Ticino

Sirica (Ps): 'La maggioranza del municipio è ancora al suo posto?'

Demolizione Ex Macello, il copresidente socialista davanti al proprio comitato cantonale affonda dopo le novità emerse oggi: 'O incompetenza, o menzogne'

Ti-Press
10 giugno 2021
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«Queste persone sono ancora al posto giusto?». È un affondo in piena regola quello che il copresidente del Ps Fabrizio Sirica lancia verso «la maggioranza» del municipio di Lugano davanti al comitato cantonale socialista riunitosi stasera via web. Un affondo perché «occorre assolutamente prendere una posizione di condanna chiara e netta contro questo agire, che si protrae da mesi». Mesi nei quali, per Sirica, «è evidente che le tensioni sono state ricreate e riproposte con uno scopo puramente elettorale dalla maggioranza liberal leghista che necessitava il capro espiatorio di turno per raccattare voti». Da lì, una «partita a scacchi», culminata con «un gesto di inaudita violenza istituzionale che ha fatto crollare la narrazione del municipio, e il tentativo di delegittimare l’autogestione è caduto come una maschera. La narrazione della sicurezza e dell’ordine è di fatto svanita e diventata insostenibile, con la maggioranza del municipio di Lugano che prima avalla la demolizione dell’ex Macello, poi si contraddice, ritratta, si smaschera e perde di obiettività».

‘Il giudizio politico oggi è già chiarissimo’

Per il copresidente del Ps, «il giudizio politico oggi è già chiarissimo: come minimo, siamo di fronte o a una gravissima incompetenza sia nella gestione dei fatti, sia nel prendere quella decisione, sia nella capacità di lettura della situazione, o di fronte a menzogne delle istituzioni, considerando come sia di sole poche ore fa il comunicato nel quale scrivono che l’intenzione fosse di demolire solo il tetto: un tentativo di deresponsabilizzarsi». Quando invece «è stata provata la presenza di amianto». In tutto questo, nel chiedersi «se la maggioranza del municipio è ancora al suo posto», Sirica esprime «piena solidarietà» alla municipale socialista Cristina Zanini Barzaghi, «una presenza fondamentale in quel consesso, perché con il suo racconto non ha permesso a un municipio borghese di coprirsi le spalle a vicenda e aiuterà la giustizia a fare il suo corso».

Riget: ‘Riforma Avs, pronti al referendum’

E se Sirica ‘spara’ ad alzo zero sulla maggioranza municipale di Lugano, la copresidente Laura Riget affronta in maniera altrettanto perentoria un altro tema di forte attualità: «Se nella sessione autunnale delle Camere federali non ci saranno sostanziali miglioramenti, sulla riforma dell’Avs appena votata dal Consiglio nazionale noi siamo pronti al referendum, come siamo pronti a combattere qualsiasi taglio delle pensioni». È una «decisione incomprensibile», quella che per Riget ha preso ieri la Camera del popolo. Perché «la situazione pensionistica delle donne è insufficiente già oggi, e invece che provare a risolvere il problema la maggioranza borghese ha preferito aumentare l’età pensionabile delle donne a 65 anni. Assurdo, soprattutto a pochi giorni dal secondo anniversario dello sciopero femminista che ha visto milioni di persone in piazza. Incomprensibile anche considerata la petizione dell’Unione sindacale svizzera che in pochissimo tempo ha raccolto 300mila firme di 300mila persone che volevano bloccare questo inaccettabile innalzamento». Sentire i borghesi parlare di «parità di trattamento», per la copresidente del Ps «rappresenta il loro non voler capire la realtà di molte donne lavoratrici che, tra discriminazioni salariali e lavoro domestico non riconosciuto ma anche molto altro, arrivano ad avere in Svizzera un divario di reddito di 100 miliardi di franchi rispetto agli uomini. Che si riflette sulle pensioni, un terzo più basse di quelle degli uomini». Questo, «è un affronto a tutta la popolazione lavoratrice perché significa non capire il momento storico che con automazione e avanzamento tecnologico sta riscrivendo il mondo del lavoro».

‘Risanamento Ipct, basta temporeggiare’

Le preoccupazioni di Riget riguardano anche la situazione in Ticino: «Ormai da troppo tempo la maggioranza borghese della Commissione parlamentare della gestione tiene ferma la questione del risanamento dell’Istituto di previdenza del Canton Ticino. Dopo aver difeso per decenni il sistema del secondo pilastro, instabile da superare, ora sembrerebbe che gli esponenti borghesi siano così abbagliati dalla loro posizione ideologica da non capire che la situazione dell’Ipct è drammatica e il risanamento di 500 milioni non può attendere. Lo Stato ha un obbligo verso 26mila affiliati, molti dei quali rischiano di perdere fino al 40% in 10 anni mentre il costo della vita aumenta. Senza risanamento peggiorerà il tutto, considerando anche i tagli alle rendite vedovili. Pure in questo ambito siamo pronti a batterci contro questo temporeggiare ai danni delle persone».

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