Le due donne sono state assolte dall'accusa di aver infranto la Legge cantonale sulla prostituzione. L'avvocato Clemente: 'Farà giurisprudenza'
Non hanno infranto la legge. Vittoria per due prostitute del Luganese, e per il loro patrocinatore – l'avvocato Ignazio Maria Clemente – oggi in Pretura penale a Bellinzona. Il pretore Marco Kraushaar ha infatti assolto le due donne, che hanno impugnato un decreto d'accusa che le incolpava di esercizio illecito della prostituzione. Oggetto del contenzioso, il fatto che le due – entrambe cittadine rumene di 30 e 21 anni – abbiano esercitato a domicilio dei rispettivi clienti. Secondo la tesi del sostituto procuratore generale Nicola Respini, si tratterebbe di una pratica che violerebbe la Legge cantonale sulla prostituzione entrata in vigore l'anno scorso e pertanto con due decreti del maggio scorso ha chiesto una multa di 300 franchi a testa per le due donne. Per la pubblica accusa la legge permetterebbe di esercitare il meretricio unicamente in un appartamento di proprietà o affittato dalla prostituta oppure in un locale erotico.
«Ma la sentenza di oggi dimostra che non è così – osserva l'avvocato –. In realtà la legge non ne parla perché è consentito». L'avvocato Clemente sottolinea che in Ticino vi sarebbero «decine di situazioni analoghe. Altre inchieste sono in corso, ma sono tutte ferme in attesa di questa sentenza che è una prima e farà giurisprudenza. Il pretore ha stabilito che questa prassi, sia del Ministero pubblico sia di Teseu (la sezione della Polizia cantonale che si occupa anche di prostituzione oltre che della lotta al traffico di esseri umani, ndr) non è lecita». Il legale sottolinea infatti che a essere «problematiche» sarebbero proprio le inchieste condotte, che l'anno scorso e a inizio di quest'anno, avrebbero sistematicamente preso di mira le prostitute che esercitano a domicilio dei clienti o negli alberghi.
La questione ha una sua rilevanza politica ed è stata portata all'attenzione del Consiglio di Stato da un'interrogazione firmata dal deputato liberale-radicale Matteo Quadranti. Il parlamentare ha messo in evidenza la mancanza di chiarezza del testo legislativo, sottolineando tuttavia che l'articolo 3 della Legge non cita né i domicili dei clienti né gli alberghi come luoghi vietati per l'esercizio della prostituzione.