Intervista al neopresidente del Consiglio di Stato Claudio Zali. Dai tre desideri per l’anno, al decreto Morisoli, passando da lupo, autogestione e Lega
Nel corso della propria seduta di ieri, il Consiglio di Stato ha proceduto al tradizionale cambio di presidenza annuale. Succedendo a Manuele Bertoli, ad assumere la carica è stato Claudio Zali. Lo abbiamo incontrato.
Come già nel 2018 quando aveva assunto la carica presidenziale, anche quest’anno si troverà a rappresentare il Governo a ridosso delle elezioni cantonali e quindi in un clima di campagna elettorale. Una convergenza conveniente o sfortunata? Sente la pressione per portare a termine dei dossier?
È una questione di punti di vista. L’ultimo anno della legislatura rappresenta un po’ il suo crepuscolo e non vi è particolare spazio per una "conduzione" del Consiglio di Stato volta a una visione strategica o progettuale. Tradizionalmente il parlamento diventa piuttosto avaro di decisioni significative e quindi sebbene non si possa parlare di "semestre bianco", non è il momento in cui ci si deve aspettare il compimento di progetti di particolare rilevanza. Non si tratta però di qualcosa di svilente. L’aspetto legato alla rappresentanza dei colleghi e quello relativo alla vicinanza ai cittadini sono da onorare a prescindere che sia il primo o il quarto anno di legislatura. Non è nemmeno un periodo da interpretare come una vetrina elettorale, anche se un piccolo vantaggio di visibilità lo concede.
Il Dipartimento del territorio che lei dirige ha però dei progetti sul tavolo?
Certo e li definirei come i tre desideri del mio mandato presidenziale. Mi piacerebbe ricevere entro quest’anno l’autorizzazione di prima istanza da parte dell’Ufficio federale dei trasporti per realizzare il progetto di Rete tram-treno del Luganese, al quale tengo in modo particolare. Ho anche l’ambizione di portare quantomeno in Consiglio di Stato il Messaggio per il finanziamento del nuovo tracciato della circonvallazione Agno-Bioggio, la cui progettazione di dettaglio dovrebbe arrivare entro la fine di quest’anno. Mi rallegrerei inoltre se il parlamento sbloccasse la questione relativa al comparto Valera.
Cosa è stato concluso dal Consiglio di Stato negli ultimi tre anni?
Con la pandemia prima, e la guerra poi, è stata una legislatura innegabilmente segnata da circostanze avverse che hanno condizionato negativamente l’attività di tutti, dallo Stato, ai cittadini, alle aziende. Sicuramente è stata meno significativa di quella precedente, in cui abbiamo messo a punto la manovra di risanamento dei conti pubblici nel 2016 e la riforma fiscale-sociale nel 2018. Ma anche in questa legislatura abbiamo cercato di rimanere sempre operativi. Tra gli ultimi grandi problemi a cui recentemente abbiamo dato una soluzione cito quello dell’Istituto di previdenza del Canton Ticino, per cui è stato deciso il risanamento.
Il suo dipartimento come ha lavorato in questa legislatura? Cosa ha concretizzato?
Non è mia intenzione mettermi le stellette sulla giacca, ma ci tengo a ricordare che con l’apertura della galleria di base del Monte Ceneri è stata portata a termine la rivoluzione del trasporto pubblico che cambia il modo di vivere il territorio.
Quali sono i prossimi passi per quanto riguarda i trasporti?
Per prima cosa occorre riportare la gente sui mezzi pubblici e stiamo operando delle rifiniture sul nuovo orario in modo da ottimizzare alcune coincidenze. Al contempo continuiamo a lavorare sulle piste ciclabili, con l’ambizione di creare un altro centinaio di chilometri nei prossimi 7-8 anni. Un ulteriore importante progetto relativo ai trasporti riguarda la posa dell’asfalto fonoassorbente, a favore del quale è stato appena accolto un nuovo credito da 50 milioni in Gran Consiglio.
A che punto sono i due grandi dossier sulla revisione della legge edilizia e sulla gestione delle acque? In commissione si stanno facendo passi avanti?
Bisognerebbe chiederlo al Gran Consiglio. Si tratta di due grossi progetti del mio dipartimento sui quali abbiamo licenziato i Messaggi parecchio tempo fa. È comprensibile che data la loro ampiezza sia necessario un lavoro commissionale non indifferente per approfondirli, ma spero che i rapporti siano in dirittura di arrivo.
Il 21 maggio ci sarà a Bellinzona una giornata indetta dal Comitato dello sciopero per il clima. Si sente chiamato in causa?
Ho la coscienza tranquilla perché stiamo lavorando molto su questo tema. Tuttavia vedendo i fiumi in secca, il livello del lago così basso, certamente mi sento tirato in causa. Abbiamo dei progetti in corso e allo stesso tempo continuiamo a chiederci che cosa si possa fare di più, con quali mezzi e quali piste percorrere per cercare di accelerare la transizione che ci siamo già ripromessi di compiere con dei documenti programmatici verso un nuovo tipo di società. Una società che usi di più l’energia rinnovabile e meno quella fossile, che produca meno emissioni e sia energeticamente meno dipendente dall’estero. Si tratta di una questione di soldi e di volontà politica e anche su questo tema mi piacerebbe arrivare a fine legislatura presentando almeno la bozza di progetto ambizioso per dare propulsione alla svolta nel settore degli edifici, migliorando quello che stiamo già facendo ed essendo ancora più incisivi.
