A fine anno presidente e vice avranno raggiunto il limite massimo della durata della carica. Inoltre lasceranno i cinque supplenti
Ampio ricambio in vista in seno al Consiglio della magistratura, l’autorità che vigila sul funzionamento della giustizia ticinese. Alla scadenza del mandato, il prossimo 31 dicembre, i giudici d’Appello Werner Walser (presidente) e Nicola Respini (vice) avranno raggiunto il limite massimo della durata della carica: dovranno pertanto essere sostituiti. Due membri – Luca Beretta Piccoli e Battista Ghiggia – e tutti e cinque i supplenti – Amos Pagnamenta, Marco Villa (entrambi giudici del Tribunale penale cantonale), Alessandra Alberti, Davide Cerutti e Fabio Martello – non solleciteranno un nuovo mandato. Resteranno invece in carica Beatrice Fasana e Claudia Canonica Minesso, membri del Consiglio. Da chiarire la posizione di Ivan Pau-Lessi, che si è autosospeso nel febbraio 2019. Da ricordare che il Consiglio della magistratura si compone di sette membri e di cinque supplenti. È formato da togati e da non magistrati: quest’ultimi, i laici, vengono designati dal parlamento cantonale.
È quanto ha riferito ‘Il Quotiano’ (Rsi), secondo cui sullo sfondo della decisione comunicata verso fine giugno all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio vi è la claudicante controversa procedura adottata dallo stesso Cdm per il rinnovo delle cariche in Procura nel 2020.
Ma proprio in relazione a quanto accaduto due anni fa, la notizia vera sarebbe stata un’altra. E cioè le dimissioni dell’intero Consiglio della magistratura subito dopo la sonora bacchettata ricevuta nel dicembre 2021 dal Tribunale d’appello. Il quale non ha risparmiato pesanti critiche al Cdm per le modalità con cui aveva preavvisato negativamente, tra l’altro formulando valutazioni insolitamente dure con riferimento sia ai contenuti che ai toni, la rielezione di cinque procuratori. Cinque procuratori pubblici poi rieletti dal Gran Consiglio. L’operato del Consiglio della magistratura veniva così sconfessato non una, bensì due volte: la prima dal parlamento, la seconda dal Tribunale d’appello. Per decidere il da farsi i componenti del Cdm hanno però atteso la scadenza naturale del mandato del Consiglio.