Ticino

Il Primo Maggio dell'Ocst: 'Lavoro e reddito prioritari'

Renato Ricciardi: "Interrompere la spirare al ribasso dei salari ticinesi. La crisi è anche un'opportunità per rivedere il modello di sviluppo"

Renato Ricciardi, segretario cantonale dell'Ocst (Ti-Press)
29 aprile 2020
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È una Festa del Lavoro particolare, quella che si celebrerà venerdì di questa settimana. Per la prima volta non si terrano né cortei, né manifestazioni di piazza. Questo non vuol dire che mancheranno le riflessioni sul tema del lavoro proprio nel momento in cui si rischia un'ecatombe lavorativa. Con l'emergenza coronavirus o meglio, dopo il superamento della crisi sanitaria, si prospetta una crisi economica la cui portata è ancora incerta. «L'impegno del nostro sindacato in una prima fase è stato prioritariamente orientato alla protezione della salute delle lavoratrici e dei lavoratori. Affiancato a ciò c'è stata una pressante richiesta alle autorità perché introducessero misure a sostegno dell'occupazione», ha spiegato Renato Ricciardi, segretario cantonale dell'Organizzazione cristiano sociale ticinese (Ocst), durante una conferenza stampa via streaming. L'ampliamento delle indennità per lavoro ridotto sia per quanto riguarda i beneficiari, sia la durata delle stesse da tre a sei mesi è una di queste misure eccezionali varate del Governo federale per mitigare gli effetti negativi della pandemia. Ma ciò non è ancora sufficiente per evitare una profonda crisi economica. «Serve anche una politica di sostegno al reddito delle famiglie per mantenere un'adeguata domanda interna», continua Ricciardi che fa notare come siano i consumi «il vero motore dello sviluppo, non certo il capitale finanziario detenuto in qualche oasi fiscale». «In Ticino - ha proseguito il segretario dell'Ocst - si deve interrompere la spirare al ribasso che porta i livelli salariali sempre più distanti dalle medie nazionali». Al consiglio di Stato ticinese e anche ai Comuni, si chiede comunque uno sforzo finanziario ulteriore per uscire dalla crisi. «Aiuti mirati e a fondo perso potrebbero aiutare tanti piccoli artigiani e lavoratori indipendenti», sottolinea Ricciardi che ricorda che sono appena iniziati gli incontri della task force cantonale per il rilancio voluta proprio dal Dipartimento delle finanze e dell'economia diretto da Christian Vitta.

Ricciardi ha fatto notare che la crisi darà all'economia ticinese anche l'opportunità di ripensarsi. «La parte attualmente più fragile - le aziende a basso valore aggiunto, per esempio, che sfruttano la manodopera con salari indecenti offrendo poche opportunità per i residenti - potrebbe non sopravvivere. A questo proposito ci chiediamo: cosa temono le aziende che hanno interposto ricorso contro il salario minimo?».

Nel frattempo si è però alla vigilia di una riapertura delle attività economiche dopo quasi due mesi di stop forzato. «Per l'Ocst la priorità deve restare sempre e comunque la protezione della vita e della salute, per questo è importante che i prossimi passi vengano intrapresi con la massima prudenza per evitare una seconda ondata epidemica che - confermano le autorità sanitarie - potrebbe essere più crudele della prima», commenta Ricciardi. «Su questo punto saremo vigili e non faremo sconti alle aziende che violano le necessarie norme di sicurezza. Chiediamo alle autorità cantonali di essere inflessibili su questo punto e alle associazioni imprenditoriali di emarginare le aziende che speculano e commettono abusi, mettendo a rischio la salute di chi lavora e dell'intera comunità».

La risorsa telelavoro

Se il coronavirus si fosse presentato alle nostre porte in questa forma anche solo dieci anni fa, con gli strumenti tecnologici allora a disposizione, sarebbe stato più complesso adattarci alla situazione. Il telelavoro è stato organizzato, nella maggior parte dei casi, in breve tempo. «Grazie a un grande impegno, gli insegnanti, per esempio, sono riusciti a proseguire le attività didattiche. È stato anche possibile tenere i contatti con la maggior parte delle persone anziane, le più isolate in questo periodo. In pochi giorni sono state attivate moltissime riunioni e incontri virtuali, che hanno portato grande beneficio e costituiscono un indubbio valore sociale. Questa esperienza maturata nostro malgrado non deve essere abbandonata per la fretta, comprensibile, di ritornare alla normalità. In questa fase nella quale certamente non possiamo ritenerci fuori dalla crisi, è importante che tutti coloro che possono continuare a lavorare da casa, continuino a farlo anche a protezione di chi non può evitare di recarsi sul luogo di lavoro», ha ricordato ancora il segretario cantonale dell'Ocst che precisa: «D’altra parte, andranno valutate le insidie, anche giuridiche, legate a questa forma di lavoro: come misurare la produttività dei dipendenti che lo usano, il limite fra il tempo di lavoro e quello di riposo o i costi e la sicurezza della postazione di lavoro».

Le lezioni pe il futuro

Come sostenere chi è rimasto escluso dagli aiuti? Nonostante i numerosi aiuti messi in campo dalle autorità cantonali e federali, troppe sono ancora le vittime economiche di questa epidemia. Tra queste, vale la pena di ricordarlo, «sono molto numerose le donne, che spesso svolgono compiti di servizio». Sono rimasti esclusi dal lavoro ridotto in primo luogo il personale di pulizia dipendente da privati e le badanti. Resta inoltre duramente colpito il personale stagionale delle strutture alberghiere e della ristorazione che hanno deciso di non fare capo al lavoro ridotto, nonostante fosse possibile. Queste persone rischieranno nella prossima stagione invernale di rimanere prive della copertura dell’assicurazione disoccupazione.
«L’OcstT non resta inerme a guardare queste situazioni e chiede al Cantone di mettere in campo tutte le misure necessarie per non lasciare queste persone, che offrono servizi preziosi alla comunità, abbandonate in stato di necessità. Altre categorie ricevono aiuti, ma in una forma limitata. Sono tutti coloro che, in qualche modo, sono toccati dalla precarietà e che, purtroppo, ancora una volta, mostrano di essere dotati di risorse e strumenti limitati per resistere agli scossoni economici e sociali: gli interinali, le lavoratrici e i lavoratori a ore e su chiamata, con contratti stagionali o a tempo determinato, i piccoli indipendenti, i freelance. Queste persone in caso di disoccupazione, per esempio, possono beneficiare di prestazioni molto ridotte, o addirittura non possono fare capo a questo importante sostegno in caso di necessità. Una riforma delle assicurazioni sociali è quindi prioritaria», ha affermato Renato Ricciardi.

La rotta della solidarietà

Il coronavirus non ha fatto che esacerbare la situazione già fragile del mercato del lavoro e dell’economia del Ticino. Lo dimostrano numerosi indicatori che non faranno che peggiorare nei prossimi mesi: il tasso di disoccupazione, il livello dei salari, la quota di lavoratori frontalieri rispetto alle persone occupate, il ricorso al sostegno sociale, il numero di working poor. «In un momento come questo sarà inevitabile ripensare il nostro modello di sviluppo economico. Il sindacato è pronto a fare la sua parte a tutela del lavoro», ha concluso Ricciardi.