Mendrisiotto

Rubava per professione, condannato a 20 mesi ed espulso

Il 53enne aveva messo a segno diversi colpi nel Sottoceneri e Oltralpe. Ha creato anche qualche scompiglio durante la sua carcerazione

Viveva grazie alla rivendita della refurtiva
(Ti-Press)
8 novembre 2023
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Se fare il ladro fosse un lavoro, il 53enne apparso oggi di fronte alla Corte delle Assise correzionali di Mendrisio sarebbe di certo considerabile un professionista, con tanto di curriculum. Non sarebbe forse considerato il più abile nel settore, perché, per dirla con la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, «rubare è quello che sa fare, anche se poi neanche tanto, visto che è quasi sempre stato beccato». L’uomo è stato infatti condannato per l’imputazione principale di furto per mestiere, per avere – tra maggio e luglio di quest’anno – rubato in tre abitazioni del Sottoceneri, due della Svizzera tedesca e francese, e in un grande magazzino di Nyon, spesso in correità con un complice. Durante la carcerazione preventiva, è stato inoltre imputato di ripetuto danneggiamento ai danni del carcere La Stampa. La pp ha chiesto una pena, interamente da scontare, di 23 mesi e mezzo, una multa di 800 franchi, e l’espulsione dalla Svizzera per 10 anni, mentre l’avvocato difensore d’ufficio, Michele Sisini, ha chiesto che la pena non superasse i 18 mesi. La Corte, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, ha infine deciso per una pena di 20 mesi, interamente da scontare, una multa di 500 franchi, e l’espulsione dal territorio elvetico per 10 anni.

Curriculum criminale

Come detto, in Ticino aveva svaligiato tre abitazioni, a Vacallo, Arzo e Castagnola, così come Oltralpe, ma il 53enne cittadino rumeno, vanta diverse condanne – la maggior parte per furto – racimolate in diversi Paesi europei, tra cui Spagna, Germania, Olanda e Danimarca. In passato era già stato condannato anche in Svizzera, due volte a Ginevra, cantone dal quale era anche stato espulso, e una volta a Friborgo. Nella fattispecie discussa in aula, la refurtiva ammonta a oltre 35mila franchi. Oltre ai furti, e ai conseguenti danneggiamenti che ammontano a circa 2mila franchi, l’uomo è anche noto per non essere un carcerato modello.

Durante il suo soggiorno al carcere La Stampa, dove si trovava in esecuzione anticipata della pena dal 14 settembre, il 53enne ha anche causato diversi danni alla sua cella, oltre ad aver avuto un atteggiamento aggressivo nei confronti degli altri detenuti e dello stesso personale carcerario. «Visto che si impegna tanto a finire in prigione – ha commentato Pagnamenta –, potrebbe almeno degnarsi di comportarsi bene».

Reo confesso... anzi no

Nel corso dell’inchiesta l’uomo ha in più occasioni ammesso tutti i fatti imputatigli, aiutando anche in qualche occasione le autorità a ricostruire con più accuratezza i fatti. Durante il dibattimento però, l’imputato ha contestato alcuni fatti, asserendo – mediante un’interprete – di essersi dichiarato colpevole perché in quel momento si trovava in forte stato di stress, a causa di non meglio specificati problemi familiari. Alla medesima causa ha imputato il suo comportamento in carcere, dichiarando di non essere una persona aggressiva. «Sarebbe dovuto comparire in aula da reo confesso – ha ammesso il suo difensore –, ma oggi ha deciso di ritrattare dando delle giustificazioni incoerenti e confuse». Contro di lui però sono state raccolte diverse prove, in qualche caso schiaccianti, come tracce del Dna e riprese video. Ha inoltre contestato il valore denunciato della refurtiva, da lui considerato troppo alto.

«Ha subito condanne, anche pesanti, in diverse nazioni – ha detto la pp durante la sua requisitoria –, ed è venuto in Svizzera per rubare. Non si fa intimorire dai sui precedenti, dimostrando di avere una grande energia criminale, e non vi è nulla che gli impedisca di commettere ulteriori reati».

’Prognosi nefasta’

«È pacifico che abbia fatto del furto la sua professione – ha detto il giudice durante la lettura della sentenza – e le ritrattazioni di oggi non cambiano nulla, perché il suo cambio di versione non è plausibile. Colpisce soprattutto il fatto che è entrato nelle abitazioni delle persone, andando a minare la loro intimità e sicurezza, e creando insicurezza nella popolazione. La Corte non ha motivo di dubitare del valore della refurtiva denunciata, e reputa inqualificabile il suo comportamento durante la carcerazione. In generale la prognosi per lui non è solo negativa, ma nefasta».