Un’interrogazione chiede di parificare le soglie di impiego da casa oltre le quali scattano l’imposizione fiscale e quella previdenziale in Italia
Per essere assoggettato al regime previdenziale italiano (l’Inps), con conseguente aggravio delle quote versate dal datore di lavoro, un frontaliere deve lavorare da casa per almeno il 25% del suo tempo d’impiego. Per quanto riguarda l’imposizione fiscale invece – con la fine del regime straordinario concordato per far fronte alla pandemia – presto potrebbe bastare anche un solo giorno in telelavoro per dover rispondere all’Agenzia delle entrate in Italia. Urge dunque intervenire presso la Confederazione, allo scopo di trovare un accordo Berna-Roma che parifichi le soglie fiscali a quelle di assoggettamento alle assicurazioni sociali.
È quanto chiedono con un’interrogazione al Consiglio di Stato le granconsigliere Cristina Maderni (Plr) e Sabrina Gendotti (Ppd). Scopo dell’esercizio: fornire a lavoratori e imprese un quadro coerente e ragionevole, evitando che l’imposizione fiscale italiana ‘scatti’ troppo presto. Il tutto ricordando che il telelavoro "ha contribuito a ridurre, almeno parzialmente, il traffico e il relativo carico ambientale". Un’iniziativa analoga è stata presa dal canton Ginevra, il cui esecutivo è appunto intervenuto presso Berna chiedendo di parificare le due soglie – fiscale e previdenziale – per il telelavoro in Francia.