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Conti in pari agendo solo sulle spese, il Ps: sarà referendum

A una settimana dal voto in parlamento Plr e Ppd cercano ancora una posizione sull’iniziativa Udc. Durisch e Quadranti: dubbi sulla costituzionalità

(Ti-Press)
12 ottobre 2021
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A una settimana dalla sessione di Gran Consiglio dove sarà discussa l’iniziativa Udc che chiede di fissare nella legge il pareggio di bilancio entro il 31 dicembre 2025 la miccia è già accesa. Perché sulla richiesta di raggiungere questo pareggio agendo “esclusivamente” sulla spesa c’è il più classico dei ‘sì, no, forse’. Ed è il capogruppo del Ps Ivo Durisch, interpellato dalla ‘Regione’, a ribadire che «questa iniziativa potrebbe anche essere in contrasto con la Costituzione: la questione della compatibilità col freno ai disavanzi per noi non è infatti ancora chiara». Ma al netto del tema giuridico, per i socialisti la questione è anche e soprattutto politica: «Si vuole agire solo sulle spese - rimarca Durisch -, e agire oggi sulle spese significa sostanzialmente effettuare tagli o nel settore della formazione o nel sociosanitario. Che vuol dire ospedali, assistenza cure a domicilio, istituti per invalidi o case anziani». È un Ps pronto alla trincea quindi? «Se la maggioranza andrà a toccare ancora una volta le fasce più deboli verosimilmente lanceremo un referendum, è sicuro». Senza dimenticare, continua il capogruppo del Ps, «che un’altra misura cui qualcuno pensa, cioè agire sul personale dello Stato, per noi è insostenibile». Insomma, la porta è chiusa: «E se il Plr avesse un minimo di pudore, davanti a questi ragionamenti, ritirerebbe l’iniziativa che sgrava i ricchi».

E Zali ricorda che...

Dell’iniziativa del democentrista Sergio Morisoli ha parlato stamane in commissione, in qualità di vicepresidente del governo, anche Claudio Zali: il consigliere di Stato leghista e il collega di esecutivo Christian Vitta (Plr), direttore del Dipartimento finanze ed economia, sono stati sentiti dalla Gestione in merito al Preventivo 2022 del Cantone. Stando a quanto da noi appreso, Zali, esprimendosi a titolo personale, ha affermato fra l’altro che il Cantone non sta buttando via i soldi, che i dipendenti pubblici lavorano, e quindi non si girano i pollici, e che il contenimento della spesa toccherebbe necessariamente le voci più importanti, che oggi sono sanità, socialità. E appunto il personale. Se si vuole agire su questa voce di spesa, ha continuato Zali, l’unica soluzione tecnicamente praticabile per intervenire in modo strutturale sarebbe quella di non sostituire i partenti. E ha ricordato che il Cantone eroga diecimila stipendi, ciò che contribuisce e non poco al Pil.

Ancora confusione al centro

Ma se il Ps è convinto nel respingere l’iniziativa – come lo sono sul fronte opposto anche Lega e Udc –, al centro si registra di tutto un po’. A partire, sembra, da un emendamento che troverebbe l’appoggio di Plr e Ppd per rendere meno rigido il testo di Morisoli. La capogruppo liberale radicale Alessandra Gianella non si sbilancia: «Domani avremo la riunione del gruppo parlamentare e lì discuteremo». Ma partendo da un punto fermo: «Il principio dell’iniziativa lo condividiamo, poi è chiaro che ci sono due modi di intervenire: o sulla spesa, o alzando le imposte. Abbiamo sempre detto, e chiaramente, che per noi alzare le imposte non è un tema, quindi di conseguenza bisogna intervenire sulla spesa. Ma si tratterebbe di contenerla, non certo di abolirla». Anche perché, sottolinea Gianella, «il Consiglio di Stato ha posto l’orizzonte temporale per il rientro al 2024/2025, ora bisogna tracciare il percorso». D’accordo. Ma chiediamo: non c’è già il meccanismo del freno ai disavanzi per questo? «Sì, c’è, ma abbiamo visto il Preventivo per il 2022 e se andiamo avanti con queste cifre già nel 2023 avremo dei seri problemi di rientro».

«Anche secondo noi – indica il deputato e presidente del Ppd Fiorenzo Dadò – bisognerà contenere le spese, ma non diciamo che chi spende di più deve tagliare di più. Ci sono infatti spese e spese. Un conto, per esempio, è tagliare sui sussidi di cassa malati o sugli assegni familiari, un altro è rinunciare alla nuova asfaltatura di una strada, alla costruzione di una rotonda o all’acquisto di palazzi di marmo, vere e proprie cattedrali, in cui sistemare le autorità giudiziarie». Attenzione dunque prima di calare la mannaia sulla socialità, lascia intendere Dadò. Il tema è caro ai socialisti ma anche ai popolari democratici, il cui consigliere di Stato peraltro è al timone del Dss, il Dipartimento sanità e socialità. L’iniziativa di Morisoli è stata tuttavia firmata anche da tre granconsiglieri del Ppd: Fabio Battaglioni, Paolo Caroni e Sabrina Gendotti. In calce al rapporto di maggioranza uscito la scorsa settimana dalla commissione parlamentare della Gestione e stilato dal democentrista Paolo Pamini – rapporto favorevole alla proposta Udc –, non figurano però le firme dei commissari popolari democratici. Per finire come si posizionerà il partito? «Al nostro interno non c’è una visione unica. Parleremo comunque del tema – aggiunge Dadò – durante la riunione del gruppo parlamentare di domani». Iniziativa Morisoli a parte, «nel 2022 ci aspettiamo dal Consiglio di Stato – sostiene ancora Dadò – un messaggio specifico per cercare di sistemare le finanze cantonali nei prossimi anni».

Quadranti: ecco perché non ho firmato

Ma non c’è una visione unica neppure in seno al Plr. Se Natalia Ferrara ha sottoscritto il rapporto di minoranza confezionato dal capogruppo socialista, Matteo Quadranti non ha firmato né questo né quello di maggioranza. «Ritengo che il rapporto di minoranza sia un attacco alle varie proposte di sgravi fiscali avanzate del nostro partito, sul piano dei contenuti è un rapporto ideologico – osserva Matteo Quadranti –. E non ho firmato il rapporto di Pamini perché non lo condivido fra l’altro nei toni. Il raggiungimento del pareggio è già previsto per legge ma senza porre condizioni; dunque non solo agendo sulle spese o prevalentemente su di esse, dunque non escludendo anche qualche ritocco di natura fiscale». Come scrive il relatore di maggioranza, i servizi giuridici del parlamento considerano l’iniziativa “coerente” con le disposizioni sul freno ai disavanzi, concetto ancorato, dopo il voto popolare del 2014, alla Costituzione cantonale. «Sulla compatibilità ho qualche dubbio», taglia corto Quadranti. L’articolo 34 ter della Costituzione recita che “Di principio, il preventivo e il consuntivo di gestione corrente devono essere presentati in equilibrio. Tenuto conto della situazione economica e di eventuali bisogni finanziari eccezionali, possono essere preventivati dei disavanzi entro i limiti definiti dalla legge. I limiti definiti dalla legge vanno rispettati attraverso misure di contenimento della spesa, di aumento dei ricavi o di adeguamento del coefficiente d’imposta cantonale (...)”.