Mendrisiotto

La stazione di servizio che riciclava soldi per la 'ndrangheta

Condannato a tre mesi sospesi l'uomo colpevole di aver cambiato centinaia di migliaia di franchi in euro per l'associazione mafiosa

I soldi sono stati usati per acquistare droga e armi
(Ti-Press)
20 luglio 2023
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Il titolare di una stazione di servizio di Mendrisio è il primo condannato svizzero nell'operazione antimafia denominata ‘Cavalli di razza’. Il procuratore federale Stefano Herold, ha ritenuto l'uomo – un 61enne residente nel Canton Neuchâtel – colpevole di riciclaggio, per aver cambiato senza le necessarie verifiche, circa 300mila franchi in euro a degli affiliati alla 'ndrangheta ed è stato condannato a tre mesi di detenzione sospesi. La notizia, pubblicata su Le Temps, è stata poi riportata da areaonline.

‘Scusi, mi cambia 32mila euro?’

Il coinvolgimento del 61enne sembra essere iniziato nel giugno del 2020, quando l'affiliato zurighese Pasquale Larosa si era fermato al benzinaio per cambiare, in un colpo solo, 34'860 franchi, pari a 32mila euro. Questi soldi sarebbero poi stati usati da Larosa per acquistare oltre un chilo di cocaina, rinvenuta durante il suo arresto avvenuto il giorno seguente. Nemmeno due mesi dopo, un altro affiliato – questa volta sangallese – si ferma al distributore per cambiare oltre 36mila franchi, rassicurando l'uomo che, in merito all'arresto di Larosa, fosse tutto a posto.

In seguito verranno svolte altre operazioni di cambio, sette in totale, portando alla conversione di quasi 300mila franchi in euro. La transazione più importante ammonta a oltre 100mila franchi cambiati in una volta sola. La legge stabilisce un massimo di 5mila franchi, limite sopra il quale è necessario allestire una documentazione e accertarsi dell'identità del cliente. Precauzioni che l'uomo non ha ovviamente preso “violando – sancisce l'atto d'accusa – le normative antiriciclaggio e assumendosi così il rischio che nelle circostanze concrete il denaro fosse di origine criminale”. L'uomo ha dichiarato di essersi assunto i rischi delle operazioni, e che l'attività di cambio era quella che gli permetteva di non fallire.

Svizzera, meta attrattiva per i mafiosi

Durante l'inchiesta era emerso – anche tramite intercettazioni – come la Svizzera risultasse essere particolarmente apprezzata dalla ’ndrangheta, grazie a una normativa contro il crimine organizzato decisamente più blanda rispetto a quella italiana. Sei degli arrestati infatti vivevano in Svizzera. Questa percezione del nostro Paese sembra rispecchiarsi nella pena, tutto sommato lieve, inflitta all'uomo: tre mesi di detenzione con la condizionale, più il pagamento di una multa di mille franchi, oltre alle spese giudiziarie che ammontano a 6mila franchi.