Ticino

Lista Ppd, i travagli azzurri

Sembrerebbe laboriosa la composizione della cinquina per il governo. Bacchetta-Cattori: "Ma io resto a disposizione"

Ti-Press
12 ottobre 2018
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L’impressione, perlomeno dall’esterno, è che sia un parto tribolato quello della lista Ppd per il Consiglio di Stato. Mentre le Commissioni cerca di altri partiti di governo – il Plr e il Ps – hanno già scelto le rispettive squadre per la corsa all’Esecutivo del prossimo aprile (il Comitato cantonale socialista ha già avallato la propria cinquina, quello liberale radicale si pronuncerà domani), in casa popolare democratica i giochi paiono tutt’altro che fatti. «Stiamo lavorando ed entro fine mese presenteremo la nostra proposta definitiva alla Direttiva», taglia corto Marco Passalia, coordinatore della Commissione cerca ‘azzurra’. L’ultimo toto-nomi in ordine di tempo, di cui ‘laRegione’ ha riferito ieri, vede correre il ministro della Sanità e della Socialità in carica Paolo Beltraminelli, il sindaco di Riviera Raffaele De Rosa, l’avvocato (nonché delegato in seno alla Camera di commercio per le relazioni esterne) Michele Rossi, il direttore di TicinoTurismo Elia Frapolli e l’ex direttrice del ‘Giornale del Popolo’ Alessandra Zumthor. Con una variabile, il capogruppo in Gran Consiglio Maurizio Agustoni. E, soprattutto, con una sorpresa: l’assenza del locarnese Fabio Bacchetta-Cattori, politico navigato, già presidente cantonale del partito e alla sua quarta legislatura in Gran Consiglio. Una sorpresa, anzi un colpo di scena (allo stato se ne ignorano i motivi) perché il suo nome nella rosa dei candidati sembrava scontato, come era ed è finora quello di Beltraminelli. Sino a settimana scorsa infatti Bacchetta-Cattori figurava tra i papabili individuati dalla commissione diretta da Passalia (cfr. edizione del 4 ottobre). Lui, Fabio Bacchetta-Cattori, non si scompone. «La Commissione cerca sta valutando e preavvisando diversi scenari possibili – annota serafico –. Confermo la mia disponibilità e resto in attesa di una decisione degli organi competenti del Ppd». Il riferimento è alla Direttiva e al Comitato cantonale, agendato per il 7 novembre.

Come detto, i giochi non sono fatti in seno alla ‘Cerca’, tant’è che l’ultimo toto-nomi non fa l’unanimità. Un parto travagliato. Che al momento vedrebbe esclusa del tutto una rappresentanza in lista dell’Organizzazione cristiano sociale ticinese (Ocst). Ed è Giorgio Fonio, vicepresidente cantonale del Ppd e sindacalista, a mettere in chiaro, e nettamente, le cose. Da noi raggiunto, infatti, spiega come «la nuova impostazione politica social-conservatrice del Ppd è chiara, e la mia nomina alla vicepresidenza non è avvenuta per caso». Partendo da questo assunto, continua Fonio, «ci si attende che la Commissione cerca sappia proporre una lista di nomi dove anche la sensibilità sociale sia ben presente». Ciò che è sicuro, e il diretto interessato ce ne dà l’ufficialità, è che non sarà lui a rappresentarla. «I popolari democratici ci hanno chiesto, un anno e mezzo fa, di dirigere il Ppd e di portare a termine il progetto di rinnovamento – rileva Fonio –. Ci vorranno un po’ di anni e molto impegno, pertanto è necessario concentrarsi su quello. Inoltre sono stato eletto in Gran Consiglio solo tre anni fa e ci sono ancora diverse proposte da me presentate a favore delle fasce deboli della società che chiedono il mio impegno per essere realizzate». Eppure la sua disponibilità alla Commissione cerca era stata data. «Sì – conferma il sindacalista e granconsigliere –, con Fiorenzo Dadò eravamo disposti a metterci in gioco con le votazioni primarie. Questo avrebbe creato entusiasmo nella base del partito e dato slancio al Ppd, ma la Commissione cerca le ha escluse».

Insomma, tempi pre-elettorali non facili per il Ppd, che in governo detiene un seggio. Senza poi dimenticare che la campagna dei partiti in generale per il voto d’aprile potrebbe essere condizionata dal dossier Argo 1. Dipenderà dalle conclusioni amministrative e politiche alle quali approderà la Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione del mandato affidato a suo tempo, senza la necessaria risoluzione governativa, dal Dipartimento sanità e socialità alla ditta di sicurezza per la sorveglianza dei centri per asilanti.