A Mendrisio tutto è pronto per le sfilate del Giovedì e del Venerdì santi. Il ‘caso’ del trucco facciale? ‘Ne riparleremo quando tornerà la calma’
Gabriele Ponti sa bene di essere il presidente della ‘transizione’. Con tutto quello che oggi può comportare. Ha raccolto il testimone da Giuseppe Poma, storica guida delle Processioni di Mendrisio per 40 anni, nel 2018 ed è stato chiamato ad accompagnare le manifestazioni della Settimana santa nell'era Unesco, dopo l'iscrizione nel patrimonio culturale immateriale. Una missione che si è rivelata (forse) più spinosa di quello che poteva immaginare. L'edizione 2024 è alle porte – per il 28 e 29 marzo prossimi è già tutto pronto – e oggi, venerdì, Ponti davanti ai media va al cuore delle tradizioni viventi senza mai pronunciare quelle due sillabe – mo-ri – che nelle settimane scorse hanno fatto esplodere un ‘caso’ e fatto alzare la voce alla politica. Lui, però, resta fedele al motto che la Fondazione delle Processioni storiche (compatta alle sue spalle) si è data proprio sei anni or sono: ‘Tradizione e innovazione’. Una sorta di spirito guida ancorato alla candidatura Unesco.
Il messaggio, insomma, è chiaro, come sono ben noti i destinatari a cui è rivolto. Il presidente non vuole, però, andare oltre, non adesso (c’è altro a cui pensare, come l'organizzazione delle sfilate). Se ne riparlerà nei prossimi mesi, in autunno, quando, ci fa notare, «la pancia e le emozioni si saranno calmate, così da affrontare un discorso serio. Questo non significa che si andrà in una direzione o nell'altra: siamo aperti. Abbiamo fatto le nostre analisi, che sono frutto non di improvvisazione, bensì di un processo iniziato con il dossier Unesco, che ci ha messo a confronto con un pubblico ed esperienze diversi».
Il tema della rinuncia o meno al trucco facciale dei personaggi che vestono i panni dei mori alla corte di re Erode Antipa si ripresenterà, comunque, alla prossima edizione, c’è da crederlo. Quest'anno, però, si è preferito fare un passo indietro. «Nessun arretramento – precisa Ponti –, ci siamo fermati, lo ribadisco, per il bene e la tranquillità dell'ambiente e delle Processioni. Ciò che ci aspettiamo, infatti, è un dialogo sano e tranquillo, che qui non abbiamo visto. Noi siamo stati subito attaccati, e abbiamo ricevuto solo critiche. Chi ci ha sostenuto lo ha dovuto fare a bassa voce. D'altro canto, negli anni ogni piccolo cambiamento, inserendo o togliendo dei personaggi ha sempre suscitato il mormorio della popolazione. Persino la creazione dei Trasparenti contemporanei ha prodotto delle reazioni, pacate in alcuni casi, veementi in altri (come con il Cassinari)». Avete già pensato come intavolare un dialogo con la politica e la popolazione? «I politici meglio lasciarli fuori. Con la popolazione stiamo lavorando su un formato».
Il presidente mette un punto fermo anche sui commenti che hanno fatto seguito alla scelta della Fondazione. «Quando ci muovono delle critiche, noi le recepiamo quando sono costruttive. Chi lo fa sulla spinta della passione per le Processioni storiche è sempre bene accetto e ci porta ad aprire una discussione. Chi invece vuole strumentalizzare queste manifestazioni per interessi che non sono legati alle tradizioni e all'esigenza di tramandarle, ci fa male. E non fa male solo a noi personalmente, ma alle nostre stesse tradizioni, interpretate negli anni e cambiate. Un atteggiamento, questo, che deploriamo. Proprio il processo che ha portato alla candidatura Unesco – fa presente – ci ha dato modo di capire quale è stato l’iter percorso dalle Processioni nei secoli e che occorre stare al passo con i tempi per mantenerle vive nel cuore di chi, in quel momento, ne è parte».
Certo, richiama ancora Ponti, «uscendo dalle nostre quatto mura ci confrontiamo con sensibilità diverse, che dobbiamo tenere in considerazione. Questo non significa snaturare le nostre Processioni, anzi. Vuol dire mantenerle vive e contemporanee, adattandole alla civiltà del tempo in cui vengono rappresentate».
