Il Sindacato studenti e apprendisti (Sisa) pubblica uno studio che ha alla base un esame autovalutativo di quasi 800 studenti. Alves: ‘Malessere ignorato’
"Il 20% degli studenti soffre di sintomi depressivi gravi e più del 12% di sintomi molto gravi". Il Sindacato indipendente studenti e apprendisti (Sisa) ha pubblicato oggi un’indagine sullo stato di salute della popolazione studentesca: il bilancio è allarmante. Sulla base di un esame autovalutativo quasi 800 studenti delle scuole medie superiori, delle scuole professionali e universitarie del Canton Ticino si sono espressi in merito alla loro salute mentale. E le percentuali sono alte. Secondo Rudi Alves, coordinatore del Sisa, l’indagine «permette di quantificare un malessere che il governo continua a ignorare».
Lo studio si basa sull’implementazione di uno strumento epidemiologico chiamato PHQ-9, il quale comporta la raccolta di risposte a nove domande in merito alla salute mentale della persona intervistata. Le risposte variano da ‘Mai’ a ‘Tutti i giorni’ e permettono di quantificare l’incidenza dei sintomi depressivi come i ‘pensieri autolesionisti’ o ‘suicidi’. Di particolare interesse è la relazione tra lo ‘statuto socio-professionale’ della famiglia e l’incidenza dei sintomi depressivi. Malgrado non si tratti di una relazione prettamente causale è possibile constatare una correlazione tra l’appartenenza a una data categoria socio-professionale e la frequenza con la quale si manifestano i sintomi della depressione. Secondo Alves: «Siamo tutti vulnerabili, ma non lo siamo tutti allo stesso modo. Le fasce della popolazione, soprattutto quelle che provengono dalle categorie socio-professionali più basse, sono più fragili e quindi, più soggette allo sviluppo di disturbi depressivi».
Un altro aspetto messo in rilievo riguarda la relazione tra il genere e la gravità dei sintomi depressivi. La popolazione studentesca che si identifica con il genere femminile è sovrarappresentata nello studio, il che lascia presupporre che "le donne siano più sensibili alla tematica". Secondo il Sisa, è possibile ricondurre l’alto grado di partecipazione femminile al ruolo di genere attribuito alle donne, il quale è ancora "legato a compiti domestici ed educativi-formativi" e che comporta una "maggiore accettazione dell’esternalizzazione dell’interiorità come strumento espressivo" per le donne. Per il genere maschile invece, che "eredita una socializzazione del ruolo di genere associata a una mascolinità che risponde privatamente agli stimoli emotivi", è sottorappresentato nello studio, il che lascia presupporre che "l’espressione della propria interiorità per il genere maschile resta un tabù". Alves sottolinea che: «Il mito della performance è fortemente presente nella popolazione maschile. E questo porta a nascondere tutta una serie di malesseri che rischiano di scoppiare in atti di violenza». Sempre sulla relazione tra genere e gravità dei sintomi depressivi è significativo il dato concernente le persone che non si identificano né in quanto uomini né in quanto donne. Il 30% di queste soffre di sintomi depressivi gravi e il 47% di sintomi molto gravi.
L’indagine contiene pure le 138 testimonianze di allievi e allieve che hanno sentito la necessità di esprimersi in merito alla problematica. Il Sisa le suddivide nelle categorie seguenti: le denunce in merito all’eccessivo carico di lavoro, le descrizioni dei sentimenti di alienazione legati al fatto di essere considerati come dei numeri, le richieste d’aiuto, di sostegno e di sensibilizzazione sia dei docenti che degli allievi. Tra le varie testimonianze raccolte anche quella di una persona che, testuale afferma: "Trovo che sia alquanto straziante per una persona dovere affrontare un percorso accademico avendo sempre come pensiero quello che ‘sicuro dovrò bocciare’, perché, nel mio caso, ti trascina in un abisso di pensieri negativi e distruttivi sulla tua figura, sentendoti inutile e incapace". Un’altra testimonianza, invece, recita: "Non bisognerebbe dare peso esclusivamente alle capacità accademiche ma bisognerebbe prima di tutto creare un clima educativo dove non venga uccisa la creatività, come succede ora". Ma quella che emerge maggiormente, in parte per la sua forza, in parte per il suo carattere di denuncia è: "Ci state uccidendo e manco ve ne accorgete".