamorosamente sconfessato in relazione alla procedura da lui seguita, nel 2020, nel preavvisare negativamente la rielezione di cinque procuratori. Sconfessato due volte. La prima dal Gran Consiglio, che alla luce anche di una perizia da cui erano emerse delle lacune nella procedura adottata dal Cdm, ha rinnovato il mandato ai cinque pp. La seconda volta dal Tribunale d’appello nel 2021, con una sentenza piuttosto severa nei confronti del Consiglio.
Nel dicembre del 2020, in occasione del rinnovo delle cariche al Ministero pubblico, il parlamento ha incaricato la propria commissione ‘Giustizia e diritti’ di valutare la definizione di regole chiare per il Cdm nella procedura di rielezione (allestimento dei preavvisi...) delle toghe che postulano un nuovo mandato. Sono passati più di due anni e nulla di concreto si è mosso in commissione. Ora c’è l’ipotesi formulata dal capo del Dipartimento istituzioni: un ex magistrato alla testa del Consiglio.
In base alla vigente Legge sull’organizzazione giudiziaria, il Consiglio della magistratura si compone di sette membri e di cinque supplenti. La durata della carica è di "sei anni": i membri e i supplenti "sono rieleggibili al massimo per complessivi dodici anni". Tre membri e due supplenti, prosegue la Log, "devono essere scelti tra i magistrati in carica che svolgono la loro attività a tempo pieno". Vengono eletti "dall’assemblea dei magistrati". La quale "designa, tra i membri da essa scelti, il presidente e il vicepresidente del Consiglio della magistratura, che stanno in carica per sei anni". Gli altri componenti del Cdm, ossia i non togati, sono invece nominati dal parlamento. E meglio: "Quattro membri e tre supplenti del Consiglio della magistratura – afferma la Legge sull’organizzazione giudiziaria – sono eletti dal Gran Consiglio fra gli altri magistrati, ex magistrati o altri cittadini attivi; non più di due membri e di un supplente possono essere scelti fra avvocati iscritti all’Ordine degli avvocati del Cantone Ticino".
La "proposta" di Gobbi riguardante la figura del presidente del Cdm, si afferma nell’interpellanza dell’Mps, "per essere concretizzata, al di là del giudizio di merito sulla stessa, necessita di una modifica di legge. Tenuto conto dei tempi stretti, entro il prossimo 31 dicembre 2022 deve essere eletto il nuovo Consiglio della magistratura, sarebbe interessante sapere dal Consiglio di Stato come intende procedere". "Così come sarebbe interessante sapere – aggiungono nell’atto parlamentare Pronzini e le colleghe Simona Arigoni e Angelica Lepori – quale sia il punto di vista del Consiglio di Stato sull’iniziativa parlamentare elaborata del nostro gruppo con cui si chiede di procedere a definire delle nuove norme legislative che permettano di sottrarre il Consiglio della magistratura al controllo del sistema dei partiti". Da qui l’interpellanza. Con le due domande al governo.