Il Municipio si dichiara consapevole della problematica e illustra i passi intrapresi per la realizzazione del suo concetto viario
Chiasso “non dispone di margini di manovra” per limitare il traffico. È questa la risposta del Municipio all’interrogazione presentata da Selma Caselli Verga (Udc) che sollecitava una soluzione all’annoso problema “di cui il Municipio è cosciente”. Per questo, si legge ancora nella risposta, “negli scorsi decenni è stato realizzato un concetto viario che prescrive la dislocazione dal centro cittadino del traffico di transito sull’asse di via Como-via Comacini, tramite la pedonalizzazione del tratto sud di Corso San Gottardo, la realizzazione del terminale dei bus alla stazione ferroviaria e progetti di moderazione (limite di velocità di 30 km/h) sul territorio comunale”. Anche la posizione in cui Chiasso si trova non lascia spazio. “La situazione di saturazione sull’asse autostradale di transito, la presenza delle dogane che fungono in termini viari da tappo rispetto alla fluidità del traffico, uniti al cantiere autostradale per i viadotti in prossimità del confine su territorio italiano, hanno determinato negli ultimi anni un riversamento sugli assi viari locali di parte del traffico di transito”. Il Municipio sottolinea che “inibire il transito ai veicoli leggeri su vie che non siano strade a traffico limitato non sarebbe possibile”.
I volumi di traffico in transito attraverso Chiasso “non possono essere inquadrati e definiti costanti sull’arco dei mesi in quanto costituiscono la risultante di molteplici fattori, che si intersecano e che sono spesso concomitanti tra loro”. Tra questi l’esecutivo ricorda i già citati lavori alle gallerie italiane che hanno “generato un impatto significativo sul transito attraverso Chiasso”. Ora che il cantiere è terminato “si è tornati ai volumi di traffico constatati prima dei lavori stradali in zona Monte Olimpino”. Gli assi di transito in direzione dell’Italia “sono chiaramente indicati: la messa in atto di eventuali alternative, ammesso e non concesso che ve ne siano, non è ritenuta fattibile, anche perché avrebbero come conseguenza un’ulteriore frammentazione dei flussi di traffico”. La situazione di Chiasso non regge il paragone, presentato nell’interrogazione, con Airolo dove, si sottolinea, “non vengono chiuse le uscite bensì l’entrata alla galleria del San Gottardo”. Una situazione “ben diversa” che ha “l’unico scopo di evitare che i soliti astuti, prendendo l’ultima uscita prima del tunnel, rientrino poco dopo evitando un bel tratto di colonna”. Nella sua interrogazione Caselli Verga ha lanciato anche alcune frecciatine al consigliere nazionale Lorenzo Quadri per la sua richiesta di rimuovere i semafori sull’autostrada, causando di conseguenza ulteriori disagi al Mendrisiotto.
Tornando alla situazione di Chiasso, il Municipio ricorda che in via Bossi e viale Stoppa è stato inserito un limite di velocità di 30 km/h. Situazione “tecnicamente diversa dall’istituzione di una zona 30”, oggi non ancora presente. Le valutazioni effettuate per via Bossi nell’ambito del progetto di riqualifica di via Franscini hanno evidenziato “come fosse meglio inserire un limite di velocità, così da evitare l’obbligo di precedenza da destra in corrispondenza di tutte le strade laterali e consentire la realizzazione di un marciapiede continuo dalla fine della zona d’incontro sino all’incrocio con via Franscini”. Il comparto di viale Stoppa-via Comacini e quello di viale Volta sono stati oggetti di mandati di studio in parallelo del Programma d’azione comunale (Pac). “Il rapporto finale del collegio d’esperti ha evidenziato l’utilità di istituire una zona 30 per il comparto di viale Stoppa. Il tema è stato recepito dal Municipio e verrà inserito come misura in priorità B nel Programma d’agglomerato di quinta generazione Pam5”. Anche per il comparto di viale Volta e il tunnel di via Favre “sono emerse delle indicazioni volte a limitare il traffico di transito”. Per l’adeguamento del tunnel “sono in atto degli approfondimenti nell’ambito del Pam5, che confluiranno presumibilmente in misure finalizzare a una limitazione del traffico”.
Restando nel comparto, il Municipio di Chiasso ha risposto negativamente all’interrogazione di Francesco Romano (HelvEthica Ticino) che chiedeva la rimozione della statua del bambino con la mascherina situata all’incrocio tra viale Volta e viale Stoppa per “significativi dubbi riguardo alla sua sicurezza ambientale e alla salute pubblica”. Nella sua risposta, l’esecutivo ricorda innanzitutto che la statua “rappresenta un giovane accovacciato intento a tirare un laccio, il quale è provvisto di una mascherina, rievocante il periodo pandemico e le relative misure di profilassi messe in campo”. Se la questione legata al Covid-19 “che lo si voglia o no è tutt’altro che tramontata, il tema dell’opera è in ogni caso riferito alla tutela ambientale: il laccio simboleggia la chiusura di una ferita aperta nel prato, causata dall’invasione dell’asfalto”. L’opera è realizzata in fibra di vetro “fortemente agglomerata in una matrice di resina sintetica, è considerato un materiale inerte, non soggetto a restrizioni d’uso e pure le vie di smaltimento sono quelle definite per materiali inerti”. Il Municipio spiega che “numerosi studi scientifici hanno concluso che la fibra di vetro in sé non è cancerogena per gli esseri umani”. La statua “è stabilmente collocata in sede e a oggi non è possibile parlare di decomposizione, né di rotture”. L’esecutivo conclude sottolineando che “non si è mai pensato che un prodotto artistico possa fare l’unanimità: non è mai stato così e non lo sarà mai”.