Mercoledì l'affondo della Lega sul no socialista al Consuntivo '18. Sirica: ‘Vogliono zittirci, continueremo a dire la nostra’. Bertoli: ‘Auspico convergenza’
È in salita la strada del messaggio con cui il Dipartimento educazione cultura e sport ha deciso come impiegare i 17 milioni dedicati alla scuola nell’ambito della Riforma fiscale. Una strada, già stretta, che si è impennata mercoledì in Gran Consiglio quando il capogruppo della Lega ha picchiato duro sul Ps, reo di non votare il Consuntivo 2018: «Una porta sbattuta in faccia al dialogo, ce ne ricorderemo a tempo debito», ha tuonato Michele Foletti. «In parlamento – afferma interpellato dalla ‘Regione’ il direttore del Dipartimento educazione cultura e sport Manuele Bertoli – si deve poter parlare e ci si deve poter esprimere compiutamente, altrimenti non c’è democrazia. Detto questo, in democrazia bisogna trovare anche delle convergenze, altrimenti si entra in una logica di veti incrociati o di ricatti, per la quale ‘io ti voto una cosa se tu me ne voti un’altra’, con tanti saluti per l’analisi seria dei dossier. Ovviamente spero che il Gran Consiglio confermi l’accordo che abbiamo trovato in governo, magari anche con modalità diverse da quelle individuate in seno al Consiglio di Stato, ma che lo confermi». Aggiunge il ministro socialista: «Io stesso ho detto che la parte fiscale dell’accordo non mi piace, soprattutto quella riduzione del 2 per cento del moltiplicatore, un tipico provvedimento a innaffiatoio che costa 34 milioni all’anno e favorisce chi non ne ha bisogno. Questo è il giudizio sul merito, altra cosa è vedere se sia possibile trovare una soluzione politica che tenga in considerazione interessi anche molto diversi tra loro. Ed è ciò che abbiamo fatto in governo».
Altri interessi, come quelli della scuola. «Il mio mestiere – riprende il titolare del Decs – è proporre e insistere affinché le politiche per quel che riguarda l’educazione, la cultura e lo sport possano essere migliorate. Credo che il recente messaggio scolastico permetta di migliorare almeno in parte la scuola dell’obbligo per allievi e docenti. Vedremo ora se ci sarà una convergenza politica, come auspico, poi naturalmente ognuno si prenderà le proprie responsabilità. Per arrivare a tale convergenza è comunque importante che i dossier procedano con un certo parallelismo: per il momento, noto che non è così», continua il consigliere di Stato. «Se il pacchetto fiscale viene affrontato con una certa celerità e accompagnamento da parte della commissione parlamentare competente, la commissione che si occupa di scuola mi ha chiesto di illustrare il pacchetto scolastico il 30 settembre, un mese dopo il via libera governativo. Insomma, non sembra esserci una grande fretta». La querelle in Gran Consiglio è stata innescata dal voto contrario del Ps al Consuntivo 2018 del Cantone... «È stato un voto contro un certo modo di concepire il risanamento delle finanze cantonali e mi sembra che la sinistra lo abbia spiegato bene. Ora legare un giudizio sul passato a quello che succederà nel futuro non mi pare molto lungimirante», osserva Bertoli.
«Quello messo in piedi da Lega, Plr e Ppd mercoledì in Gran Consiglio è stato un ricatto, e basta», sbotta Fabrizio Sirica, deputato e vicepresidente del Ps. Che rincara: «Stavamo parlando del Consuntivo 2018, quanto è successo è davvero antidemocratico. Il pacchetto che comprende la Riforma fiscale e i fondi per scuola e socialità non c’entrava nulla con la discussione. Ci vogliono zittire, appiattiti su tutti i temi perché su alcuni non concordiamo. No, non va bene». I tre messaggi governativi «li valuteremo, come partito non abbiamo ancora avviato una discussione. Non escludo si possano raggiungere dei compromessi, ma quella dei partiti borghesi è una prova di forza bella e buona». Nessun arretramento dal Ps? «Ma ci mancherebbe! Siamo stati eletti per portare la nostra visione della società. L’accordo è del governo, il parlamento deve ancora affrontarlo, perciò non accettiamo queste minacce». E poi sibillino, ma fino a un certo punto: «Mi stupisce una Lega così filogovernativa – rileva Sirica –. Chissà che non abbia bisogno di comportarsi in questo modo per poi, un giorno, sganciarsi e fare opposizione magari sul risanamento della Cassa pensioni. Con le discussioni interne sulla loro identità e la legnata che hanno preso alle ultime cantonali magari sono un po’ nervosi». Conclude: «Noi continueremo a dire la nostra, ma prima di sparare come hanno fatto loro, i provvedimenti vanno discussi».