Un gruppo di cittadini appassionati dà vita a un’Associazione. Obiettivo, tutelare gli angoli preziosi del paese e raccogliere le storie della gente
I luoghi sono la nostra memoria. Le testimonianze architettoniche sono la nostra identità. Perderne le tracce è un po’ come perderci. Molla propulsiva la passione al pari dell’affetto per il territorio locale (e regionale), a Novazzano un gruppo di cittadini ha deciso di difendere la propria ‘eredità’ paesaggistica e ambientale, quindi anche culturale e artistica. Un bisogno di tutela di ciò che esiste, quello manifestato, che non ha intenti puramente conservativi, ma guarda avanti, alle future generazioni. È questo, del resto, lo spirito che, a febbraio, ha accompagnato la nascita dell’Associazione Patrimonio Novazzano. La sua prima caratteristica? Rifuggire dalle etichette ed essere aperta a tutti. Lo si coglie subito, non appena varcata la soglia del portale web – patrimonionovazzano.ch – da cui si affaccia, tuffandosi nella carrellata di immagini del ‘Quaderno’ d’ingresso, scorci del paese tra passato e presente. L’Associazione, però, in serbo ha ben di più: lo rivelerà oggi nella sua prima uscita pubblica, nel corso di un incontro fissato alle 20 nella sala Giorgio Cattaneo.
Tutto, va detto, è scaturito per moto spontaneo. «Ad accendere l’interesse – ci fa notare subito Nicola Soldini, del Comitato direttivo (in cui siede pure il già curatore del Museo etnografico della Valle di Muggio Paolo Crivelli) – è stata la preoccupazione condivisa da un gruppo di persone di Novazzano per un patrimonio un po’ misconosciuto dalle autorità, ma che rappresenta la ricchezza identitaria e storica del paese. Questo ci ha stimolato a muoverci in questa direzione, fungendo da pungolo e al contempo da spazio di discussione». Per chi vive la realtà locale è difficile, infatti, ignorare lo stato precario di alcuni edifici tramandati nel tempo (come l’essiccatoio/fienile). D’altro canto, da anni il tema del recupero e della valorizzazione del ‘cuore’ di Novazzano attraversa la politica comunale, sin dai giorni del referendum che alla fine degli anni Novanta – era il 29 novembre 1998 – ha sancito la salvaguardia dell’ex Casa d’Italia (oggi sede del Comune) e, appunto, dell’essiccatoio, portando alla riqualifica del comparto che affaccia sulla piazza-sagrato.
«In effetti – annota ancora Soldini – si è vista crescere una sensibilità più forte nella popolazione che non nelle istituzioni politiche per il patrimonio in senso lato. Ed è per questo che si è pensato di aprire un dibattito, scevro da intenti polemici e con dati alla mano, portando alla luce aspetti oggi negletti, proprio per riuscire a trovare delle risposte concrete e proporre dei progetti di recupero di fronte ai quali l’ente pubblico possa farsi promotore e guida di tali trasformazioni. E questo senza escludere l’azione del privato, auspicabile seppur nel solco del quadro indicato dal Comune». E se il pensiero qui corre al nucleo ‘maggiore’ di Novazzano – vi sono anche Brusata e Castel di Sotto –, in realtà lo sguardo dell’Associazione è molto più ampio, a tutto il territorio e a una visione globale. Ne va, infatti, come richiama Soldini, della ‘cultura architettonica’, «che può essere rigenerata anche con interventi non invasivi».
Ecco perché Patrimonio Novazzano si prefigge di raccogliere più voci, dando forza a un sentire comune. «Uno degli scopi principali che ci ha motivato – ci spiega Francesco Tadini, coordinatore dell’Associazione al fianco di Maria Concezione Gerosa Salvini – è stato proprio quello di riunire le tante persone che si sono sempre occupate di temi puntuali legati alla tutela del patrimonio e delle aree verdi: era importante agire tutti sotto lo stesso nome. Nata Patrimonio Novazzano, un altro punto rilevante per noi è la sensibilizzazione della popolazione, che cerchiamo di realizzare attraverso nostre ricerche, piccole pubblicazioni. È in questo ambito – ci anticipa il coordinatore – che ci presenteremo al pubblico con una mappa interattiva. Accanto alla raccolta di documenti storici e fotografie d’archivio, abbiamo infatti preparato una geolocalizzazione di ogni immagine, e ciascuna ha un suo racconto, che si lega ad altri, a luoghi e famiglie. Il nostro intento è far comprendere qual è la qualità di Novazzano. Nonostante tanto sia andato perduto, c’è ancora molto da scoprire e valorizzare, come le masserie e i nuclei, ancora intatti». Attraverso la mappa, in effetti, ci si prefigge di «individuare il patrimonio non ancora tutelato e sconosciuto, considerando che in paese contiamo già inventari Isos a livello federale e beni culturali protetti a livello cantonale e locale».
E in questo viaggio nella memoria collettiva i volontari dell’Associazione – tra i quali si contano peraltro architetti, biologi, geologi e storici – non sono soli. Già diverse famiglie, ci mette a parte Tadini, si sono fatte avanti con del materiale fotografico da condividere sulla piattaforma. «Un altro tema sul quale ci stiamo focalizzando è la realizzazione di interviste fra la popolazione. Abbiamo iniziato da poco, ma possiamo già proporre le prime sul nostro sito e come si vedrà sono molto lunghe e fitte. L’invito rivolto ai cittadini – ci dice il coordinatore – è quello di popolare la mappa interattiva con le loro testimonianze fotografiche, rispolverando gli archivi di famiglia. Così da ricostruire la macro come la micro storia del paese: vogliamo prenderci il tempo di tramandare la nostra storia orale, quelle delle famiglie più note e nobili e delle realtà contadine, così come i racconti di emigrazione. Sul lungo periodo, poi, prevediamo di organizzare anche delle visite guidate e delle conferenze. Spero altresì in una nostra pubblicazione: a Novazzano hanno editato ‘Briciole di storia novazzanesi’ 1 e 2, noi puntiamo al terzo volume».
Adesso da superare, fa capire Tadini, ci sono i ‘consueti’ pregiudizi e le possibili resistenze. «Tant’è che io stesso mi propongo di intervistare per primi i cittadini più scettici verso l’Associazione. Ecco per quale motivo come coordinatori teniamo a far passare il messaggio che siamo aperti a tutti, anche geograficamente, allargando i confini al di fuori di Novazzano, all’intero Mendrisiotto (abbiamo già associati di Chiasso e Mendrisio). Anzi, più l’Associazione sarà eterogenea e meglio sarà. Non vogliamo, insomma, essere inquadrati in nessun indirizzo politico: è una delle nostre priorità. In questo modo quando nelle assemblee voteremo insieme delle decisioni rispecchieranno le scelte della popolazione». La dicono lunga, rimarca Tadini, i primi riscontri positivi: «Ho visto che la gente ha voglia di raccontare la propria storia». Ed è solo l’inizio.