L'assemblea nomina il nuovo presidente e rimpasta il Comitato. L'associazione cambia visione e approccio: ‘Lavoreremo come un team’
Se non è un ‘divorzio’, quello che si è consumato nelle ultime ore in casa Scm, poco ci manca. Il presidente della Società commercianti del Mendrisiotto, Carlo Coen, alla testa dell’Associazione dall’ottobre del 2019, ha deciso infatti di uscire di scena, lasciando la carica e il suo posto in Comitato. Nel suo gesto, ci fa capire subito, non c’è ombra di polemica. Per la serie che, ufficialmente, non sono volati i proverbiali stracci. Semplicemente il ‘matrimonio’ con la Scm, come capita spesso, si è sciolto per ‘incompatibilità di carattere’. Tant’è che, ieri sera, ha scelto di non presenziare all’assemblea di rito, riunita al Clubhouse a Mendrisio. Un plenum chiamato, da statuto, a rinnovare le cariche. E i soci hanno fatto i compiti: a raccogliere, seppur a distanza, il testimone è ora Davide Rampoldi, che passa dalla posizione di vice a quella di presidente. Un cambio al vertice che ha subito impresso una svolta. «Non ho nessuna intenzione di avere una guida presidente-centrica», ci dice ancora fresco di nomina da parte della sala. Rampoldi conferma di credere nel lavoro di squadra. E per questo confida nella collaborazione del Comitato che l’affiancherà, composto da Stefania Bogo Bertolazzi, Alan Cavadini, Emanuela Tulipani, Roberta Donadini, Walter Baumgartner, Simone Poggi, Paolo Siligoni ed Emanuele Piccio.
Nei piani della Scm, infatti, c’è l’intenzione di essere più dinamici e incisivi sul territorio del Distretto. Non a caso tra le proposte presentate all’assemblea vi è la riorganizzazione del Comitato con una presidenza biennale, e a rotazione. Una visione sulla quale, in buona sostanza, si è entrati in rotta di collisione. Il nuovo presidente, in ogni caso, riconosce al vecchio, di aver avuto «un lavoro non facile in questi anni, accollandosi tante responsabilità ma acquisendo una esperienza che avremmo voluto continuasse a mettere al servizio della Società. Essere al vertice, a volte, fa sentire soli. E gli ultimi periodi ci hanno insegnato che un Comitato deve essere compatto e sostenersi a vicenda».
Rampoldi punta, di conseguenza su un «organigramma più orizzontale: io prendo la presidenza, ma avrò un Comitato che lavora, assieme, per la Scm. I confronti interni, poi, fanno parte della realtà. Ecco per quale motivo si è optato per una presidenza a rotazione a scadenze regolari, coinvolgendo così tutti e facendo toccare con mano l’onere della responsabilità e al contempo quanto sia arricchente l’opportunità di scambiarsi le eccellenze». Dei progetti futuri, si annuncia dalla Scm, si farà sapere a breve. Di certo c’è, sin d’ora, che la ‘missione’ sarà quella di fornire “una voce forte e unificata per i commercianti locali e per l’interesse della comunità”. Quali sono oggi le priorità?, chiediamo al neo presidente Rampoldi. «Tra gli obiettivi che fissiamo da qui alla fine dell’anno c’è il miglior contatto con le istituzioni, i Comuni al pari degli enti che operano sul territorio, e c’è la creazione di rete, anche fra le aziende stesse. Spronando altresì a utilizzare le nuove tecnologie – a cominciare dal nuovo portale –, facendo quindi in modo di condividere eventi e manifestazioni e di fare da catalizzatore».
Per Carlo Coen, dunque, si chiude un capitolo. Come si è arrivati al punto di rottura? «Tra me e il Comitato – spiega – si è palesata una forte divergenza di idee e d’intenti. Una situazione che mi ha spinto a fare questa scelta, facendomi da parte». Il presidente uscente, del resto, non è stato il solo a lasciare il campo: dopo oltre dieci anni neanche la segretaria storica dell’associazione, Susi Chiesa, sarà più della squadra. Una presenza la sua, rimarca Coen, preziosa quanto instancabile. Sta di fatto che Coen (come lui stesso ricorda) si è ritrovato a gestire la Scm nel periodo più difficile. «In effetti, sono passato attraverso la crisi del Covid. Un momento durante il quale la pressione era veramente tanta, come tanti erano gli impegni e le aspettative che avevano i commerci verso l’associazione di categoria. In pratica – annota – ero tutti i giorni al telefono per rispondere ai commercianti che volevano avere informazioni sugli aiuti e che mi confidavano i loro timori, le loro paure». In quella fase, insomma, ci si è dovuti rimboccare le maniche per tenere i contatti con le istituzioni da un lato, e la Camera di commercio e la Federcommercio dall’altro, per il presidente uscente degli «importanti punti d’incontro per essere pienamente e direttamente partecipi e coinvolti nelle diverse e importanti discussioni socio economiche con le autorità cantonali». Uno sforzo che ha dato, però, pure dei risultati: «Siamo anche riusciti a ottenere degli aiuti per commerci esclusi dai ‘Casi di rigore’. Il lavoro sottotraccia è stato veramente molto – commenta Coen –, ma è stato anche doveroso farlo. Lo rifarei in qualunque momento».
La pandemia, d’alta parte, ha dato una spinta verso le tecnologie digitali. «In un paio di anni – ribadisce – si è fatto un balzo di almeno dieci anni. Infatti, anche chi era più refrattario ha imparato a utilizzare il telefonino per acquistare o per fare videoconferenze. Quello che è certo è che non si potrà più tornare indietro». Nel settore dei commerci, però - e ne è convinto Coen –, servirà accompagnare nella transizione e formare. «Altrimenti – ribadisce – dubito fortemente nel loro successo. Durante il mio periodo di presidenza, ad esempio, è stato organizzato un Corso di marketing digitale che ha visto un’ottima partecipazione da parte dei commercianti locali. Ma questo, ritengo, sia solo un piccolo passo iniziale. Occorre andare avanti». I commercianti, in altre parole, devono tuffarsi nel futuro, senza, comunque, perdere il contatto con il territorio. E questo per Coen è sempre stato un punto fermo. Tant’è che lo ho messo nero su bianco nella relazione con cui ha chiuso il suo mandato. «I nostri commerci rappresentano, per i consumatori, non soltanto uno spazio per l’acquisto, ma anche un luogo di grande valenza sociale dove l’economia s’incrocia con una voglia di normalità e di relazione – fa presente l’ormai ex presidente –. Invito quindi i ticinesi a far vivere i propri centri, acquistando nei negozi di prossimità dove cortesia, servizio e qualità sono ‘sotto casa’. Una volta la vita di tutto il paese si svolgeva nel centro storico, dove si trovavano tutti i negozi e ferveva la vita quotidiana, adesso sono diventati dei luoghi dove si passa solo occasionalmente». La soluzione? «Bisogna rilanciare i centri storici, indispensabile patrimonio di identità e cultura – conclude –. Non dimentichiamoci che i negozi, con la loro presenza, contribuiscono a garantire vitalità, servizi e sicurezza e l’opportunità di accelerare il processo di riqualificazione urbana».