Ticino

Tpf/Tf, tra rapporti e querele. 'Momento grave'

Tensioni nella magistratura federale e accuse incrociate, i consiglieri nazionali Regazzi e Farinelli: situazione insostenibile, intervenga il parlamento

7 settembre 2020
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«La situazione sta diventando insostenibile e inaccettabile. La credibilità degli organi giudiziari è fondamentale in uno Stato di diritto e allora non si può più stare alla finestra. Va bene la separazione dei poteri, ma credo che a questo punto si imponga un intervento piuttosto deciso da parte dell’autorità politica, da parte delle competenti commissioni del parlamento federale. Altrimenti non se ne viene più fuori e il rischio è che si inneschi una crisi istituzionale senza ritorno. È un momento grave». Più esplicito di così non poteva essere il consigliere nazionale popolare democratico Fabio Regazzi nel commentare l’ultimo capitolo, in ordine di tempo, del tormentato periodo che sta attraversando la magistratura penale federale. La giudice Andrea Blum, vicepresidente della Corte d’appello del Tribunale penale federale, con sede a Bellinzona, ha denunciato per calunnia i tre membri della Commissione amministrativa del Tribunale federale, ovvero il presidente del Tf Ulrich Meyer, la vice Martha Niquille e il giudice Yves Donzallaz. Lo hanno riferito l’altroieri media d’oltre Gottardo. La denuncia, indica un dispaccio dell’Agenzia telegrafica svizzera, è giunta il 20 luglio al Ministero pubblico della Confederazione. Il 5 agosto la Procura federale ha designato Ulrich Weder procuratore straordinario: sarà lui a trattare la querela. Quanto pubblicato da CH Media è stato confermato dall’Mpc a Keystone-Ats. Tuttavia, perché il procedimento penale possa partire, il parlamento, si ricorda nel dispaccio, dovrà togliere ai tre magistrati l’immunità di cui beneficiano i giudici federali. Bersaglio della denuncia della lucernese Blum, area Udc, è dunque quella Commissione del Tf, autorità di vigilanza sul Tribunale penale federale, che ha stilato e divulgato nell’aprile di quest’anno il (controverso) rapporto sulle disfunzioni, vere o presunte, all’interno del Tpf segnalate da indiscrezioni giornalistiche.

Il (contestato) documento di Mon Repos

Spese, tempi di lavoro, sessismo, relazioni sentimentali, residenze all’estero, mobbing nei confronti di giudici e dipendenti ticinesi del Tribunale penale federale: questi e altri i temi finiti sotto la lente della Commissione amministrativa. La quale, fra l’altro, ha escluso il mobbing e, anzi, bacchettato due giudici italofoni e la segretaria generale del Tpf. Inoltre, niente sessismo. Conclusioni, queste del Tribunale federale, poi duramente contestate dalle Commissioni della gestione del parlamento federale. Ma nel proprio documento – reperibile sul sito online del Tf – la Commissione amministrativa rileva(va) anche che Blum, quale vicepresidente della Corte d’appello, “ha portato i problemi interni irrisolti direttamente in parlamento, tramite il consigliere nazionale Pirmin Schwander (democentrista, ndr), con cui ha un rapporto di fiducia”. Nella pagina successiva, la 31, si legge: “Adire direttamente parlamentari o membri delle commissioni con la trasmissione di informazioni e documenti provenienti dal Tribunale tramite singoli giudici lede il segreto d’ufficio (...) Soltanto il presidente rappresenta il Tribunale penale federale verso il parlamento”. La giudice Blum non ci sta. E trarrebbe origine da quelle frasi della Commissione amministrativa la denuncia per calunnia. Sorge però spontanea una domanda: il procuratore straordinario Weder valuterà anche quanto scritto dalla stessa Commissione e citato sopra?   

La denuncia della giudice lucernese la dice lunga sul clima nella magistratura penale federale. Lo scorso mese il Consiglio di Stato, preoccupato per il possibile danno di immagine per il Tpf – operativo in Ticino dall’inizio della sua attività, nel 2004 – e per l’antenna luganese del Ministero pubblico della Confederazione, si è rivolto nero su bianco al governo federale sollecitando totale e rapida chiarezza sulle presunte tensioni nei due organi giudiziari. «Ci sono dei problemi nei rapporti di lavoro interni che vanno affrontati con una certa urgenza», osserva la consigliera agli Stati socialista Marina Carobbio, presidente della deputazione ticinese alle Camere federali. Deputazione che «tornerà, negli incontri che avremo durante la sessione parlamentare di settembre, a discutere del tema. Non foss’altro perché il Tribunale penale federale ha sede a Bellinzona. A noi parlamentari federali preme comunque che vi sia in seno agli organi giudiziari della Confederazione un clima di lavoro sereno poiché anche ciò contribuisce a una buona amministrazione della giustizia». Così, riprende Regazzi, «non si può più andare avanti. Quello che sta avvenendo non è degno di un’autorità giudiziaria. I tribunali federali, nella fattispecie sia quello di prima istanza, cioè il Tpf, sia il Tf, devono essere dei punti di riferimento per il cittadino». In ballo c’è la loro autorevolezza. Regazzi ribadisce: «Secondo me è necessario un intervento deciso della politica. In occasione della riunione del mio gruppo chiederò di quali margini di manovra concreti dispone il parlamento federale, con riferimento tanto al Tpf quanto al Tf».

‘Intervengano le Commissioni della gestione’

Sulla medesima lunghezza d’onda di Regazzi è Alex Farinelli. Afferma il deputato liberale radicale al Nazionale: «Visto il susseguirsi di accuse incrociate, tra controllati e controllori, le Commissioni della gestione delle Camere, commissioni che esercitano l’alta vigilanza sulla gestione anche dei tribunali federali, devono prendere in mano la situazione e risolverla una volta per tutte».