Odissea ferroviaria per una giovane momò, partita dalla stazione Centrale alle 13.43 e giunta a destinazione alle 22
Quella che doveva essere una semplice corsa in treno si è trasformata in una lunga e stressante odissea per i passeggeri del Tilo (Regio 80), partito martedì 26 novembre, alle 13.43, da Milano Centrale e diretto a Locarno. Il treno, che sarebbe dovuto arrivare a Mendrisio alle 14.41, è stato sostituito da un convoglio d'emergenza che ha ‘scaricato’ i suoi passeggeri esausti e increduli alle 22.
«La vicenda ha messo in luce gravi inefficienze organizzative e la totale mancanza di assistenza in situazioni di emergenza – è la testimonianza a ‘laRegione’ di Greta, una giovane di Mendrisio –. Ero salita su quel treno per guadagnare tempo, anticipando di un’ora il mio viaggio rispetto ai piani originali. Invece, sono arrivata a destinazione con un ritardo di quasi otto ore. Appena fuori dalla stazione di Milano Centrale, il treno si è fermato a poco più di un chilometro dalla partenza per un guasto tecnico. L’annuncio iniziale parlava di una breve attesa, ma quei “pochi minuti” sono diventati rapidamente mezz’ora, poi un’ora, e infine cinque, lasciandoci bloccati senza alcuna spiegazione chiara. A bordo, oltre un centinaio di passeggeri di tutte le età, anziani, bambini, neonati, hanno affrontato disagi crescenti. L’elettricità era instabile: spesso ci trovavamo al buio e senza riscaldamento. I bagni, insufficienti già all’inizio, sono presto diventati inutilizzabili. Non c’erano né cibo né acqua, e nessuno si è fatto carico di fornire assistenza. Alcuni passeggeri hanno addirittura scritto messaggi di aiuto sui finestrini per cercare di attirare l’attenzione dall’esterno».
La mancanza di comunicazione ha reso la situazione ancora più frustrante: «Gli annunci, rari e poco chiari, erano esclusivamente in italiano, lasciando i turisti stranieri completamente disorientati. Intanto, dai finestrini vedevamo passare altri treni diretti in Ticino sui binari vicini, un’immagine che ci faceva sentire abbandonati e ignorati. Dopo un’ora e mezza, ci hanno informato che un mezzo di soccorso avrebbe trainato il treno. Ma il gancio per il traino, ci è stato poi detto, era incompatibile, costringendoci a un’attesa ancora più lunga».
Solo alle 19 – ben cinque ore dopo la partenza – è arrivato un altro treno destinato al trasferimento: «Tuttavia, le operazioni di evacuazione e ripartenza hanno richiesto quasi un’ora e mezza. A peggiorare la situazione, alcune richieste di informazioni sono state liquidate in modo sgarbato da parte del personale. Dopo ore di disagio, le mie domande sul percorso effettivo del nuovo treno sostitutivo sono state accolte con toni sprezzanti, senza alcuna considerazione per lo stress subito da noi passeggeri» evidenzia Greta.
Ad acuire il disagio ci si è messo anche il treno di emergenza, partito solo attorno alle 20: «Ci ha portati fino a Milano Greco Pirelli, dove è stato annunciato che il convoglio non avrebbe proseguito per la Svizzera. Chi era diretto oltre Como San Giovanni ha dovuto arrangiarsi autonomamente, senza supporto concreto da parte della compagnia ferroviaria. Io stessa sono arrivata a Como alle 21.30, esausta e incredula. Lo ripeto, questa esperienza ha rivelato gravi lacune nella gestione delle emergenze. Centinaia di passeggeri sono stati abbandonati senza accesso a servizi essenziali come acqua, bagni funzionanti o informazioni chiare. Molte persone non hanno potuto nemmeno avvisare i propri familiari, avendo i cellulari scarichi e nessun modo per ricaricarli. Mi chiedo cosa sarebbe successo se qualcuno avesse avuto un malore grave. I sistemi di chiamata SOS erano, infatti, fuori uso e, nonostante numerose chiamate ai servizi ferroviari e alla polizia, ci è stato semplicemente detto di “attendere l’arrivo dei soccorsi”. Un’attesa durata ben cinque ore.
«Nel 2024 è inaccettabile che un guasto tecnico possa trasformarsi in un’odissea del genere, con conseguenze fisiche e psicologiche per i passeggeri – non manca di evidenziare la giovane di Mendrisio –. È fondamentale che le autorità competenti e Tilo rivedano le procedure d’emergenza e garantiscano che i passeggeri siano trattati con dignità e rispetto, soprattutto in situazioni critiche come questa!».
Considerazioni che saranno prese a carico da Tilo, che – come confermatoci dalla portavoce Giorgia Mosimann – «ha avviato un’inchiesta interna che coinvolge tutti gli enti interessati, così da sapere cosa sia successo e cosa non abbia funzionato, per valutare insomma tutto l’iter che è seguito allo stop del convoglio. Da parte nostra avevamo a bordo un nostro macchinista, ma per tutto il resto vige il concetto di territorialità. Se, infatti, si verifica un guasto in Italia, secondo la procedura, la responsabilità è del gestore della rete, ovvero Rfi (Rete ferroviaria italiana), in coordinazione con l’azienda di trasporto responsabile del servizio che in questo caso è Trenord. Invito, dunque, i passeggeri coinvolti a inviare al nostro servizio clienti lamentele e considerazioni sull’accaduto. Le prenderemo a carico».