Sì da Plr, Lega, Ppd e Udc. No dalla sinistra, con il Ps che deciderà mercoledì se lanciare o meno un referendum
Il primo passo è stato fatto pochi istanti fa e dopo tre ore di discussione: la Riforma fiscale presentata dal Consiglio di Stato il 10 luglio come adeguamento alla Riforma federale votata dal popolo svizzero nel mese di maggio ha avuto il semaforo verde del Gran Consiglio con 53 favorevoli (Lega, Plr, Ppd, Udc) e 22 contrari (Ps, Verdi, Mps, Pc, Più donne).
Ma di primo passo si tratta. Perché il convitato di pietra oggi in Aula è stato la possibilità che questa Riforma venga referendata: il Partito socialista prenderà una decisione nel suo comitato cantonale che avrà luogo mercoledì. Nell’attesa, vento in poppa quindi per l’abbassamento del 4% del moltiplicatore cantonale (al 97% nel 2020 e al 96% nel 2024, un anno in anticipo rispetto a quanto previsto dal governo) e alla differenziazione del moltiplicatore comunale per persone giuridiche e persone fisiche, con una soglia minima del 40%. Per quanto riguarda il moltiplicatore delle persone giuridiche, esso non “può essere inferiore di oltre 20 punti percentuali né superiore di oltre 60 punti percentuali rispetto al moltiplicatore d’imposta delle persone fisiche”. Quindi, un limite anche verso l’alto.
“Non fare niente significherebbe fare un passo indietro”, annota il capogruppo del Plr Alex Farinelli, relatore del rapporto di maggioranza. Nel senso che “tutti gli altri Cantoni si sono già mossi per adeguarsi ai cambiamenti a livello federale, se noi non facessimo niente il Ticino finirebbe agli ultimi posti del confronto intercantonale”. E sugli sgravi alle persone fisiche aggiunge: “Sono un segnale chiaro, immediato e concreto ai contribuenti”. Sulle persone giuridiche interviene il capogruppo leghista Michele Foletti, correlatore assieme a Farinelli, che rileva come “non siano dei mostri. Sono spesso degli uffici, con poche e competenti persone, che possono muoversi, cambiare cantone o nazione. Portando gravi ammanchi alle finanze dei territori che lasciano”.
“Se il Ticino fosse il paese del Bengodi con risorse illimitate saremmo d’accordo”, dice Anna Biscossa (Ps) difendendo il rapporto di minoranza contrario ai provvedimenti votati. “Ma non lo siamo, e le priorità devono essere gli assegni famigliari, i sussidi di cassa malati e le politiche sociali, non tagli lineari che favoriscono solo i ricchi e non vanno a premiare le aziende virtuose sul nostro territorio”. E le accuse mosse già in sede di Consuntivo 2018 di tradire l’accordo di governo che comprende anche i due messaggi per scuola (17 milioni) e socialità (15 milioni)? Rispedite al mittente: “Noi abbiamo fatto le nostre proposte in Gestione, non sono state ascoltate. Sarebbe gravissimo un ricatto su scuola e socialità perché noi abbiamo presentato un rapporto di minoranza per difendere i ceti bassi e le vere priorità del Cantone”. Le replica di Maurizio Agustoni, capogruppo del Ppd: “Chiedere coerenza da parte vostra non è un ricatto, mettetevi d’accordo col vostro consigliere di Stato che ha sottoscritto questo patto”.
Concorda con Biscossa Fabrizio Sirica (Ps), il quale ribadisce come “è un accordo di governo, il legislativo ha altre prerogative” rispondendo direttamente ad Agustoni e indirettamente a Bixio Caprara, presidente del Plr, che “come già fatto altre volte” ammette di “faticare a capire chi vuole soldino e panino”.
E se per Daniele Caverzasio (Lega) questo provvedimento “va bene non benissimo, perché accogliamo con favore gli sgravi a ceto medio e single ma ci vuole molto più coraggio, l’occasione buona sarà la nuova Riforma tributaria”, il giudizio di Agustoni è più articolato. Perché “il moltiplicatore cantonale è stato concepito come strumento di riequilibrio, non per fare politica fiscale”, riprendendo quanto detto anche da Biscossa. Per spiegare però come “sosterremo il rapporto di maggioranza, perché era l’unico modo di aiutare anche le persone fisiche e perché un primo passo verso la riforma tributaria”.
Sergio Morisoli, capogruppo dell’Udc, è “felice di votare finalmente degli sgravi fiscali”. Sgravi che per Marco Noi (Verdi) “attraggono solo capitali cui si concede un credito indiretto nella cieca speranza che poi, questi capitali, ripaghino con gli interessi. Quindi no a questi 150 milioni, quanto a regime costerebbero questi sgravi”. L’Mps “non vuole entrare neanche nel merito della riforma, come abbiamo criticato la Rffa” spiega Angelica Lepori Sergi. No anche dal Pc: “Diminuire le aliquote per le persone giuridiche costerà alle casse pubbliche decine e decine di milioni, noi non ci stiamo” tuona Massimiliano Ay.
Felice, va da sé, Christian Vitta, direttore del Dipartimento finanze ed economia, che difende la riforma: “Fa parte di un quadro d’insieme, con cui il governo ha tracciato con la sua visione le priorità di legislatura. L’obiettivo è rendere più moderno e adeguato il sistema fiscale in Ticino, perché a stare fermi perdono tutti”.