Mendrisiotto

A Salorino l'ex Casa comunale diventa un ‘Salottino’

Il Municipio di Mendrisio rinuncia a vendere l'edificio. Anzi, è pronto a investire per farne un luogo di incontro e uno spazio di lavoro condiviso

L’identità resta, la vocazione cambia
(Ti-Press/Atelier PeR)
7 febbraio 2024
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In passato è stata la ‘casa’ del Comune e della popolazione di Salorino. In futuro potrebbe diventare il ‘Salottino’ di quello che oggi è un Quartiere di Mendrisio. Il Municipio della Città ha deciso, infatti, di accantonare l'idea di mettere sul mercato questa come altre ex Case comunali e di percorrere vie nuove. Prendersi del tempo per studiare la situazione ha dato modo, in effetti, all'autorità locale di studiare una vera e propria strategia. L'obiettivo dichiarato – anzi messo nero su bianco in un messaggio municipale fresco di stampa – è quello di "trovare una nuova vita" per questi edifici istituzionali. Ma "senza per forza procedere con la loro alienazione". Un cambio di passo che privilegia la salvaguardia degli spazi comuni "a favore della comunità del quartiere", valorizzando così, come motiva lo stesso Esecutivo, "il carattere aggregativo dello stabile". Farlo individuando, al contempo, degli usi che possano anche portare "un certo reddito" nelle casse pubbliche. Il piano d'azione, insomma, c'è e si è disposti anche a destinare un investimento di 750mila franchi per la ristrutturazione degli interni della vecchia sede amministrativa. La licenza edilizia è già stata staccata nel 2021 e per concretizzare il tutto ci vorranno al massimo16 mesi.

Un utilizzo ‘sperimentale’

Questo, come rimarca l’autorità cittadina, è solo il "primo passo". E compiuto verso una destinazione d'uso che ha carattere "sperimentale" e intende tenere un occhio attento sui costi. Di fatto, si tiene a precisare nel documento appena recapitato ai consiglieri comunali, "si vuole quindi ripensare il ruolo delle case comunali, affinché diventino anche spazi dedicati alle relazioni sociali nei quartieri, a luoghi d’incontro, di scambio, di lavoro, di condivisione e socializzazione, in quanto la vicinanza alla cittadinanza è un obiettivo prioritario per l’Esecutivo". Una visione "moderna e condivisa" che permette di restare fedeli alle linee strategiche Mendrisio 2035.

Quella lista di beni

E pensare che solo qualche anno fa – era il 2015 – si era arrivati lì lì dal mettere in vendita questo bene (e non solo), valutato circa un milione. Come ricorda lo stesso Municipio, l'ex Casa comunale di Salorino era, in effetti, nella lista dei fondi da sottoporre al Legislativo. Già allora, però, si fa memoria, l'Esecutivo aveva suggerito di "ritardare momentaneamente l’alienazione del bene amministrativo in attesa di una verifica approfondita sulla possibile destinazione dell’edificio sia a uso dell’amministrazione, che di interessi collettivi (associazioni o enti pubblici attivi nel Quartiere di Salorino)".

Un approccio alternativo che a distanza di otto anni ha avuto la meglio. E che pone l'edificio pubblico – ora fra i beni suscettibili di tutela – al centro dell'attenzione, con la consapevolezza che possiede una sua storia da raccontare – le prime notizie, si annota, risalgono al 1907 –, che ha ospitato le scuole e l'amministrazione comunale e che dopo l'aggregazione ha continuato ad assolvere alla sua vocazione pubblica, divenendo la sede dell'Ufficio comunicazione, ma facendo posto altresì alla Commissione di Quartiere, a enti e associazioni (come il Patriziato locale).

Sulle piste del ‘coworking’

Adesso per l'edificio (di 154 metri quadrati a fronte di una superficie globale di quasi 300) si aprono così nuove opportunità. Una missione che fin dal 2018 ha ispirato i progettisti dello Studio di architettura Atelier PeR, i quali hanno ricevuto l'incarico di "approfondire possibili soluzioni". Un lavoro da cui è scaturita la proposta finale e che ha dato forma al ‘Salorino - Salottino’. Un nome, rimarca il Municipio, che "fa intuire chiaramente come il desiderio sia di dare una funzione comunitaria e di ritrovo all’ex Casa comunale".

L'intento finale, di fatto, è quello di "ristrutturare, valorizzare e trasformare lo stabile in uno spazio vivo, vivace, aperto in cui tempo libero, socialità e lavoro si intreccino costantemente. Uno spazio dove realtà diverse possano contaminarsi e crescere insieme per periodi brevi o lunghi". L'esperimento sta proprio nell'esplorare le potenzialità del cosiddetto ‘coworking’. Ovvero spazi di lavoro da condividere che dentro l'ex Casa comunale potranno far riferimento a tre uffici e una sala riunioni da affittare e, spiega il Municipio, da destinare a "giovani imprenditori e professionisti che necessitano di una scrivania per un lavoro saltuario". In buona sostanza si prevede di realizzare 16 postazioni per il ‘coworking’, "con un utilizzo simultaneo stimato attorno alle 10 persone".

Questa formula, per certi versi questo stile lavorativo, infatti, sta prendendo piede: "La realtà dell’economia della condivisione – si fa presente nel messaggio – è una vera e propria filosofia, che tende anche a ridurre gli effetti negativi di un eccessivo consumismo e del rischio di isolamento a cui ci espongono le tecnologie".

Un ‘investimento ponderato’

Già inserita nel Piano delle opere prioritarie, la ristrutturazione tradurrà un intervento di manutenzione che avrà lo scopo di rendere fruibili gli spazi, restando nei limiti di un "investimento ponderato" (che dedotti i contributi del Fondo energie rinnovabili ammonterà a 600mila franchi). Ci sarà così la possibilità di affittare gli spazi a pigione moderata, restituendo un ricavo utile a garantire l’autofinanziamento dell'operazione. I lavori più significativi si concentreranno al piano seminterrato, dove verrà creata una sala di quartiere, un spazio polivalente a uso pubblico che potrà usufruire di un "cucinino equipaggiato" e avrà un accesso indipendente. Al piano terreno e al primo piano, invece, si procederà con una manutenzione ordinaria dei locali, restituendo maggiore attrattività.

Come sarà gestito il tutto? L'Esecutivo sta "esaminando diverse possibilità". Ciò che è certo è che gli spazi potranno "ben dialogare con le iniziative gestite dagli Istituti accademici, in particolare la Supsi, di sostegno alla giovane imprenditorialità e per favorire la collaborazione tra studenti e realtà imprenditoriali del territorio e costruire un solido network con gli stakeholder locali impegnati sulle attività di promozione e sostegno".

A questo punto, si ammette, "decisivo sarà il riscontro dei fruitori e della popolazione". La speranza è di riuscire a fare breccia. In ogni caso la Città ha pronto anche un ‘piano B’: se il risultato non sarà quello auspicato, i livelli superiori dello stabile potranno essere "facilmente riconvertiti, magari anche in spazi abitativi".