Ticino

No prostituzione a casa del cliente, è interrogazione

Matteo Quadranti (Plr): nel Regolamento il Consiglio di Stato ha messo altri paletti

15 settembre 2020
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Un parto tormentato: ben cinque anni dalla presentazione del primo messaggio governativo (24 gennaio 2013) all'approvazione parlamentare della nuova normativa (22 gennaio 2018).  E un'esistenza - quella della Legge cantonale sulla prostituzione, entrata in vigore lo scorso anno, rimpiazzando il testo del 2002 - che si preannuncia altrettanto travagliata. Ci sarebbe infatti un inghippo. Riguarda la prestazione sessuale fornita al domicilio del cliente. L'inghippo o presunto tale è al centro di un atto parlamentare che trae spunto da un recente articolo del 'Corriere del Ticino'. Stando al quale le autorità inquirenti, scrive il deputato liberale radicale Matteo Quadranti in un'interrogazione al Consiglio di Stato depositata nei giorni scorsi, “hanno iniziato a condannare delle prostitute per aver svolto la loro attività in hotel, su richiesta dei clienti, o in appartamenti di quest’ultimi. La prostituzione, sostengono, sarebbe lecita solo nei locali erotici e negli appartamenti di proprietà o in locazione alle prostitute”.  Nei decreti d'accusa, segnala ancora Quadranti, verrebbe indicata la violazione del capoverso 4 dell‘articolo 14 della legge sul meretricio. La citata norma, si rileva nell'interrogazione, “prevede semmai che ‘L’esercizio della prostituzione in tali locali va notificato al Dipartimento. il Consiglio di Stato ne stabilisce le modalità’, laddove per locali si intendono quelli in uso proprio alla prostituta che riceve presso di sé”.  È pertanto auspicabile “un chiarimento”. Cosa che “può avvenire” impugnando i decreti d’accusa, ciò che spetta eventualmente a chi è stato raggiunto dalla decisione del Ministero pubblico, oppure “modificando/precisando la legge cantonale, passando dal Gran Consiglio”. Sta di fatto che “l’incertezza del diritto andrebbe fugata al più presto nell’interesse dei cittadini”, sottolinea Quadranti, che sollecita spiegazioni da parte del governo, chiedendogli quali passi intenda, se del caso, intraprendere. 

'La legge dice un'altra cosa'

Un'incertezza generata dal fatto, commenta Quadranti interpellato dalla 'Regione', «che il Consiglio di Stato nel Regolamento sull'esercizio della prostituzione è andato troppo in là, ha aumentato i paletti inseriti nella Legge». Nel primo capoverso dell'articolo 43 del Regolamento si legge testuale: “L’attività di prostituzione in un appartamento che non soggiace ad autorizzazione deve essere notificata dalla persona che mette a disposizione l’appartamento destinato all’esercizio della prostituzione. Al momento della notifica, la persona che mette a disposizione l’appartamento deve presentare copia di un documento d’identità valido”. E a livello di sanzioni, l'articolo 56 del Regolamento definisce “punibile” anche ”la persona che, senza essere in possesso della necessaria autorizzazione o senza aver effettuato il necessario annuncio o la notifica, esercita un'attività soggetta alla presente legge”. Il punto, scrive il deputato liberale radicale al Consiglio di Stato, è che la Legge “prevede espressamente al capitolo primo quali sono i luoghi vietati (articolo 3) e tra questi non vi sono gli hotel o gli appartamenti dei clienti. Infatti, vietata è la prostituzione di strada e quella nei luoghi vietati definiti dai singoli comuni”. Ebbene, nessuna menzione per gli appartamenti o le stanze di albergo dove si troverebbe l'ipotetico cliente. Appartamenti e stanze di albergo che però, stando al Regolamento, non essendo destinati all'esercizio del meretricio, e dunque non notificati, potrebbero porre dei problemi. E quindi? «Quindi un cliente dovrebbe notificare di aver ricevuto a casa una prostituta?», rileva provocatoriamente Quadranti. «Se la prostituta che esercita tranquillamente a casa sua con una notifica ha un cliente che le chiede di recarsi in hotel o al suo domicilio deve rifiutare il cliente o farlo notificare? Ma scherziamo?!». Insomma, «il Regolamento va davvero oltre, serve che venga fatta chiarezza».

L'ex relatore: necessario un chiarimento giuridico

Autori del rapporto commissionale sulla nuova legge accolto dal Gran Consiglio nel gennaio di due anni fa erano Giorgio Galusero (Plr) e Amanda Rückert (Lega). «Probabilmente, ritengo, il governo nella stesura del regolamento è andato oltre lo spirito della legge - osserva Giorgio Galusero, da noi contattato, concordando con Quadranti -. Questo aspetto della prostituzione al domicilio del cliente non è mai stato affrontato in commissione non essendo menzionato, perlomeno esplicitamente, nel progetto di nuova legge che ci era stato sottoposto dal Consiglio di Stato. Nell'esame parlamentare ci si è occupati dell'esercizio della prostituzione negli appartamenti di proprietà, o dove vivono in affitto, delle persone che forniscono prestazioni sessuali a pagamento. Occorre comunque chiarire giuridicamente l'esercizio della prostituzione al domicilio del cliente, per evitare ricorsi che potrebbero far saltare il tutto». Il Ministero pubblico, da noi interpellato, non rilascia per il momento dichiarazioni essendo pendente l'atto parlamentare di Quadranti.