Ticino

Giudici di pace non giuristi a scuola

Il prossimo 2 marzo scatta la formazione obbligatoria, organizzata dal Dipartimento istituzioni. Uno dei correttivi dopo la perizia Mahon/Bohnet

21 febbraio 2020
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Lo scorso anno in Ticino c’è stato il rinnovo delle cariche, per il periodo di nomina 2019-2029, in seno alla cosiddetta magistratura popolare. Il prossimo “2 marzo” prenderà il via “la formazione obbligatoria destinata a tutti i giudici di pace e ai giudici di pace supplenti che non dispongono di una formazione giuridica universitaria”, fa sapere il Consiglio di Stato rispondendo a un’interrogazione della deputata popolare democratica Sabrina Gendotti. Organizzati dalla Divisione della giustizia del Dipartimento istituzioni, i corsi si svolgeranno “sull’arco di due cicli formativi (marzo-giugno e settembre-dicembre 2020)”. A tenerli saranno avvocati, giudici d’Appello, professori di diritto, pretori, segretari assessori, ispettori e vice cancellieri di “comprovata capacità ed esperienza”. Obiettivo: “fornire gli strumenti giuridici indispensabili per l’adempimento ottimale della funzione di magistrati popolari”.
L’obbligo di formazione giuridica per i giudici di pace non giuristi è una novità nel nostro cantone. Allo stesso tempo è uno dei “correttivi” che, annota il governo, occorre apportare “per fare in modo che l’indipendenza e l’imparzialità dei giudici di pace siano garantite”. Uno dei correttivi derivanti dalla perizia affidata nel 2018 dal Consiglio di Stato ai professori Pascal Mahon e François Bohnet dell’Università di Neuchâtel. Ai due esperti di diritto costituzionale era stato chiesto di verificare la compatibilità della figura del giudice di pace ticinese (l’unico magistrato eletto dal popolo) con la Costituzione federale e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, dopo i dubbi espressi dal Consiglio della magistratura. Dal parere giuridico “non sono emersi elementi tali da rimettere in discussione in maniera totale il sistema della giustizia di pace, così come organizzato nel Canton Ticino”, scrive il governo nella risposta a Gendotti, che sollecitava lumi sulla perizia e il suo impatto sulle giudicature di pace. Servono comunque dei correttivi, fra cui quello concernente la formazione. «Sarà uno degli aspetti – dice la direttrice della Divisione giustizia Frida Andreotti, da noi contattata – al centro del messaggio sulla riorganizzazione della giustizia di pace in Ticino che come Dipartimento istituzioni stiamo allestendo e che contiamo di portare in Consiglio di Stato in autunno».