Voto ticinesi all'estero per il ballottaggio del 17 novembre: è braccio di ferro tra l'avvocato e il Consiglio di Stato
È braccio di ferro tra il Consiglio di Stato e Gianluca Padlina sulla questione delle schede concernenti il ballottaggio del 17 novembre per l’elezione degli Stati, che secondo l’avvocato e consigliere comunale del Ppd a Mendrisio sarebbero state spedite tardivamente ai ticinesi residenti all’estero, cosa che avrebbe impedito o vanificato il loro esercizio del voto per corrispondenza. Per questo il 19 novembre Padlina aveva chiesto al governo – istanza cui l’Esecutivo aveva dato subito seguito – di ordinare ai Comuni di conservare buste e relativo materiale di voto giunto dall’estero dopo la domenica 17, quando alla Camera dei Cantoni sono stati eletti il democentrista Marco Chiesa e la socialista Marina Carobbio, che ha superato il popolare democratico Filippo Lombardi per soli 46 voti. Mercoledì 20 l’avvocato momò ha inoltrato ricorso al Tribunale cantonale amministrativo (Tram) chiedendo ai giudici di accertare “l’irregolarità” della procedura preparatoria del turno di ballottaggio. Ebbene, oggi il governo ha risposto a una lettera inviatagli un paio di giorni fa da Padlina con la quale l’avvocato sollecitava una serie di dati e informazioni, ritenendo incompleti, rispettivamente lacunose, quelli contenuti nelle osservazioni che una settimana fa il Consiglio di Stato ha trasmesso al Tram, invitandolo a respingere il ricorso del legale momò, poiché a detta dell’Esecutivo tardivo e irricevibile. Nella missiva datata 4 dicembre Padlina chiedeva anche il numero dei ticinesi all’estero che hanno votato al primo turno e quelli che hanno votato al secondo (ballottaggio), nonché il numero di buste depositate dopo il termine riguardante il primo turno. Dati e informazioni per poter allestire e completare la replica alle osservazioni del governo. Nella sua risposta odierna il governo ha affermato tra l’altro che i servizi cantonali “hanno raccolto e fornito informazioni ben più estese di quelle minime chieste nel ricorso” e che i dati dell’elezione contestata del 17 novembre “sono corretti”. A stretto giro di fax la risposta di Padlina al Consiglio di Stato: l’avvocato di Mendrisio ha manifestato “stupore” e “assoluta incredulità” per il contenuto della presa di posizione governativa, confidando che le informazioni richieste gli fossero fornite entro le 18.30. In caso contrario, “il sottoscritto riterrà di essere in presenza di una crassa violazione dei diritti costituzionali e procedurali”, ciò che in materia elettorale “è suscettibile di costituire un fatto di inaudita gravità”. Fino alle 18.30 di stasera Padlina non aveva ricevuto nulla dal Consiglio di Stato.
Ma c’è di più. L’avvocato avrebbe scoperto che almeno un Comune ha spedito all’estero le buste per il voto per corrispondenza con posta B (Economy), quando le disposizioni di Cantone e Confederazione parlano invece di posta A (Priority). Almeno quattro comuni, inoltre, avrebbero spedito le buste dopo il 29 ottobre, data entro la quale, stando a quanto aveva dichiarato la Cancelleria dello Stato, tutti i Comuni avrebbero proceduto alla spedizione all’estero delle buste.