Ticino

Cassa malati, in Ticino -0,1% sui premi

Uno stop salutato con sollievo dal direttore del Dss De Rosa, che però denuncia la scarsa trasparenza e l’esclusione dei Cantoni dalle decisioni

(Ti-Press)
28 settembre 2021
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È un volto più disteso rispetto all’anno scorso, quello di Raffaele De Rosa. Il direttore del Dipartimento della sanità e della socialità (Dss) può annunciare per il 2022 premi di cassa malati stabili, anzi, in leggera diminuzione: -0,1% rispetto a quest’anno. Così, dopo l’aumento più marcato di tutta la Svizzera nel 2021 (+2,1%), per il quale «avevamo subito espresso disappunto e delusione», stavolta può dirsi relativamente soddisfatto anche il Ticino: «Riteniamo che si tratti di un timido passo nella giusta direzione, a cui altri dovranno seguire negli anni a venire, e che dà un po’ di tregua in un momento di incertezza e di difficoltà per molti cittadini», ha dichiarato il Consigliere di Stato in conferenza stampa. Il calo dei premi è maggiore per i giovani tra i 19 e i 25 anni (-0,7%) e il nostro rientra in quella metà di cantoni che vedranno riduzioni.

Certo, c’entrano molto pandemia – che ha contenuto il ricorso alle cure non urgenti – e la decisione di alcune casse malati di attingere volontariamente alle loro enormi riserve. Ma secondo De Rosa conta anche «la pressione politica a livello nazionale, alla quale il Ticino ha dato il la» con tre iniziative spedite a Berna (la prima, che chiede di coinvolgere maggiormente i Cantoni nella determinazione dei premi, è stata approvata dal Consiglio degli Stati; strada sbarrata hanno invece trovato quelle, ben più radicali, che volevano rendere obbligatorio attingere alle riserve accumulate sopra una certa soglia e adeguare i premi ai costi sanitari reali).

Il problema che permane, nota De Rosa, è «un sistema opaco che non permette alle autorità di correggere le storture». In particolare anche quest’anno – ed è il terzo consecutivo – i dati forniti dall’Ufficio federale di sanità pubblica (Ufsp) al Dss sono risultati «parziali». Ci sarebbe poi un esplicito non expedit dell’Ufsp anche dietro al fatto che per la prima volta «nessuna assicurazione malattia ha fornito dati ai Cantoni», ostacolando di fatto la proposta di correttivi specifici a questo o quell’assicuratore, ma anche l’identificazione degli abusi (cosa che quest’anno ha spinto due casse a restituire premi in eccesso, prassi che il consigliere preferirebbe diventasse obbligatoria).

Con riserve ormai doppie rispetto a quelle previste dalla legge, nel 2020 le assicurazioni hanno potuto contare su un’inedita flessione nell’erogazione di numerosi servizi di cura, anche se i costi collocano comunque il nostro cantone al quarto posto nazionale. Le spese per visite presso studi medici e ospedali sono calate di oltre il 2%, quelle per i ricoveri addirittura del 6%, mentre continua a salire di più del 2% la spesa per i medicinali, che come le ospedalizzazioni costituisce un quinto dei costi complessivi. I ticinesi continuano a ricorrere con una certa facilità al servizio sanitario, ma la preoccupazione maggiore resta quella di una popolazione che invecchia.

Venendo al mercato, nell’ultimo quarto di secolo il processo di fusioni e acquisizioni ha ridotto le casse malati elvetiche da 145 a 50, delle quali 6 ‘coprono’ da sole tre quarti dei ticinesi. La razionalizzazione ha portato anche a un sostanziale allineamento dell’offerta, con possibilità di risparmi limitate in media al 10% in caso di cambio cassa. Un’opzione che resta comunque sul tavolo, tanto che lo stesso Dss raccomanda di rivolgersi annualmente all’Ufsp o all’Associazione consumatori della Svizzera italiana per una consulenza disinteressata.

Va ricordato infine che il Ticino segue una tendenza all’aumento dei costi sanitari nel lungo periodo comune a tutti i cantoni, con un aumento del 100% dal 1996 (in Svizzera, del 130%). E dopo il ‘grande gelo’ pandemico, per i prossimi due anni ci si attende già un rimbalzo stimato attorno al 3% annuo, con quel che potrebbe conseguirne per i nostri premi. Come dire: una rondine non fa primavera.