laR+ Mendrisiotto

Politica migratoria, ‘deve ricominciare un dialogo costruttivo’

L'Associazione Mendrisiotto Regione Aperta prende posizione sul ‘rocambolesco progetto’ di collocare 150 migranti in 50 appartamenti di Chiasso

Veduta sul quartiere di via Soldini, a Chiasso
(Ti-Press)
7 agosto 2024
|

“La ripresa di un dialogo costruttivo tra tutte le istituzioni interessate”. Nel dibattito in corso nel Basso Mendrisiotto a seguito della trattativa immobiliare tra il Cantone e un privato per la messa a disposizione di 50 appartamenti per richiedenti l’asilo ammessi sul territorio in via Soldini, a Chiasso, arriva anche la voce di Mendrisiotto Regione Aperta. L’Associazione ha preso posizione con una lettera aperta indirizzata al Consiglio di Stato (CdS) e ai Municipi di Balerna, Chiasso e Novazzano. “Del rocambolesco progetto di collocamento di 150 migranti nel quartiere di via Soldini – si legge nella missiva firmata dal co-coordinatore Willy Lubrini – stupisce la mancanza di dialogo, trasparenza e collaborazione tra CdS e i Comuni di Chiasso, Balerna e Novazzano, tanto più in un settore delicato come quello della politica migratoria”. A mente dell’Associazione l’auspicato dialogo costruttivo permetterà di “condividere un progetto d’inserimento sociale e abitativo attento alla complessità del territorio, dei suoi fragili equilibri, nel rispetto dei diritti e della dignità delle persone coinvolte ed esteso alla Città-Ticino”.

‘Una grave inadempienza’

Dopo la politica, anche Mendrisiotto Regione Aperta ha quindi voluto esprimere, “come cittadini del Basso Mendrisiotto”, la sua “preoccupazione dopo aver appreso che il Cantone ha intenzione di alloggiare 150 migranti in almeno 50 appartamenti a Chiasso, in un territorio che, con Balerna e Novazzano, accoglie già 350 posti per richiedenti l’asilo e altri 300 posti d’emergenza”. Per questi ultimi, dopo la chiusura a fine anno scorso del Paf, il punto di prima accoglienza, nei locali della stazione di Chiasso, “il CdS non ha ancora trovato un’alternativa logistica. Una grave inadempienza – sottolinea ancora Mendrisiotto Regione Aperta – che lascia nel disagio e nell’incertezza le autorità comunali del Basso Mendrisiotto”. Autorità che hanno sottoscritto un accordo, con Conferderazione e Cantone, per ospitare “non più di 350 richiedenti l’asilo”.

Chiasso e il suo contesto sociale

Nella sua analisi della situazione, l’Associazione presenta anche una visione di Chiasso, “luogo d’incontri internazionali per migranti che provengono dal mondo intero, senza soldi, alla ricerca di un miglior futuro che salpa da Chiasso”. Queste nuove migrazioni “arrivano in un periodo di declino economico della città e sono all’origine dello sviluppo di un nuovo settore economico, quello della presa in carico dei migranti”, e di altre “conseguenze socio-demografiche”. L’esempio citato è quello degli appartamenti vuoti che “sono presi da chi non può alloggiare in altri luoghi del Ticino” mentre altri “sono utilizzati dai servizi sociali per inserirvi una popolazione in difficoltà”. A questo si aggiunge che “i prezzi dei terreni permettono di costruire a basso prezzo nel centro di Chiasso, in questo caso degli immobili destinati alle persone anziani”. Le conseguenze demografiche di questa trasformazione “sono visibili”: oltre ad avere la più alta percentuale di persone in assistenza, “Chiasso è uno dei comuni che presenta un’età tra le più alte in Svizzera e vede affluire un numero crescente di persone straniere (più del 40% della popolazione)”.

Le contraddizioni della coabitazione

Con l’inserimento abitativo di 150 richiedenti l’asilo in via Soldini “la concentrazione di migranti diventerà troppo elevata in un contesto sociale già fragile”. Mendrisiotto Regione Aperta evidenzia un’altra “contraddizione”: alloggiare queste persone “in circa 50 appartamenti ubicati nello stesso complesso immobiliare dove, a pianterreno, ha sede il Centro di socializzazione Calicantus. Un servizio sociale impegnato a garantire il contatto tra popolazione e istituzioni in un contesto informale dal quale possono emergere i bisogni concreti dei cittadini. Fin da subito è stato escluso che la struttura possa essere utilizzata dai richiedenti l’asilo residenti nei centri”. L’intenzione di far coesistere nello stesso stabile queste due strutture sociali “non è una buona idea: l’afflusso di 50 famiglie con bisogni d’integrazione e socializzazione rischia di creare un sovraccarico di lavoro difficilmente gestibile dagli operatori del Centro Calicantus che già opera a pieno servizio a beneficio di adulti e bambini”. Senza dimenticare la scuola e le “necessità di far fronte a nuovi bisogni socioeducativi”. L’impressione dell’Associazione è che “la decisione del CdS sia stata determinata unicamente dall’offerta di immobili a buon mercato nel territorio di Chiasso” e fa notare che “l’inserimento di un numero importante di migranti è un tema complesso che non va banalizzato, ma analizzato in tutti i suoi aspetti, preferibilmente con la consulenza di esperti in sociologia urbana, pianificazione e sviluppo urbano, migrazione e integrazione”.

Aspettando risposte ‘chiare e trasparenti’

Mendrisiotto Regione Aperta indica in conclusione una serie di interrogativi per i quali “i cittadini del Mendrisiotto si aspettano risposte chiare e trasparenti”. Si vuole sapere quali sono le linee direttive per seguire una buona prassi nello sviluppo sociale dei quartieri e dei comuni nel contesto della Città-Ticino; quali sono i criteri che il CdS considera per determinare i luoghi della Città-Ticino più idonei a ospitare sul proprio territorio le persone richiedenti l’asilo che hanno ottenuto l’ammissione; per quali motivi il Cantone intende concentrare a Chiasso un gran numero di richiedenti l’asilo che hanno ottenuto l’ammissione, nello stesso territorio dove ha sede il Centro Federale d’Asilo; perché non procedere a una più equa distribuzione dei migranti richiedenti l’asilo che hanno ottenuto l’ammissione, che tenga in considerazione l’intero territorio della Città-Ticino e, infine, per quali motivi, a più di un anno e mezzo dalla preannunciata chiusura dei locali d’emergenza ubicati nella stazione di Chiasso, il CdS non ha ancora trovato un’alternativa logistica.

Leggi anche: