Lorenzo Gualzata ci racconta la sua vita, il suo lavoro, le sue passioni. E il suo autismo (ma quello è secondario)
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.
Lorenzo è timido, a volte fatica a sostenere il mio sguardo con i suoi occhi verdazzurri. Quando risponde, ogni frase è attentamente studiata ed esce dalla sua bocca come se la stesse rileggendo, come un presentatore della radio. Non usa metafore, espressioni figurate, modi di dire. Si direbbe che non abbia neanche tic verbali (ripetere sempre «cioè», per esempio). Ci sono domande che lo mettono in difficoltà, una è «Cos’hai provato?». Ma non è anaffettivo. Quando gli chiedo di parlarmi delle sue esperienze al mare, il dettagliato racconto delle sue giornate – «i cartoni animati su Rai Due», «le giostre» dove «andavamo alla sera, perché di giorno era troppo caldo» – restituisce l’intensità del rapporto con sua nonna e i suoi genitori. Un attaccamento che non si lascia distrarre dal rumore di fondo della vita. Anche se ci sono cose che lo preoccupano, quasi lo spaventano: «Soprattutto la pressione, lo stress, la fretta», la cui sola evocazione pare renderlo ansioso. Ci sono piccole cose che ti danno fastidio? «Le mosche». Solo le mosche? «Anche le zanzare».
Lorenzo ha la Sindrome di Asperger, la forma più lieve di quell’autismo raccontato nel nostro Approfondimento. «Ho ricevuto la diagnosi a vent’anni», segno che non sempre si riesce a interpretarne precocemente i sintomi. Mi spiega che trova difficile «inserirsi nei dialoghi con gli altri», è più «sensibile a certe pressioni», fatica «a esprimere le proprie emozioni» e a «mettersi nei panni degli altri». A scuola, a parte le difficoltà in matematica, bastava una domanda sulle vacanze e «se non ero in grado di descrivere i posti mi sentivo un ignorante». Inoltre c’era il sovrappeso – «mi chiamavano ciccione, anche mangiare tipo una merendina vicino a un compagno mi faceva sentire a disagio» – e il timore che i suoi interessi fossero diversi da quelli degli altri («non dicevo neanche che a colazione mangiavo il Nesquik coi biscotti»). Anche se magari «tutte queste cose non c’entrano con l’avere la sindrome di Asperger», Lorenzo ricorda che «mi sentivo il bambino piccolo della classe. L’unico vanto è che già in seconda sapevo scrivere in corsivo: alla Steiner si impara in terza». Pian piano poi la situazione è migliorata, con compagni e insegnanti ci si è capiti.
Poi arriva il mondo del lavoro. «Avevo iniziato un apprendistato di panetteria. Il capo trattava male gli apprendisti», ricorda senza che la voce tradisca rabbia o altre emozioni. La figlia era «una vera maleducata». Non può finire bene. Lorenzo molla, deve riprendersi. Si occupa della nonna, immobilizzata da un infortunio. «Dopo che è deceduta, abbiamo scoperto la fondazione ARES».
È tramite il servizio d’integrazione professionale dell’Assicurazione Invalidità, in collaborazione con ARES, che Lorenzo trova un mestiere più adatto a lui: assistente alla stampa. Stavolta, in tipografia a Locarno, è diverso: «Si faceva una cosa per volta». Adesso, concluso l’apprendistato, Lorenzo lavora presso Seriarte. Stampano magliette. È meticoloso e affidabile. Gli piace «utilizzare colori e vernici». Ha trovato la sua strada e adesso, per percorrerla, si sta preparando per fare la patente.
Devio un po’ dal copione che avevamo concordato per l’intervista. La cosa lo agita un po’, ma si vede che ha imparato a gestirla. Gli chiedo dei suoi hobby. Mi dice che gli piacciono i film, gli piacciono Ben Stiller e Jennifer Aniston: gli parlo di Polly, quella commedia di qualche anno fa che li vede entrambi protagonisti. Lui è un assicuratore avverso a ogni rischio, lei una ragazza alternativa, «scialla», che vive alla giornata. Con chi ti identifichi di più? «Credo col personaggio di Ben Stiller».
Gli piace anche passeggiare nella natura: la cosa che lo affascina di più, mi pare, è accostarsi a posti nuovi. È una specie di novità calcolata, di variazione sul tema, inserita in percorsi comunque familiari. Ma Lorenzo manifesta un desiderio di conoscenza continuo, come quello che lo porta ad approfondire le notizie di cinema e gli episodi storici – fra tante altre cose – su Wikipedia. E ricorda esattamente la data di ogni viaggio con la famiglia.
Lorenzo non usa i social network. «Sono complicati, non ci sono portato». Ha traslocato da poco, e non è stato facile. «Ora mi sembra un po’ di stare in quegli alloggi nei quali uno va in vacanza». Quando lo saluto mi resta l’impressione che viva un po’ come si guarda un film. L’idea che qualcosa o qualcuno possa uscire dallo schermo, avvicinarsi o comportarsi in modo imprevisto, lo inquieta. Pazienza: «Sono contento di ciò che sono. Non ho nulla di cui lamentarmi».
Lorenzo Gualzata ha 25 anni. Vive coi genitori a Intragna e lavora a Giubiasco, presso il laboratorio Seriarte della Fondazione Diamante. Ha studiato in classi regolari presso le scuole Steiner e ha completato un apprendistato come assistente alla stampa e all’allestimento presso il Cpt di Bellinzona, col massimo dei voti. Ama i film fantasy, comici e d’avventura, i Simpson,
la lettura, la fotografia e le passeggiate nella natura. È portato per la scrittura.