L'associazione di categoria chiede delle prospettive e la massima velocità nel versare gli indennizzi legati ai casi di rigore
A un anno dall'entrata del Ticino nel primo lockdown, GastroTicino, a firma del presidente Massimo Suter, ribadisce la necessità di avere delle prospettive sulle riaperture delle attività legate alla ristorazione, chiuse dallo scorso dicembre. "Quella che doveva essere un’eccezione, una transitiva ingerenza statale nelle nostre attività, a distanza di un anno fa sì che non si vedano, non solo la luce, ma nemmeno le pareti del famoso tunnel", scrive l'associazione di categoria in un comunicato.
In questo anno pandemico – si legge – "abbiamo dimostrato alto senso di responsabilità, rispettando le regole imposte dalle autorità e mettendo in atto tutte le misure restrittive, igieniche e di distanza sociale che ci permettessero, perlomeno, di poter restare attivi e contenere l’erosione di capitali in atto. Proprio per evitare di dover sopportare ulteriori conseguenze negative per i nostri posti di lavoro, per il nostro benessere e, non in ultima analisi, per le nostre vite, l’economia deve poter essere riattivata il prima possibile".
In un momento nel quale non è possibile dare certezze assolute – continua GastroSuisse – "le aziende ticinesi hanno bisogno perlomeno di una prospettiva; è pertanto indispensabile che il Consiglio federale dichiari il prima possibile la riapertura per le attività che garantiscono il rispetto delle norme di sicurezza vigenti. L’attività economica necessita di una chiara visione e la riapertura va annunciata con un sufficiente anticipo per permettere alle nostre aziende di organizzarsi al meglio: è inaccettabile e irriverente l’ipotesi 19 marzo vs 22 marzo con un improponibile preavviso di tre giorni, due dei quali festivi".
La richiesta è anche della massima velocità nel versare gli indennizzi legati ai casi di rigore e di stanziare altri fondi e aiuti "che possano assicurare la sopravvivenza delle nostre famiglie e aziende, fondamentali per l’economia e il turismo, senza dimenticare il nostro ruolo sociale quale punti di aggregazione e socializzazione".