Il settore avrebbe perso il 10% del fatturato durante il 2020, anno del primo lockdown. Cifre emerse durante la 104.ma assemblea della Ssic
La pandemia di coronavirus e la conseguente chiusura delle attività ha inciso per circa il 10% sul fatturato annuo del settore della costruzione nel 2020. La ripresa c’è, anche se lenta, e l’impatto parrebbe essere stato meno importante di quanto temuto. È quanto emerso durante la 104.ma assemblea generale della sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori. Assemblea, inizialmente prevista per lo scorso maggio, ma rinviata a causa delle misure sanitaria e che si svolta oggi pomeriggio, presso il Centro di formazione professionale di Gordola. Anche quest’anno si è dovuto rinunciare alla parte pubblica, sono stati comunque ospiti dell’Assemblea il presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli e il neodirettore della Divisione delle costruzioni Diego Rodoni.
“A fronte di questa situazione apparentemente rassicurante vanno in ogni caso tenute presenti diverse criticità presenti sul mercato”, ha ricordato il presidente della Ssic-Ticino, Mauro Galli. “Per quanto concerne l’edilizia abitativa si assiste a un costante aumento del tasso ufficiale di sfitto, questo sia perché da un lato la popolazione non cresce, sia perché ci sono soprattutto gli investitori istituzionali che continuano al momento a investire in questo comparto in un’ottica di lungo termine”.
Sul fronte degli investimenti pubblici, oltre al genio civile che mantiene i livelli passati anche grazie all’inizio dei lavori per il tunnel di risanamento del San Gottardo, “sarebbe importante accelerare la ristrutturazione e sostituzione di
stabili vetusti, in maniera da mantenere i volumi di lavoro e di conseguenza i livelli di occupazione attuali. Preoccupa per contro il fatto che si torna ad avere una fetta preponderante delle commesse pubbliche che viene deliberata al minor prezzo, nonostante i vari criteri di aggiudicazione che dovrebbero premiare l’offerta complessivamente migliore”, ha ricordato ancora Galli.
In vista delle trattative per il rinnovo del Contratto nazionale mantello (Cnm) e del Contratto collettivo di lavoro cantonale la situazione sul fronte dei rapporti con i sindacati continua a essere tesa, “questo soprattutto a causa della mancanza di volontà nel trovare delle soluzioni condivise”. “Cifre alla mano – ha affermato Galli – il settore della costruzione nell’ultimo decennio ha sempre fatto la sua parte andando a concedere un aumento reale dei salari, quindi al netto dell’inflazione, di circa il 10%. “A fronte di questa disponibilità e di una situazione molto complicata dove si vanno a sommare diversi fattori che mettono in difficoltà le imprese, non da ultimo l’andamento dei costi e le strozzature nelle forniture di diverse materie prime, invece di preoccuparsi del mantenimento dei posti di lavoro i sindacati continuano a portare avanti rivendicazioni insostenibili”, ha concluso il presidente della Ssic-Ticino.