L’ormai ex capogruppo non torna sui suoi passi dopo il ribaltone leghista sul Preventivo: ‘Non mi è più riconosciuta l’autorevolezza della guida’
Le sue dimissioni da capogruppo e da membro della Commissione della gestione preoccupano soprattutto gli avversari politici, ideologicamente parlando. E meglio, i responsabili dei gruppi parlamentari degli altri partiti di governo. Che in lui avevano trovato un affidabile e impegnato interlocutore nella messa a punto in Gestione, tra non facili mediazioni, di un rapporto unico sul Preventivo 2021 del Cantone, il Preventivo versione coronavirus: quasi 231 milioni di disavanzo. Ma a cinque giorni dalla lettera nella quale comunicava all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio la rinuncia a mantenere la guida dei deputati leghisti, lui, Michele Foletti, non ha cambiato idea. «Il problema è che non ho più l’autorevolezza per andare a discutere, a trattare con i colleghi capigruppo, visto che il mio gruppo parlamentare mi ha voltato le spalle», dice il decano del parlamento. Sullo sfondo delle parole del municipale di Lugano, l’iniziale annuncio in via Monte Boglia di proposte di emendamento e poi la bocciatura dei conti martedì in Gran Consiglio (assente Foletti per un infortunio) da parte della netta maggioranza del gruppo leghista, dopo il no del plenum ai tagli sollecitati e illustrati da Boris Bignasca.
Afferma di non aver più l’autorevolezza “per andare a discutere” con gli altri capigruppo. Foletti si sente sfiduciato dai suoi e ribadisce di non sentirsi più «nelle condizioni per essere un capogruppo credibile nei confronti degli altri partiti». Un gruppo, quello leghista, «che in questa seduta di Gran Consiglio ha seguito un po’ quelle che erano le indicazioni dell’Udc, che è partito d’opposizione. Pensiamo agli sgravi fiscali chiesti in materia di premi di cassa malati. In un primo tempo si era deciso di non accogliere la proposta, poi in parlamento si è fatto il contrario. Ora, come fai a fare il capogruppo di un partito che ha la maggioranza relativa in governo ma che vota contro il governo». Una frattura insanabile tra Foletti e buona parte del gruppo? «Non so, non è comunque il primo strappo e non è strutturale. Vedremo. Intanto al nostro interno si dovrà trovare un nuovo capogruppo e in seguito decidere quale linea tenere: se si adotterà una linea anti-governativa credo che potrebbe essere un problema per i nostri due consiglieri di Stato».
Una frattura che potrebbe indebolire il movimento? «Nelle sezioni le cose funzionano bene - assicura Foletti -. No, è il solito problema latente che c’è all’interno del gruppo in Gran Consiglio; c’è di chi vuole un partito di opposizione e c’è chi si riconosce in un partito che ha la maggioranza relativa in governo quindi con responsabilità verso il Paese». La Lega ha bisogno di? «Di meno Facebook e di meno Instagram». E questo «non vale solo per la Lega. C’è bisogno di persone che facciano proposte praticabili per aiutare il Paese a uscire da questa difficile situazione provocata dalla pandemia. Non c’è più equilibrio in politica, eppure in questo momento ne servirebbe tanto», sottolinea Foletti, entrato qualche tempo fa nel team dei quattro coordinatori del movimento di via Monte Boglia, in quanto capogruppo. Ora ex. Di una frazione parlamentare che non potrà contare più, da gennaio, su due ‘pontieri’ come Amanda Rückert e Fabio Badasci entrambi dimessisi dalla carica per motivi professionali.
È consigliere nazionale e municipale di Lugano, ma è anche direttore de ‘Il Mattino della domenica’: Lorenzo Quadri la Lega la conosce bene. A domanda della ‘Regione’ se con la bocciatura del Preventivo sia cambiato qualcosa nel movimento di Via Monte Boglia risponde secco: «Ci sono sempre state delle contrapposizioni su determinate posizioni puntuali tra la parte più istituzionale e quella più barricadera. A mio giudizio, dall’esterno perché non sono in Gran Consiglio, la scelta era appunto tra un discorso più istituzionale con un accordo sul Preventivo che fosse condiviso da tutti i partiti di governo, e un discorso più tipicamente leghista che portasse avanti comunque nostre storiche rivendicazioni». Come quella del taglio lineare alla spesa pubblica, proposta che Quadri ricorda «è nostra da sempre, il Nano e Attilio Bignasca l’hanno sempre sostenuta, non è una sorpresa di questi giorni».
Sulla questione delle dimissioni di Foletti concede: «Capisco che chi, come il capogruppo, ci aveva messo la faccia sottoscrivendo un accordo con gli altri capigruppo e poi viene sconfessato dalla maggioranza del gruppo si trovi in una situazione di difficoltà, è evidente». Volgendo lo sguardo al futuro, Quadri avverte: «Sarà importante evitare di assestarsi su decisioni che sono in contrasto con quella che è la linea originaria della Lega, abbiamo visto con Plr e Ppd cosa succede quando si tradiscono lo spirito e le radici di un partito...». Insomma, non è successo niente. Lega istituzionale e Lega barricadera. «Viene sempre spacciata come se fosse un’anomalia che ci sia una Lega di governo e una di lotta», afferma il consigliere nazionale. Che spiega: «Io ora sono a Berna, sappiamo benissimo che c’è un Consiglio federale con due socialisti e spesso il gruppo Ps vota contro i suoi stessi ministri. La stessa cosa la fa l’Udc. Trovo bizzarro che una realtà che esiste ovunque quando riguarda noi venga descritta come qualcosa di strano».
Con le Comunali davanti, e un’Udc in continua crescita di consenso, però il tema su come aumentare i voti in casa leghista si pone. Cosa si aspetta la base secondo Quadri? «Che la Lega resti la Lega. Io, che vengo inquadrato in quella che si può chiamare ala barricadera, dico sempre che l’importante è essere propositivi, con temi, idee, iniziative, referendum perfettamente inquadrabili e identificabili come della Lega. Proposte e battaglie davvero nostre». Andando oltre le storiche battaglie su frontalierato e mercato del lavoro? «Non le sminuirei», puntualizza. Ma aggiunge: «Sicuramente per quanto riguarda fiscalità e socialità la Lega potrebbe essere più presente di quanto è adesso».