Per il consigliere agli Stati Plr 'il progetto tichiede tempo, la somma dei votanti non è garanzia di successo'
Sulla prospettata congiunzione tra liste Plr e Ppd in vista delle elezioni federali di ottobre (cfr. laRegione del 2 luglio), dalle pagine del Cdt dice la sua il consigliere agli Stati del Plr Fabio Abate. Pur non avversando di principio l'idea, pur riconoscendo una logica nella "riflessione su un centro in grado di presentarsi con una piattaforma programmatica e obiettivi comuni", Abate esprime non poche perplessità: "Mi chiedo su quali fondamenta si possa costruire un progetto che ovviamente richiede tempo per instaurare un rapporto di fiducia con la cittadinanza", constatazione che parte dal presupposto che "le intese non si improvvisano, ma si affinano anche e soprattutto nei momenti in cui prevale il dissidio".
Stante l'importanza "di un progetto solido e duraturo, capace di resistere dinnanzi alle critiche che lo dipingono come un semplice disegno elettorale", la somma delle percentuali dei votanti di entrambi i partiti "non offre alcun risultato attendibile". E questo perché "mai l'elettorato ticinese, in cui le divisioni partitiche giocano sempre un ruolo e la scheda senza intestazione è una realtà consolidata, è stato sollecitato ad esprimersi dinnanzi ad una simile opzione". Da leggersi come "non esiste alcuna garanzia di successo. Pensarlo è un atto di supponenza".
Per Abate, "il Ppd potrà difendere il suo secondo seggio al Nazionale valorizzando e incoraggiando i candidati della propria lista a battersi per conseguire l'obiettivo". Da cui l'invito alla sua squadra di partito a "spiegare le proprie idee, dimostrando di essere all'altezza della carica ambita". Eventuali "speculazioni e ipotesi sulla futura collaborazione tra i due presidenti di partito – conclude il consigliere Plr – li oscura".