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Doppia denuncia al Ministero pubblico per Philipp Plein

Segnalato lo stilista tedesco con base a Lugano per presunta violazione alla Legge sul lavoro, amministrazione infedele e falsità in documenti

Ti-Press
12 giugno 2021
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Due denunce. Risalgono allo scorso anno, ma delle quali si apprende solo ora. Sono state presentate al Ministero pubblico nei confronti di Philipp Plein, il noto stilista tedesco attivo anche in Ticino, e nei confronti della Philipp Plein International Ag con sede a Lugano.

La prima, stando a nostre informazioni, è stata sporta in estate dall’Ufficio cantonale dell’ispettorato del lavoro ed è nei riguardi della società, ovvero della citata Ag, di cui l'imprenditore è amministratore unico. La segnalazione dell’Uil è per presunta violazione della Legge federale sul lavoro e in particolare, sembra, del primo capoverso dell'articolo 59 lettera a, capoverso secondo cui “Il datore di lavoro è punibile se viola le prescrizioni in materia di: a. protezione della salute nel lavoro e approvazione dei piani, intenzionalmente o per negligenza”. La seconda denuncia risale invece all’autunno del 2020: è stata presentata dalla Billionaire Italian Couture Srl nei confronti della persona Philipp Plein per presunta amministrazione infedele e falsità in documenti. A monte vi sarebbero dissidi sorti fra alcuni soci della Billionaire International Ag, creata nel 2016 a Lugano per promuovere il marchio. Di quest’ultima società Plein è presidente, come si legge nel relativo estratto del registro di commercio. Del Cda della Billionaire International Ag faceva parte, in qualità di membro, anche il non meno noto imprenditore italiano Flavio Briatore. Faceva parte, perché Briatore è uscito dalla società nell’aprile 2021, indica sempre il registro di commercio: dunque meno di due mesi fa.

Titolare di entrambi i procedimenti ci risulta essere il procuratore pubblico Daniele Galliano. A lui il compito di approfondire le due denunce e chiarire quindi le fattispecie. Abbiamo raggiunto l'avvocata patrocinatrice di Plein, la quale al momento non rilascia dichiarazioni.

L’anno scorso trenta licenziamenti nonostante l’indennità di lavoro ridotto percepita

Non è la prima volta che il nome di Plein interessa la cronaca ticinese. Nella primavera 2018 fu lo stesso stilista a ‘denunciare’ sul proprio profilo Instagram la visita dell’Ispettorato del lavoro nella sede della sua ditta alle 23.35 di martedì 27 marzo. La sua versione fu che stava “mangiando una pizza con sei designer e quattro fornitori arrivati dall’Italia”, quella degli ispettori fu lavoro notturno non autorizzato e imposero ai dieci impiegati di abbandonare gli uffici. Si trattò dello scoperchiamento di un piccolo vaso di Pandora, con una sua prima ex dipendente ad affermare che “dovevamo lavorare tutta la notte”, e una seconda persona, un uomo, che alla ‘Regione’ confidò “di aver letto di dipendenti che hanno dichiarato di aver lavorato 24 ore di fila, ma io sono testimone di turni ancora più lunghi (...) Ho assistito a licenziamenti di 3-4 persone contemporaneamente, senza motivazione (...) Nel settore della moda capita di fare orari straordinari, ma il fatto è che lì è sempre così. C’è chi aveva attacchi di panico. Sono stato male anche io, sono caduto in depressione”. Il sindacato Unia reagì contestando, nell’ordine, “le violazioni in merito al lavoro notturno senza deroga, l’assenza di tempo di riposo tra un turno e l’altro e il netto superamento dell’orario settimanale massimo di lavoro”.

Sempre nel 2018, a fine novembre, lo stilista tedesco tornò all’onore delle cronache per le immagini scelte in occasione del ‘Black friday’: una donna uccisa da un sedicente ‘killer dei prezzi’ e uno slogan decisamente rivedibile e inopportuno: ‘Uccidiamo con i prezzi migliori’.

Arriva il 2020, arriva la pandemia, arrivano anche novità da Plein. Pur beneficiando delle indennità per lavoro ridotto, lo stilista svelò di aver licenziato una trentina di dipendenti sui 110 che a marzo erano ufficialmente attivi.