Il medico cantonale riguardo all’aumento dei casi di Covid–19 in Lombardia: ‘Il virus non conosce nessun confine’
Il coronavirus fa tremare ancora l’Italia e soprattutto la Lombardia che sta vedendo un’impennata dei casi di Coronavirus. Il Ticino si deve preoccupare? «Il virus non conosce nessun confine, è arrivato in tutto il mondo», ricorda il medico cantonale Giorgio Merlani. «La diffusione sul territorio dipende anche dalle misure che sono messe in atto e dal comportamento delle persone. Se manteniamo queste misure attuali forse riusciremo ad affrontare la situazione senza entrare in una terza ondata. Questo calcolando la presenza delle varianti e di un numero leggermente aumentato di casi. Se vogliamo invece andare verso aperture più generose il rischio di propagazione cresce di conseguenza».
A differenza dello scorso anno ora abbiamo a disposizione un vaccino. «È chiaro che dalla vaccinazione ci attendiamo molto. È vero anche che il numero di dosi che sono state somministrate finora non permette di bloccare la diffusione del virus. – ricorda Merlani –. Quello che però ci aspettiamo di vedere è un minore impatto in termini di malati gravi e di morti. Questo perché abbiamo dato priorità alle persone più fragili. Lo dimostra l’esempio delle case anziani, nelle quali abbiamo potuto vaccinare circa l’85% degli ospiti e dove non sono più stati registrati casi da oltre due settimane e mezzo. Quindi questo effetto protettivo avrà sicuramente un esito positivo sulle persone più vulnerabili». I dati precisi sulla diffusione del virus in presenza della somministrazione dei vaccini sono difficili da stimare: «È possibile che avremo a pari numero di nuovi casi, minore numero di ospedalizzati e magari di decessi. È possibile, ripeto, ma sono tutte ipotesi». Al riguardo «stiamo modellizzando, con la collaborazione dell’Università della svizzera italiana, l’effetto che la vaccinazione dovrebbe avere anche in base al numero di persone vaccinate. Per dire esattamente cosa succederà è ancora presto».
Riguardo alle varianti quali sono i rischi per la popolazione? «Nel mondo sono presenti molte varianti perché il virus muta. Ce ne sono alcune meno trasmissibili, altre che non hanno nessun effetto – dice il medico cantonale –. A livello teorico i possibili scenari sono tre. Il primo è la diffusione di varianti più contagiose, possibilità che abbiamo già visto con quella inglese. Il secondo è che appaiano delle varianti in grado di evadere meglio il sistema immunitario. Questo significherebbe che persone che hanno già contratto l’infezione si ammalino di nuovo, ma in maniera più blanda. Terzo caso, è immaginabile che ci siano delle varianti che abbiano un effetto più grave sull’organismo, una maggiore letalità. Attualmente non mi risulta ve ne siano in circolazione».
A livello biologico non sarebbe vantaggioso per un virus essere più mortale, ma più contagioso sì: «Sempre in maniera teorica, un virus più contagioso ha un vantaggio biologico rispetto agli altri che circolano. La variante inglese lo ha dimostrato bene, ha soppiantato quella di Wuhan nel giro di pochi mesi – ricorda Merlani –. Una variante più mortale non dovrebbe avere nessun vantaggio. Il virus non trae giovamento dall’uccidere il suo ospite. Per lui la condizione ideale sarebbe infettare l’essere umano senza che questi se ne accorga e passare da un individuo all’altro diffondendosi così in tutto il mondo. Dunque non ci aspettiamo il terzo scenario anche se qualche dato sulla variante inglese solleva il dubbio che possa causare più malattia».
Il fatto che una variante renda meno efficace il vaccino è ciò che preoccupa maggiormente. «Possiamo fare il parallelo con l’influenza. Essa torna ogni anno leggermente cambiata e bisogna rifare la vaccinazione. Non è la situazione attuale col Covid–19 – rassicura il medico cantonale –, non c’è una variante che sfugge completamente al vaccino. Però in un futuro è possibile che dovremo rivaccinare le persone. Bisogna però ricordarsi che più si va avanti, più gente sarà vaccinata e meno saremo vulnerabili».
Come evolverà dunque la situazione? «La mia impressione è che a lungo termine il coronavirus prenderà il posto dell’influenza. Esso circolerà e la maggior parte della popolazione non ne sarà toccata più di tanto. Alcuni avranno invece dei decorsi più gravi», afferma Merlani.