L'Unione sindacale denuncia inoltre 'la poca responsabilità dimostrata da un numero importante di aziende'
L'Unione sindacale svizzera (Uss) Ticino e Moesa invita le autorità cantonali a valutare la chiusura di tutte le attività economiche non essenziali. Lo fa tramite un comunicato in cui ribadisce di essere fermamente convinta "che la salute dell'intera popolazione, in particolare delle persone più anziane, debba essere tutelata quanto più possibile. Questo può essere fatto riducendo i contagi generati da attività produttive non indispensabili e deve servire anche ad evitare il rischio di collasso del settore sanitario ticinese".
Contemporaneamente i sindacati denunciano "la poca responsabilità dimostrata ancora una volta da un numero importante di aziende".
Infine l'Uss ricorda inoltre la sua posizione a favore di interventi finanziari pubblici di sostegno alle attività economiche colpite dalla crisi, così come la necessità che si confermi rapidamente la presa a carico dei salari dei lavoratori e le misure straordinarie di sostegno al reddito di lavoratori indipendenti e agli interinali (ad esempio, garantendo anche a loro l’accesso al lavoro ridotto).
Anche il sindacato Ocst insiste sulla necessità di chiudere le attività economiche non necessarie "e di proteggere in modo compiuto le lavoratrici e i lavoratori che, per garantire alcune importanti necessità a servizio della comunità, dovranno continuare ad esporsi". Mentre alle aziende la richiesta dell'Organizazzione cristiana è quella di dimostrare "senso di responsabilità", in quanto "non è ora il momento di pensare alla redditività! A sostenervi dovrà essere la politica alla quale chiediamo interventi tempestivi".
L'Ocst lascia anche un messaggio alle lavoratrici e ai lavoratori: "non accettate condizioni inaccettabili. Chiedete condizioni di lavoro adeguate e protette".
"In linea con quanto richiesto da più parti e già proposto in molti paesi, questa è l’unica misura realmente efficace per arginare questa emergenza", si legge in una nota del sindacato Unia a firma del segretario cantonale Giangiorgio Gargantini. "Nella maggior parte dei posti di lavoro non vengono garantite, o peggio non è possibile garantire, le misure di protezione della salute e di sicurezza adeguate, definite dalle autorità competenti. E abbiamo constatato come nel mondo del lavoro si stanno moltiplicando gli abusi e i tentativi di scaricare il costo di questa pandemia sulle spalle dei lavoratori", si legge.
Le stesse considerazioni effettuate dal governo questa mattina e negli scorsi giorni (chiusura delle scuole, sospensione di eventi pubblici per evitare assembramenti, sospensione di eventi sportivi e culturali, …) devono valere anche per i lavoratori e le lavoratrici. Perché per essere efficaci questi provvedimenti devono impedire tutte le situazioni che producono concentrazioni di persone. Portiamo ad esempio le realtà di fabbriche o magazzini con decine e in alcuni casi centinaia di lavoratori quotidianamente a contatto, o quello di aziende che invitano i lavoratori ad alloggiare in dormitori stipati a decine. Nel terziario, impensabile lasciare aperti saloni di bellezza e centri commerciali al di là di punti vendita di beni essenziali.
"I lavoratori e le lavoratrici non possono più essere esposti ai rischi che si vogliono evitare a sportivi o spettatori. La tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori e la difesa della salute pubblica devono essere anteposti ad altre considerazioni di tipo economico. Misure come la chiusura delle dogane o il blocco del rilascio dei permessi sono nel migliore dei casi superate dagli eventi, ed oggi puramente propagandistiche".
Ovviamente le lavoratrici e i lavoratori "devono poter rimanere a casa avendo la certezza del salario e del mantenimento del posto di lavoro per tutto il tempo che durerà l’emergenza sanitaria. Esistono gli strumenti necessari a rispondere a questa necessità, in primis – come già sottolineato più volte anche dal governo – la richiesta di lavoro ridotto. Questa misura deve essere estesa anche ai lavoratori delle agenzie interinali, che più di altri stanno pagando il conto di questa emergenza e che al momento non hanno diritto a questo genere di indennità", si precisa.