Il Municipio tiene d'occhio la situazione e promuove un lavoro di ricerca. Le cooperative d’abitazione? ‘Il potenziale esiste’
Un’abitazione a pigione... abbordabile. Anche a Mendrisio c’è la lista d’attesa di coloro che attendono di poter varcare la soglia di uno degli appartamenti a carattere sociale del Comune. E al momento, sui 78 in dotazione alla Città e alla Fondazione don Giorgio Bernasconi (gestita dall’amministrazione locale) solo due sono liberi (e in fase di ristrutturazione). In effetti, come conferma lo stesso Municipio, “normalmente gli alloggi sociali comunali vengono affittati in un lasso di tempo relativamente breve”. Non a caso sempre di più la ricerca di una casa, a maggior ragione se a canone moderato, sta diventando un tema e in tutto il cantone. Soprattutto dopo i recenti rincari che mettono a dura prova le famiglie. A tal punto da arrivare a ridurre le spese a vantaggio di bisogni come l’istruzione, le cure o l’alimentazione, ma anche da vedersi costrette a ripiegare su appartamenti inadeguati.
A Mendrisio, comunque, la questione se la sono posta già sessant’anni or sono. La popolazione può contare sull’appoggio del Comune sin da allora: sono quattro infatti gli stabili a valenza pubblica – in via Guisan, via Dunant e piazzale Roncaa – su cui fa leva la politica di alloggio pubblica. Un patrimonio che, come conferma l’Esecutivo, sollecitato a inizio febbraio su questo dossier dall’AlternativA, è “importante mantenere”. E in questi anni di interventi di manutenzione puntuale così come di opere strutturali più incisive se ne sono sempre programmati. L’attenzione per la problematica, comunque, resta alta. Durante lo sorso anno accademico, si fa sapere, la Città ha “promosso un lavoro di ricerca e di progetto di bachelor degli studenti della Supsi – Dipartimento ambiente costruzioni e design, ndr – sui propri alloggi in via Dunant e via Guisan per approfondire il tema della modularità dell’alloggio in una struttura già edificata e la possibilità di una riqualifica sia degli spazi interni che esterni”. Ebbene, le soluzioni proposte, conferma il Municipio, seppur di “carattere rigorosamente accademico”, hanno dato modo di “individuare nuove potenzialità che andranno approfondite per meglio individuare gli indirizzi futuri di questi spazi residenziali”.
E l’intenzione di agire non manca. Come anticipa l’autorità cittadina rispondendo ai consiglieri comunali Giampaolo Baragiola, Claudia Crivelli Barella, Claudio Lucini, Cristina Marazzi Savoldelli, Jacopo Scacchi, Barbara Schepis Muntaner e Andrea Stephani, nel comparto abitativo ai civici 9 e 11 di via Guisan e in via Dunat 3 “si potrebbero prevedere dei progetti a più ampio raggio”. Di fatto, oltre a garantire abitazioni a costi accessibili, gli alloggi sociali “si prefiggono come scopi anche di offrire una buona qualità della vita nel contesto abitativo, di prevenire situazioni di vulnerabilità, di fornire una rete di supporto formale con i servizi presenti sul territorio e al tempo stesso di favorire un supporto informale tra le famiglie che vivono in questi alloggi”.
Ecco che l’autorità comunale sta quindi ragionando sulla possibilità di introdurre la figura del custode sociale, con delle “mansioni specifiche e delle buone pratiche in favore di tutti gli inquilini”, e sulla volontà di far leva sul senso di comunità. Infatti, si spiega, “si vorrebbero anche sviluppare nuove iniziative quali, ad esempio, un progetto gli orti condivisi e un parco giochi strutturato”.
A dare una risposta al bisogno di alloggi vi sono però anche la cooperative di abitazione. Una opportunità che l’AlternativA rimette sul tavolo del Municipio. In questi anni, informa l’Esecutivo, sono stati “mantenuti aperti i contatti con le associazioni su temi specifici, dalle possibilità di insediamenti di cooperative d’abitazione ad Arzo – si era pensato infatti all’ex Coop e alla vecchia camiceria, ndr – all’area più urbana del comparto ex Cattaneo di proprietà della Fondazione Torriani”. Sin qui però nessuna iniziativa è andata a buon fine. “Tutti gli studi – si riconosce – si sono fermati al livello di progetto di fattibilità, senza una possibilità di prosieguo o perché l’istanza immobiliare aveva un potenziale limitato o per un disinteresse dei proprietari”.
Chiarito che queste formule abitative non hanno una missione, quindi “non devono essere confuse con gli alloggi sociali, né forzatamente devono garantire il diritto all’alloggio a fasce di popolazione particolari o fragili, o garantire una migliore coesione sociale”, il tema, si rimarca, resta d’attualità e “andrà affrontato affinché possa essere promosso sul territorio sia dall’ente pubblico che da iniziative private o da cooperative già presenti”, come Cassi o Cam’On. Insomma, il potenziale a Mendrisio, se ne dà atto, esiste.
E la Città è pronta a promuove le cooperative. Tant’è, si fa sapere, che sosterrà il Forum per l’edilizia residenziale di utilità pubblica in programma il 13 settembre prossimo al campus Supsi a Mendrisio.