Tra le questioni di attualità c’è anche quella del lupo. Come la si intende affrontare?
La premessa è che esiste un quadro normativo dettato dal diritto federale che va rispettato. Pensando al caso di Cerentino, a cui è stata data ampia eco anche per il gesto di protesta delle persone coinvolte di portare le carcasse delle pecore davanti al Governo, si stanno facendo gli accertamenti necessari ed entro le prossime due settimane sarà pronto un progetto di decisione da presentare in Consiglio di Stato per la discussione.
Il 15 maggio il popolo ticinese voterà sul cosiddetto decreto Morisoli. Come si sente dire da più parti lo considera puramente declamatorio o una museruola alle istituzioni? Avrebbe concrete conseguenze sulla possibilità di operare del governo?
Penso proprio di no, nel senso che i conti non si risanano con un decreto di questo tipo. Perché, anziché il semplice pareggio, non concederci ad esempio 10 milioni di utili? Sarebbe bello, ma i conti si fanno anno per anno con i documenti finanziari previsti dalla legge, ovvero il preventivo e il consuntivo. Penso anche io che il decreto abbia più un valore declamatorio che altro. Posso aggiungere che il Consiglio di Stato – e non da oggi – crede nell’esigenza di avere conti sani quale premessa per poter fare politica. Con la manovra di risanamento del 2016 si era portato il Cantone nelle cifre nere dopo una ventina di anni. Ora non è più stato il caso per colpa della pandemia che ha degradato la situazione, anche se per fortuna il tonfo è stato meno pesante di quanto temuto, con il consuntivo del 2021 migliore rispetto al preventivo. In tutti i casi il Consiglio di Stato ha già previsto di rientrare gradualmente verso la parità, e questo senza imporre sacrifici particolari ai cittadini. Dal punto di vista del lavoro che il Governo sta già facendo, il decreto lascia quindi il tempo che trova.
A fine mese sarà passato un anno dalla demolizione del Centro sociale il Molino di Lugano, un tema che ha a lungo tenuto banco. Come valuta la gestione della questione autogestione da parte del Municipio cittadino?
La valuto con cautela, anche perché non è di stretta competenza cantonale ed è facile formulare giudizi su quello che fanno gli altri. Non mi sento quindi di esprimere opinioni dall’alto e dall’esterno. L’operato del Municipio è sottoposto a giudizio politico e saranno i cittadini a giudicare quando voteranno. È stata fatta anche una valutazione giudiziaria che ha stabilito che era esente da violazione di legge e a questo non posso aggiungere nulla. È chiaro che ci sono stati dei momenti di grande tensione, sono successi fatti che non hanno molto a che vedere con l’autogestione, che di per sé non è una dimensione preoccupante ed è anzi legittima, innocua e produttiva. Ma certi eventi accaduti a Lugano rientrano nella definizione di vandalismo, danneggiamento di proprietà pubblica, manifestazioni non autorizzate.
Che opinione ha rispetto al possibile lancio dell’iniziativa Udc sulla tassa di collegamento?
Io credo fermamente nella democrazia. Quella della tassa di collegamento è una decisione che ha già fatto un lungo iter democratico comprensivo di Consiglio di Stato, parlamento, popolo e Tribunale federale. Mi sembra sufficiente. Poi va da sé che la Costituzione non vieta di proporre nuove iniziative volte a modificare precedenti decisioni.
Con che spirito affronterà le prossime elezioni? È fiducioso per la sua rielezione?
Nessuno partecipa per perdere. È vero che da una parte ci si chiede se i cittadini vorranno vedere delle facce nuove. Il che è legittimo perché il ricambio a un certo punto è necessario, ma per quanto mi riguarda spero che questo avvenga fra cinque anni perché non credo di aver lavorato così male. Vedremo cosa succederà all’appuntamento elettorale, che permetterà di sciogliere questi dubbi. Ma sono fiducioso.
Qual è l’attuale stato di salute della Lega dei Ticinesi?
Credo che l’essenza del leghismo, se vogliamo ridurre tutto il suo programma a una frase, consista nel sostenere le ragioni del Ticino e dei ticinesi. Un sostegno che rimane più attuale che mai se guardiamo alle pressioni a cui siamo sottoposti anche adesso, non da ultimo pensando al nuovo record di frontalieri appena annunciato. Sono convinto che chi come noi mette al primo posto la tutela del Ticino e dei ticinesi continui ad avere un programma politico attuale.
Come intende gestire la comunicazione e il rapporto con la popolazione e i media?
Chi mi conosce sa che non eccedo in comunicazione perché quando è troppa è problematica, e lo stesso vale quando è troppo poca. Cercherò di trovare una giusta misura essendo parco, provando a dire l’essenziale in meno tempo e in modo chiaro.
Cosa si augura per questo suo anno di presidenza?
Auguro a me e a tutti i ticinesi un anno tranquillo, non gravato da una nuova ondata pandemica che imponga restrizioni come quelle già vissute. Auspico anche la risoluzione delle crisi ucraina il più presto possibile e senza l’esplosione dell’inflazione. Mi auguro insomma che sia un anno senza tragedie e in cui si possa trovare quella serenità che in questi anni ci è mancata.