La scelta inglese di accelerare la distribuzione di un preparato della Pfizer è ritenuta, dal farmacista cantonale Zanini, 'temeraria ed eticamente discutibile'
L’opinione pubblica rischia di essere frastornata dalle notizie di distribuzione di vaccini anti-Covid iniziate in alcuni paesi. La Gran Bretagna, per esempio, ha già avviato una campagna di distribuzione del preparato di Pfizer/BioNTech sulla base di una procedura di emergenza. Ma anche Cina e Russia stanno procedendo a somministrazioni di massa dei loro preparati. Da oggi anche gli Stati Uniti inizieranno a vaccinare la fetta più vulnerabile della loro popolazione con il vaccino di Moderna. In Svizzera, al di là delle dichiarazioni di Virginie Masserey, responsabile della sezione di controllo delle infezioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica, che si è detta sicura che il primo vaccino dovrebbe avere il via libera di Swissmedic a inizio gennaio, non ci sono al momento evidenze che ciò avverrà. Non prima dell’inizio della prossima estate, ovvero aprile, maggio e giugno. «Nell’adottare la legge Covid-19, lo scorso settembre, il Parlamento ha rinunciato a prevedere un’omologazione di emergenza dei vaccini pandemici», spiega Giovan Maria Zanini, farmacista cantonale, spegnendo l’entusiasmo di chi immaginava di mettersi alle spalle in fretta questo particolare momento storico. «La scelta inglese - continua Zanini - a questo punto della ricerca scientifica è alquanto temeraria ed eticamente discutibile». «Non sono il solo a pensarla così, ma gran parte del mondo scientifico internazionale. Una omologazione di emergenza comporta dei rischi e non rassicura la popolazione», continua ancora il farmacista cantonale.
«Un conto è se fossimo stati confrontati con una malattia tipo l’Ebola con una mortalità nell’ordine del 60%, ma ciò non è il caso del Covid-19. Quindi, fino a quando Swissmedic non avrà esaminato tutte le informazioni disponibili sui quattro vaccini pandemici che hanno richiesto l’omologazione (AstraZeneca/UniOxford, Pfizer/BioNTech, Janssen-Cilag J&J e Moderna, ndr), non inizierà nessuna distribuzione di massa», continua ancora Giovan Maria Zanini. La stessa procedura - quella di una procedura accelerata basata però sulla revisione regolare di tutti dati man mano che sono generati - l’ha adottata anche l’Ema, l’agenzia europa del farmaco. Questo per dire che la Svizzera non è da sola in questa scelta prudenziale. «Il primo principio della medicina - afferma infatti il medico cantonale Giorgio Merlani - è quello di non nuocere (primum non nocere, ndr). Sono a favore dei vaccini, ma senza dati certi farei fatica a consigliare le persone a farlo». E quando il vaccino sarà disponibile anche in Svizzera, la situazione non cambierà di molto rispetto all’attuale. «I protocolli di sicurezza - distanziamento, disinfettante e mascherina - non verranno abbandonati e dovranno essere osservati anche nei prossimi mesi. Questo non vuole dire che la situazione attuale si protrarrà ancora così a lungo».
A ogni modo quando ci saranno dati «solidi e completi da dimostrare la qualità, la sicurezze e l’efficacia», la distribuzione potrà avvenire anche in Ticino. «L’organizzazione logistica è in corso e si prevedono fino a sei centri di vaccinazione. Inoltre, ci sarà la possibilità di vaccinare in strutture sanitarie e studi medici e se del caso, con il sostegno di squadre mobili», aggiunge ancora il farmacista cantonale Zanini. Infine, quando sarà nota la strategia vaccinale da parte dell’Ufficio federale della sanità pubblica, «si saprà quale popolazione a rischio (anziani o personale sanitario, ndr) e a quali condizioni potrà accedervi - volontariamente - per prima». I costi, in ogni caso, saranno interamenti coperti da Confederazione, Cantoni e Casse malati senza pesare direttamente sui cittadini.