Per Unia e Ocst in vista delle riaperture è fondamentale la tutela della salute dei salariati. Ed è forte la preoccupazione per i possibili licenziamenti
Convivere con il virus. Questo concetto è stato utilizzato più volte sia dalle autorità sanitarie sia da quelle politiche di tutto il mondo. Perché usciti dalla fase acuta dell'emergenza il Covid-19 non sparirà d'incanto, purtroppo. Rimarrà, almeno finché non sarà pronto un vaccino. Questa 'convivenza' forzata come si tradurrà in un mercato del lavoro già sotto stress a causa della chiusura di tutte le attività non essenziali chiesta a Berna dal Cantone per fronteggiare la diffusione del coronavirus e avallate dal Consiglio federale? Quando, lentamente e gradualmente, le attività riprenderanno che scenario si troveranno di fronte i salariati, anche a livello di disoccupazione?
"Dall'inizio abbiamo due priorità - risponde il segretario regionale di Unia Giangiorgio Gargantini -. Vale a dire proteggere la salute e proteggere il reddito". Evidentemente, "la garanzia del posto di lavoro è la pietra angolare nella lotta che ci aspetta per la protezione del reddito dei lavoratori". In una situazione, come rilevato all'infopoint di lunedì dalla caposezione del Lavoro Claudia Sassi, preoccupante: si rischia di salire, in linea con le previsioni della Seco, da 6 a 12mila disoccupati portando il tasso dal 3,6 attuale a oltre il 7 per cento. "Siamo assolutamente coscienti che questa situazione avrà conseguenze, ma siamo convinti che, al netto delle misure che mancano per gli indipendenti, quanto messo in campo finora è giusto e permetterà di limitare le conseguenze sul tasso di occupazione", riprende Gargantini.
Che però mette qualche puntino sulle i. "Il Ticino era un cantone già sofferente prima dell'epidemia, e adesso sarà ancora peggio. La nostra richiesta di chiusura delle attività è stata fatta a malincuore, chi è a lavoro ridotto perde quasi un quarto del salario. È chiaro, per noi, che dovrà esserci una sorta di progetto di rinascita che come sindacato chiediamo da tempo e oggi è ancora più impellente", continua. Un progetto che "comporta misure incisive, politiche anticicliche che richiederanno iniezioni di capitali importanti e salvaguardia del potere d'acquisto dei lavoratori". Perché per il segretario di Unia il punto è questo: "Se i cittadini non possono spendere, è tutto il territorio che si ferma".
E poi c'è il discorso dei controlli: "La sicurezza di chi lavora e della popolazione tutta sono fondamentali". Quindi ecco l'invito "a riflettere sulle misure di sicurezza assieme ai salariati, integrandoli a tutti i livelli di discussione compreso lo sviluppo di 'protocolli Covid-19' azienda per azienda". Tenendo bene a mente "che ci vorrà molta attenzione". Nel senso, conclude, "che tutto dovrà avvenire in piena e totale sicurezza, e gradualmente: da un'ipotetico secondo lockdown dovuto a una seconda impennata di contagi l'economia ticinese non si rialzerebbe più".
Sui controlli spinge l'acceleratore anche Renato Ricciardi, segretario dell'Ocst. "Proteggere la salute dei lavoratori è la nostra massima priorità", spiega interpellato dalla 'Regione'. "I dati degli ultimi giorni dicono che c'è un calo dei contagi, ma bisogna mantenere un'elevata attenzione al rispetto delle misure di prevenzione dentro e fuori le aziende", aggiunge. Per poi spiegare come "la preoccupazione sta nel fatto che non ci sono molti strumenti a disposizione per fare controlli efficaci una volta che riapriranno le ditte: le autorità hanno questo compito importante, e ci ha fatto piacere la decisione di costituire un gruppo di lavoro assieme all'Ispettorato del lavoro e alla Suva per capire come renderli più mirati e funzionali". Ricciardi, non potrebbe essere altrimenti, è "preoccupato" anche per le prospettive occupazionali: "C'è un elevato rischio di essere confrontati con dei licenziamenti un po' in tutti i settori. Lo Stato sta discutendo di aiuti e piani di sostegno, potranno aiutare a salvare da chiusure di attività e conseguenti perdite di posti di lavoro. Ma si ripresenta in un qualche modo una situazione analoga alla prima fase dell'epidemia: c'erano aziende che non si preoccupavano a sufficienza di rispettare le regole di protezione, non vorremmo che ora la via del licenziamento diventasse una facile via per sistemare la propria attenzione". Insomma l'Ocst, chiosa Ricciardi, "terrà alta l'attenzione" in attesa che "domani (oggi, ndr.) il Consiglio federale possa fare chiarezza anche sugli indipendenti e sul personale domestico: di fatto si tratta di persone licenziate, non potendo più lavorare nelle case dove lavoravano".