E sulla resistenze alla sua candidatura per il governo: "Capisco che il mio modo schietto di far politica possa aver creato malumori"
Fiorenzo Dadò, presidente del Ppd, è «cosciente» del fatto che il suo nome non faccia l’unanimità in seno alla commissione ‘cerca’ popolare democratica. «È normale che qualcuno voglia evitare la mia candidatura, per favorire magari altre persone – nota Dadò a colloquio con ‘laRegione’ – ma non è la presenza o meno del mio nome sulla lista la questione principale del Ppd».
Il Ppd deve presentare una lista molto forte, il più forte possibile. Una lista combattiva, con dei profili forti, perché, come si è già visto, sarà una campagna elettorale senza esclusione di colpi. Se non si farà così, il rischio per il partito di prendere una batosta è serio. È quello che auspicano gli avversari.
È normale che quando si preparano le liste ci siano candidature che vengono preferite ad altre e ci sia chi vorrebbe favorire qualche candidato. Non è un mistero che il mio modo di fare politica schietto su alcuni temi può aver causato qualche malumore. Quando ti schieri contro degli interessi economici come, ad esempio, la speculazione sui bordelli e lo sfruttamento della prostituzione, ti fai dei nemici.
Non ho ancora sciolto in via definitiva la mia riserva, lo farò nelle prossime settimane, senza farmi influenzare. Al contrario di altri partiti, l’Ufficio presidenziale ha dato un mandato esterno ad una commissione ‘cerca’, presieduta dal vice-presidente Marco Passalia. Il suo compito è quello di sentire un buon numero di persone, valutarne la disponibilità e presentarci un rapporto. Poi saranno la Direttiva e il Comitato cantonale a decidere.
Il mio coinvolgimento concreto in questo caso è inesistente e non credo ci sia ancora bisogno di spiegarlo. Si è montata ad arte una macchina del fango per cercare di screditarmi. Li hanno capiti anche i fanciulli gli interessi che ci sono a creare dubbi, e come questa occasione sia diventata ghiotta per qualche vendetta, anche nei miei confronti. Il problema Argo è chiaro ed è legato ad un mandato dato dal Cantone; riguarda unicamente i due dipartimenti coinvolti e in particolare i due alti funzionari responsabili del dossier.
Beltraminelli è il nostro consigliere di Stato ed è stato sentito dalla commissione ‘cerca’. Sarà lui a decidere se sollecitare o no un nuovo mandato. Poi sarà la Direttiva e infine il comitato cantonale a discuterne e ad approvare la lista.
Per il Consiglio di Stato ci saranno candidati di area Ppd e per il Gran Consiglio se ne discuterà in Direttiva.
Dal sondaggio effettuato presso la nostra base, la stragrande maggioranza è favorevole e solo il 19 per cento è contrario. Io personalmente le ritengo un modo innovativo di fare politica che darebbe slancio e una nuova immagine al Ppd. Ad ogni modo non ci saranno imposizioni da parte di nessuno ma se ne discuterà in Direttiva.
La lotta tra i partiti sarà fortissima, forse la più dura degli ultimi decenni. La Lega vuole confermare la maggioranza relativa, il Plr vuole il raddoppio, il Ps è in difficoltà. Sarà una campagna pesante, sotto ogni aspetto, e tutti metteranno in campo il massimo delle loro forze. Per questo, ripeto, noi come Ppd non possiamo perderci in sterili polemiche ma dobbiamo assolutamente proporre una lista il più forte e agguerrita possibile
Non ci sono paragoni. L’obiettivo principale era riconfermare il consigliere di Stato e ci siamo messi a disposizione per quell’obiettivo.
Ora la lista oltreché forte dovrà essere combattiva. Occorrerà battersi sul serio con le unghie e con i denti, perché in gioco c’è la riconferma a pieni voti del seggio Ppd. Per far questo è necessario che anche le sezioni, soprattutto di città, si diano seriamente da fare. Chi pensa che basti una lista per ottenere questo risultato si sbaglia di grosso. Ci vogliono l’impegno e la collaborazione di tutti.
Tra non molto è previsto un primo incontro tra Ufficio presidenziale e Direttiva e poi, dopo metà ottobre, è prevista la decisione finale. Verosimilmente, ai primi di novembre, il Comitato cantonale, sarà chiamato a decidere in via definitiva i nomi in lista. Da quel momento, si auspica, tutti remeranno nella stessa direzione.
A Caprara dico solo che il nostro compito è quello di occuparci del Paese e dei veri problemi della gente. Capisco che si trova in una disagevole situazione con lo scandalo della mancata vendita del palazzo eVita che li vede coinvolti, ma meno polemiche pretestuose sono nell’interesse di tutti.