A Mendrisio il prossimo passo per il Municipio sarà la realizzazione di un masterplan. Sarà la sintesi delle proposte seminate dalla popolazione
Date un parco (quello di Villa Argentina) ai mendrisiensi, ne faranno il loro ‘giardino delle meraviglie’. Nelle 888 idee seminate dalla popolazione e raccolte dal Municipio nel corso di un vero e proprio esperimento di cittadinanza attiva c'era davvero di tutto. Anche se, a ben vedere, a spiccare tra i dieci macrotemi individuati dal team scientifico e interdisciplinare – coinvolta anche la Supsi – che ha accompagnato il progetto nel corso di un anno – fra il febbraio 2023 e quest'anno –, c'era, forse a sorpresa, la componente del gioco. In ogni caso il cammino verso la creazione del tanto agognato parco cittadino, lì nel cuore della Città e al centro quasi quindici anni or sono di una petizione popolare forte di 2'870 sottoscrizioni, non è ancora stato ultimato. Di certo oggi si sa che in quello spazio verde si aspira ad avere un luogo di socializzazione intergenerazionale, che sappia essere inclusivo ma al contempo rispettoso del patrimonio storico, paesaggistico e culturale che Villa Argentina ci consegna.
È da tempo ormai, come riconosce lo stesso sindaco di Mendrisio Samuele Cavadini, che si ragiona su quel comparto. Mettere nero su bianco una variante di Piano regolatore, del resto, è stata un'opera tutt'altro che semplice. Così come acquisire – nel 2021 per 8 milioni di franchi – quel terreno privato collinare, che ha dato modo di ricostituire il parco nella sua estensione originaria, in tutti i suoi oltre 46mila metri quadrati. Ora però ci sono le idee e la volontà di arricchire Villa Argentina di contenuti e significati si è rafforzata. E questo, annota Cavadini, nel solco della scelta della Città di «riappropriarsi di spazi verdi di aggregazione e di qualità. Recuperando un tessuto urbano sacrificato in passato».
Ecco che l'autorità comunale si accinge ad aprire ora un nuovo capitolo, che prende spunto dalla ‘Charta dei desiderata’ suggerita dalla popolazione. «Ci dobbiamo chiedere adesso cosa vogliamo fare del parco – annota il sindaco –. Nella prossima legislatura si compiranno i prossimi passi e si entrerà nel vivo: si elaborerà un concetto di masterplan – un documento d'indirizzo strategico, ndr – che ci permetterà di avere una visione d'insieme del parco e del comparto di via Turconi e delle vicinanze – lì troviamo l'Accademia, le scuole e la casa anziani, ndr –. In questo modo potremo contare anche un piano d'azione». Giunti a quel punto si potranno, dunque, definire le misure, la progettazione, le tempistiche e l'impegno finanziario. A disposizione, al momento, ci sono più di 4 milioni e mezzo, per circa metà rimanenza dell'acquisizione, per il resto (2,6 milioni) credito già iscritto per la sistemazione dell'area attuale. I tempi, è chiaro, potranno essere relativamente lunghi, si rende attenti, viste le procedure di legge.
La determinazione, comunque, non manca al pari dell'attenzione della politica, della cittadinanza e delle associazioni coinvolte, primo fra tutti il Comitato Parco di Villa Argentina che attende da tempo un intervento di valorizzazione. Anzi, a breve, si conferma, l'Esecutivo valuterà la realizzazione di alcune soluzioni, anche temporanee, di arredo e attività più facilmente realizzabili – dalle visite guidate ai piccoli intrattenimenti musicali, dalle passeggiate tematiche ai momenti conviviali, prendendo spunto pure dal parco giochi esistente –; proprio, annota il segretario comunale Massimo Demenga, per «dare il segnale che il parco sta evolvendo nella direzione auspicata dalla popolazione».
Nel percorso di avvicinamento al Parco di domani il processo ‘creativo’ ha avuto, in ogni caso, una chiara importanza. Come ha avuto un ruolo soffermarsi sulla conoscenza della realtà di Villa Argentina, coinvolgendo altresì l'Ufficio cantonale dei beni culturali, con il quale lo studio conoscitivo, commissionato alla Supsi, è "in fase di condivisione". Questo spazio verde urbano, come spiega Annalisa Rollandi, ricercatrice settore pianificazione dell'Istituto scienze della Terra, ha una sua storia e ha vissuto tre fasi di sviluppo. Nasce nel 1873 come parco scenografico (lo resterà sino al 1883) nella visione dell'architetto Antonio Croci, autore della villa e delle sue circostanze. In seguito, sino al 1919, conosce uno sviluppo laterale, che ne rafforza i confini, estendendo la proprietà. Infine, sino al 1926 si trasforma in parco all'inglese tra vialetti e aiuole. Cambiamenti che nel tempo hanno caratterizzato pure la vegetazione.
D'altro canto, era importante sapere cosa è stata Villa Argentina per progettare il futuro. Tutto ciò nella consapevolezza che l'anima storica del parco "è un bene prezioso culturale da conservare e un tesoro paesaggistico da curare, adattandolo ai cambiamenti climatici e alle esigenze delle piante". Un indirizzo, questo, si conferma, imprescindibile, al pari degli elementi strutturali che dovranno essere adattati alle esigenze attuali, nel rispetto, si rimarca, della biodiversità e dell’ecocompatibilità, e delle strutture da destinare a sport e tempo libero, chiamate a integrarsi "in modo innovativo e rispettoso, privilegiando soluzioni temporanee e reversibili".
Non a caso a rivelarsi proficuo è stato anche il ‘workshop’ promosso a gennaio e che ha fatto seguito al progetto partecipato aperto alla popolazione. Un esercizio, presenti pure rappresentanti del Cantone e delle associazioni, che ha reso possibile non solo selezionare le proposte – confluite nelle sette ‘categorie di idee’ –, ma altresì «identificare gli ambiti spaziali» in cui ci si potrà muovere, come sottolinea Annalisa Rollandi. Realizzata una mappa, ecco che le diverse suggestioni si incrociano e si sovrappongono, dando materia di riflessione al prossimo Esecutivo e ai progettisti.
Sulla carta, si illustra, «le aree adibite al gioco si sviluppano per esempio a partire dal parco giochi esistente e si estendono alla parte superiore e ai terreni retrostanti alle scuole elementari di Canavéé (le cosiddette balze). Mentre l’arredo urbano è proposto soprattutto nella parte alta e nelle balze, con singole aggiunte anche nel parco storico. Infine, gli eventi – tema che di recente non ha mancato di suscitare discussioni politiche, ndr – sono pensati dove si svolgono già oggi, sul retro della villa, senza tuttavia escludere anche la parte alta. Nell’area dei terrazzamenti, oltre la grotta, e nelle balze si ipotizzano poi numerose attività anche legate alla natura e alla coltivazione della terra – con gli orti collettivi, ndr –, con l’elemento acqua che tematizza l’intero parco».
Il denominatore comune? Per il sindaco è evidente: «La cittadinanza vuole un parco da vivere». Trovare una sintesi spetterà ora all'autorità comunale, la quale sarà chiamata pure ad affrontare, una volta di più, il tema della riserva edificabile, lasciata in un angolo dei piani in nome del futuro sviluppo universitario. Sin qui è rimasta sula carta, certo è che un eventuale intervento, come ricorda ancora Cavadini, «dovrà essere molto attento al rispetto del comparto».