Costumi e tempi, come detto, mutano. Anche nel reclutamento di figuranti e volontari: 270 il Giovedì santo, un migliaio il Venerdì. «È giusto tenersi al passo con i tempi e adattarsi alle esigenze di chi rappresenta i personaggi delle Processioni – spiega ancora Ponti –. In passato le iscrizioni avvenivano, la domenica mattina precedente, solo in presenza, oggi stiamo integrando sempre più la digitalizzazione. Chiedere, infatti, alle persone, sempre più indaffarate, di venire ad annunciarsi è diventato un problema. Quindi abbiamo affrontato questo cambiamento di abitudini e abbiamo reso possibile aderire online. A dimostrazione che il nostro è stato un buon modo di procedere, quest'anno abbiamo registrato il 95% delle iscrizioni online». A questo punto la Fondazione ha dovuto trovare un altro modo per misurare ruoli, sandali e costumi. «Ciò che ha fatto propendere per una prova obbligatoria, così da svolgere le varie attività in tutta tranquillità e i giorni delle sfilate prenderci il tempo far fronte agli imprevisti che ogni anno si presentano».
Memoria storica delle Processioni e responsabile da anni della sfilata del Venerdì santo, Mario Tettamanti ne avrebbe tante da raccontare. Aneddoti che, a loro volta, sono specchio dei tempi che cambiano. Come è accaduto con le modalità di reclutamento che in passato vedeva Tettamanti andare classe per classe per catture l'attenzione di bambini e ragazzi. Ciò che non cambia negli anni, dice, è «l'entusiasmo di chi partecipa», grandi (cresce il numero degli adulti) o piccoli che siano. «È un ricordo che resta per la vita».
Le Processioni si sono date, dunque, delle regole. Anzi, un vero e proprio regolamento. «Abbiamo voluto mettere nero su bianco le necessità sceniche che ci abbisognano e soprattutto chiarire che ci si può iscrivere per un solo ruolo e che davanti a più aspiranti ci tocca procedere a un sorteggio – chiarisce Ponti –. Negli anni abbiamo visto che c'era tanta insoddisfazione proprio per la poca trasparenza alla partecipazione. Ora abbiamo fatto sì che tutti, indipendentemente dall'etnia, dal genere e dalla religione, possano partecipare alle Processioni storiche. E questo non da oggi, ma da sempre. È anche un modo per essere accanto a chi si avvicina e vuole prendere parte alle sfilate. In maniera da non scontentare nessuno ed essere inclusivi: il desiderio di essere parte di questa tradizione va accolto. La risposta infatti è stata notevole. Del resto, l'obiettivo della Fondazione è seminare la passione delle Processioni».
In effetti, se le sfilate del Giovedì e Venerdì santi rappresentano il culmine della manifestazione, l'intento della Fondazione, come ribadisce Ponti, è quello di accendere i riflettori tutto l'anno. La Fondazione non smette di lavorare: «Si vuole far sì che le Processioni abbiano un palcoscenico aperto e più ampio, vengano viste da tutti». E qui il ‘label’ Unesco, portato con orgoglio dal 2021 – quando si è svolta la prima vera edizione – e riconosciuto soprattutto grazie al patrimonio dei Trasparenti che Mendrisio può vantare, ha dato una mano, portando ad allargare il pubblico. «Non dobbiamo tenerle negli armadi e mostrarle solo nella settimana di Pasqua». E allora ci si può affacciare al Museo del Trasparente, piccolo ma prezioso, e ci si può immergere nelle atmosfere pasquali e dei quadri luminosi – esposti all'aperto sino all'8 aprile –, percorrendo le vie del nucleo storico del Borgo; o ancora entrando nella chiesa dei santi Cosma e Damiano che accolgono i Trasparenti del Bagutti o nel gazebo issato nel cortile del Museo d'arte con l'esposizione dei costumi della Processione del Giovedì santo, dal 25 al 27 marzo.
E per avere un primo assaggio, ancora una volta la tecnologia viene in soccorso grazie al ‘Virtual tour’ che permette di ‘camminare’ attraverso il ‘cuore’ di Mendrisio andando alla scoperta appunto dei Trasparenti e delle sue chiese. Basta visitare il portale web delle Processioni, rinnovato da poco.